Iran, elezioni
Faz 061215
Elezioni comunali in Iran –
Referendum su Ahmadinejad
Rainer Hermann,
Teheran
+ Die Welt 061219
Iran – Bastonata per i radicali
+ Le Monde 061218
In Iran, i seguaci del presidente Ahmadinejad subiscono
la prima sconfitta elettorale
Tesi Welt:
In Iran si affrontano ora coloro che chiedono una
cooperazione con il “grande Satana” USA con coloro che sostengono che la linea
dura ha strappato dagli europei concessioni, non ottenute con i riformista
Khatami.
Il consenso popolare, necessario in Iran sia alla
sovrastruttura islamica che all’apparato repubblicano, appare in calo, con il
populista Ahamdinejad che non ha saputo mantenere la promessa di posti di
lavoro nonostante la ricchezza petrolifera del paese, che ha riconosciuto
pubblicamente di avere esaurito il bilancio a 3 mesi dal termine dell’anno
finanziario; la gente non dimentica neppure che attinse spudoratamente dalle
casse pubbliche di Teheran per finanziare la propria campagna elettorale.
Sia
nelle elezioni comunali che in quelle per il Consiglio degli esperti
- i radicali attorno al presidente
ultra-conservatore Ahamdinejad sono stati sonoramente sconfitti; ha vinto, con
oltre 1,5mn di voti a Teheran, l’ex presidente Rafsanjani, pragmatico ed
affarista, più aperto e meno anti-occidentale per la questione del nucleare,
appoggiato dai riformisti, l’avversari più temuto da Ahmadinejad. - Decisiva la partecipazione al
voto: quasi il 60% contro l’11% delle precedenti elezioni; 46 milioni gli
aventi diritto. - Soprattutto a Teheran, dove prima del 2005 Ahmadinejad ha
attuato una forte islamizzazione della vita quotidiana, sarebbero in testa, con
7 seggi su 15, i conservatori moderati di Qalibaf; sono entrati nel consiglio
comunale 4 riformisti come l’ex vice-presidente Ebtekar. - I seguaci di Ahamdinejad (nome della lista “Il buon profumo di
servire”) hanno ottenuto 4 (3 secondo Le Monde) dei 15 seggi di Teheran, simile
tendenza in altre regioni: - o
nella città portuale del Sud di Bandar Abbas nessun
alleato del presidente è riuscito ad entrare nel consiglio; - o
Diverse donne sono in testa in città importanti come
Shiraz, è risultata prima una 25enne vicino ai riformisti, Arak nel Centro Iran
e Ardébil nel Nord. - In
alcuni distretti oltre il 90% dei voti sono andati alla coalizione riformista
Etelaf-e-Eslahtalaban; - Ahmadinejad
ha subito una sconfitta ancora più grave, e simbolica, nelle elezioni del consiglio
degli esperti, in cui Rafsanjani vinto con un di 1milione di voti di distacco
dall’ayatollah Mesbah Yazdi, (che sarebbe risultato 6°) mentore di Ahmadinejad
e presentatosi per il suo partito. - 46
degli 86 membri del consiglio sarebbero ora dell’ala riformista, anche se
rimane come guida suprema, Ali Khamenei, eletto a vita. - Se
morisse o fosse dichiarato incapace dal consiglio, si aprirebbero nuove
possibilità, soprattutto per il pragmatismo conservatore del milionario dei
pistacchi Rafsanjani, aperto verso l’Occidente. - Nelle scorse
elezioni venne eletto a Teheran un consiglio di 15 membri tutti
favorevoli ad Ahmadinejad; con la sua elezione a borgomastro della capitale gli
fu aperta la via alla carica presidenziale. - i riformatori
che furono sconfitti nelle municipali del 2003, nelle legislative del 2004 e
alle presidenziali del 2005 in seguito alla delusione per gli insuccessi del
riformatore Khatami, - si sono presentati con una lista unica, in cui erano raccolti i partiti dei due ex presidenti iraniani
Khatami e Rafsanjani; quello dell’ex presidente del parlamento Karrubi, i
partiti dei lavoratori. -
Il campo governativo era spaccato, si è presentato con almeno
4 liste; i Basich, i riservisti per i guardiani della rivoluzione e base di
potere di Ahmadinejad, hanno mobilitato gli elettori comprandone i voti; - le due liste più importanti erano quelle del borgomastro di
Teheran, Qalibaf, il pragmatico pronto ad abbandonare la nave che affonda, e
quella del presidente Ahmadinejad, il dogmatico e populista, considerato da
alcuni buono per una sola stagione; è stato il primo presidente ad andare nelle
province e a promuovere la decentralizzazione; - Qalibaf, il successore di Ahmadinejad a Teheran, punta alle
prossime presidenziali; ha utilizzato le casse comunali per la sua campagna
elettorale. - Con l’elezione del consiglio degli esperti (86 membri)
continua la lotta per il potere tra la vecchia e la nuova guardia della
repubblica islamica, tra il clero e i tecnocrati militari attorno ad
Ahmadinejad; dal consiglio degli esperti provengono sempre i rappresentanti
della repubblica islamica; - – indirettamente
le elezioni riguardano anche la
guida suprema della rivoluzione, Khamenei, che ai primi di ottobre ha chiesto
pubblicamente al governo che venga posto fine al dilettantismo nella politica
economica; - gli 86 membri del consiglio, tutti religiosi, si riuniscono
una volta l’anno a porte chiuse; eleggono il nuovo capo della rivoluzione alla
morte del vecchio o lo possono sostituire se ritenuto inadatto. - La guida suprema della rivoluzione nomina il consiglio dei
guardiani; sceglie i candidati per tutte le elezioni, anche per il consiglio
degli esperti, il quale a sua volta elegge la guida suprema; i candidati devono
essere proposti dal capo della rivoluzione oppure approvati dal consiglio dei
guardiani; finora su 450 candidati per
gli 86 seggi ne sono stati ammessi 164. - Fino ad alcuni mesi fa si temeva che prevalesse nel Consiglio
il religioso radicale Mesbah-Yasdi, che rappresenta 13 dei suoi 86 membri; il
consiglio dei guardiani ha squalificato diversi dei suoi candidati,
ammettendone solo 12 per i 16 seggi di Teheran.
Die Welt 061219
Iran – Schlag gegen die Radikalen
Bei den Wahlen im
Iran erleidet der ultrakonservative Präsident Mahmud Ahmadinedschad eine herbe
Niederlage. Ex-Präsident
Rafsandschani spricht von einem "Sieg der Demokratie".
Von Mariam Lau
Teheran – Das ganze
Ausmaß der Niederlage für die Ultrakonservativen im Iran ist noch nicht zu
ermessen. Und auch am Montag konnte keine der angetretenen Gruppierungen den
Sieg bei den Wahlen zu den Kommunalvertretungen und zur Expertenversammlung,
die den geistlichen Führer des Landes wählt, endgültig für sich beanspruchen.
- Aber der Trend ist deutlich: Bei beiden Urnengängen haben die
Radikalen um Präsident Ahmadinedschad an Boden verloren, während die
gemäßigten Konservativen, aber auch die Reformer Erfolge feierten. Beobachter
werteten die Wahl als Zeichen für einen grundlegenden Wandel in Iran, der Signalwirkung für die gesamte Region haben
könnte. - Vor
allem in Teheran, wo Mahmud Ahmadinedschad als Bürgermeister vor 2005 eine
große Islamisierung des Alltagslebens durchgeboxt und publikumswirksam die Straßen gefegt hatte, zogen Reformer wie die ehemalige
Vizepräsidentin Masumeh Ebtekar ins Stadtparlament ein. - In
manchen Bezirken sollen sogar über 90 Prozent der Wähler Kandidaten des
Reformbündnisses Etelaf-e-Eslahtalaban gewählt haben, und das obwohl die Anhänger des Präsidenten
durch die Straßen gestürmt waren und sämtliche Plakate der Gegenkandidaten
heruntergerissen hatten. - Die Anhänger Ahmadinedschads konnten dagegen nach ersten
Ergebnissen lediglich vier der 15 Ratssitze erringen. - Ähnliche
Trends gab es auch in anderen Regionen. - In der südiranischen Hafenstadt Bandar Abbas schaffte es keiner von
Ahmadinedschads Verbündeten in das Kommunalparlament, - in der südlich gelegenen Stadt Schiras lag eine erst 25 Jahre alte
Kandidatin vorn: die den Reformern nahe stehende Politikerin Fatemeh Huschmand.
Die größte Reformbewegung erklärte, das Lager des Präsidenten habe wegen dessen
"autoritärer und ineffektiven Politik" eine entscheidende Niederlage
erlitten. - Entscheidend
für diese Entwicklung dürfte auch die diesmal hohe Wahlbeteiligung gewesen sein, die in Iran meist den Reformern zugute
kommt. 2005 hatte sie in der Hauptstadt
noch bei ganzen elf Prozent gelegen, diesmal sollen es fast 60 Prozent gewesen sein.
Insgesamt konnten mehr als
46 Millionen Wahlberechtigte über die neuen Vertreter in den Stadt- und
Gemeinderäten entscheiden. - Viel schwer aber wiegt für den Präsidenten
etwas anderes: sein
wichtigster Konkurrent, Hashemi Rafsandjani, der bei der Präsidentenwahl 2005
überraschend gegen Ahmadinedschad verloren hatte, nun bei den Wahlen zum
Expertenrat – dem wichtigsten religiösen Gremium, das den obersten geistlichen
Führer des Iran wählt und kontrolliert – mit einem Vorsprung von inzwischen einer Million Stimmen
vor seinem ultrareligiösen Konkurrenten Ayatollah Mesbah Yazdi liegt.
Dieser ist der Mentor von
Staatspräsident Ahmadinedschad und war für dessen Partei angetreten. - 40
der neuen 86 Mitglieder des Gremiums sollen inzwischen dem Reformflügel
angehören. Rafsandschani
dankte seinen Wählern umgehend – und erklärte, sein Erfolg sei "ein Sieg
für die Demokratie". - Zwar
wird der oberste religiöse Führer – derzeit noch der greise Ali Khamenei – auf
Lebenszeit gewählt. Aber wenn
er stirbt oder vom Expertenrat für senil erklärt und abgesetzt wird, eröffnen sich ganz neue Möglichkeiten;
am ehesten eben für den
konservativen Pragmatismus des Pistazienmillionärs Rafsandjani, der einer Öffnung in Richtung
Westen durchaus aufgeschlossen ist. - Das Wahlergebnis ist ein Schlag für die Regierung. Die aber regiert wie das Kind im
Wald, das seine Angst mit lautem Pfeifen übertönt. Die ultrakonservative
Zeitung "Kajhan" lobte am Samstag "die Nation" und erklärte,
deren Feinde seien durch die massive Präsenz an den Urnen verblüfft worden.
Auch das Blatt "Dschomhuri-je Eslami" erklärte, "die USA und
ihre Verbündeten" würden durch die Wahl enttäuscht. Der Freude der
Reformer über den wahrscheinlichen Wahlausgang dürften derlei Schlagzeilen
allerdings keinen Abbruch tun. Denn wenn es tatsächlich zu einem Bündnis zwischen gemäßigten
Konservativen und Reformern kommt, das Beobachter erwarten, könnte es für
Ahmadinedschad schwierig werden. - Allerdings streiten sich in der schier unüberblickbaren
politischen Machtstruktur des Iran mit ihren republikanischen und religiösen
Anteilen nun
diejenigen, die eine Kooperation sogar mit dem "großen Satan" USA
fordern, mit denen, die meinen, man habe mit der harten Linie gerade von den
Europäern Konzessionen erreicht, die unter dem Reformer Khatami nicht gewährt
wurden.
"Man hat sich
angewöhnt", so der amerikanische Kommentator Vali Nasr, "den Iran als
totalitäres Regime mit islamischer – und mit Ahmadinedschad auch
apokalyptischer Politik – zu betrachten, das sich völlig von seiner Bevölkerung
entfernt hat.
- Aber
sowohl der islamische Überbau als auch der republikanische Apparat mit seinen
Wahlen reklamieren für sich populäre Unterstützung. Iran ist nicht Saddams Irak oder Ghaddafis
Libyen. Das Element des
Anti-Imperialismus, auch bei den gebildeten jungen Leuten in Teheran, wird
ebenso unterschätzt wie der Pragmatismus der Leute." - Es könnte sein, dass Ahmadinedschad – dem
es trotz des Ölreichtums des Landes nicht gelungen ist, Arbeitsplätze zu
schaffen – von den selben
Ressentiments hinweggespült wird, die ihn an die Macht gebracht haben.
Gerade in Teheran hat man
nicht vergessen, wie schamlos er die Stadtkasse für seinen Wahlkampf plünderte.
Dass Ahmadinedschads Rückhalt in der Bevölkerung nachlässt, hatte man schon
während der kürzlich abgehaltenen Versammlung von Holocaust-Leugnern bemerkt.
Im Westen kaum berichtet, hatten sich vor dem Versammlungsgebäude hunderte von
Studenten versammelt, die Plakate mit seinem Bild verbrannten und
"Diktator" oder "Faschist" riefen – was der Regierungschef
mit der Bemerkung quittierte, in den USA würden solche Proteste im Keim
erstickt, hier aber ließe man sie gewähren.
Artikel erschienen
am 19.12.2006 – WELT.de 1995 – 2006
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Iran, elezioni
Le Monde 061218
En Iran, les proches du président Ahmadinejad essuient leur premier revers
électoral
LE MONDE | 18.12.06
| 14h08 • Mis à jour le 18.12.06 | 14h08
Le président
ultraconservateur Mahmoud Ahmadinejad vient-il d’enregistrer son premier revers
électoral depuis son arrivée au pouvoir à l’été 2005 ? Les Iraniens qui, contre toute attente, s’étaient
fortement mobilisés – avec une participation record de 60 % – semblent avoir
mis en échec la stratégie du clan conservateur au pouvoir, qui voulait
s’imposer lors du double scrutin du vendredi 15 décembre.
Il s’agissait à la fois d’élire les conseillers
municipaux dans tout le pays, de même que les 86 membres de l’Assemblée des
experts, ce rouage clé du régime chargé de contrôler, voire désigner ou
révoquer le guide suprême de la révolution. Or, selon les premiers résultats officiels
donnés dimanche soir par le ministère de l’intérieur et cités par l’agence
Isna, les partisans de M.
Ahmadinejad arrivent souvent derrière les conservateurs modérés et les réformateurs
aux municipales et ne réussissent pas à évincer leurs adversaires à l’Assemblée
des experts.
C’est même le
contraire qui est en train de se produire :
– l’ancien
président iranien, le pragmatique et affairiste Ali Akbar Hachémi Rafsandjani,
devenu récemment, en raison de ses prises de position plus ouvertes et moins
antioccidentales sur le dossier nucléaire, l’adversaire le plus craint par M.
Ahmadinejad, est en voie de remporter un véritable plébiscite à l’Assemblée des
experts, avec l’appui des réformateurs. Il aurait plus de
1,5 million de voix à Téhéran. Et même si, au final, l’Assemblée reste dominée par les
conservateurs, mis en place patiemment ces dernières années par le Guide,
l’ayatollah Ali Khamenei, l’échec de l’ayatollah fondamentaliste Mezbah
Yazdi, mentor politique du président Ahmadinejad, qui ne finirait qu’à la sixième place, est très
symbolique.
Aux municipales,
l’offensive des ultraconservateurs est également contenue. A Téhéran, la bataille a été
particulièrement disputée. Les premiers résultats au conseil municipal de la
ville, qui compte quinze sièges, montrent que sept candidats de la liste des
conservateurs modérés de l’actuel maire de Téhéran, Mohammad Bagher Ghalibaf,
rival malheureux de M. Ahmadinejad à la présidentielle, sont en tête.
"LE PEUPLE A
GAGNÉ"
– Les
réformateurs, évincés du conseil municipal en 2003, ont quatre candidats
qualifiés, contre trois seulement pour la liste de M. Ahmadinejad, intitulée
"La bonne odeur de servir". Parvine Ahmadinejad, soeur du président, n’arrive qu’en onzième position.Enfin, petite originalité de
cette élection, plusieurs femmes sont en tête dans des villes importantes comme
Chiraz, au sud du pays, où c’est une étudiante de 25 ans qui semble l’emporter
; de même à Arak, au centre et Ardébil au nord.
Le seul commentaire
de Mahmoud Ahmadinejad, dimanche, a été des plus laconiques : "Le peuple a
gagné, a-t-il affirmé, les ennemis qui veulent le mal pour l’Iran pensaient
avoir trouvé un point de faiblesse, mais le peuple iranien a montré son
intelligence et sa grandeur au monde entier." La presse réformatrice, en
revanche, avant même les résultats définitifs attendus entre lundi et mercredi,
tirait la leçon de cette double élection. "Les premiers résultats montrent
que les Iraniens sont plutôt favorables aux forces modérées", commentait
le quotidien réformateur Etemad-e-melli. Dans l’entourage de l’ex-président réformateur Mohammad
Khatami, une lueur d’espoir est revenue après la série d’échecs infligés à ses
partisans, qui avaient successivement perdu les élections municipales de 2003,
les législatives de 2004 et la présidentielle de 2005.
Reste à savoir,
commentaient certains analystes iraniens joints par téléphone lundi matin, ce qui a été le plus déterminant
dans ce "réveil" réformateur, entre le succès de leur stratégie de
présenter un front uni (en 2005 ils avaient largement perdu en raison de leur
dispersion) ou les premières déceptions de l’électorat devant une politique
populiste qui tient mal ses promesses ? Peu avant les élections, M. Ahmadinejad avait reconnu
publiquement qu’il avait épuisé son budget trois mois avant la fin de l’année
iranienne qui s’achève le 20 mars et avait précisé qu’il demanderait une
rallonge au Parlement.
Marie-Claude Decamps
(avec AFP et Reuters)
Article paru dans
l’édition du 19.12.06
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Faz 061215
Kommunalwahl in
Iran – Referendum über Ahmadineschad
Von Rainer Hermann,
Teheran
Ahmadineschad reist
gerne in die Provinzen und läßt sich feiern
15. Dezember 2006
„Chancengleichheit
besteht bei dieser Wahl nun wirklich nicht“, seufzt Ali Nouzarpour. In Trupps
fahren die Anhänger von Präsident Ahmadineschad durch die Straßen Teherans und
reißen die Wahlplakate der Reformer herunter. Das Staatsfernsehen räumt den
Anhängern des ehemaligen Staatspräsidenten Chatami keine Zeit ein, verbreitet
die unzutreffende Meldung von einer Spaltung der Reformer und verschweigt die
wirkliche Spaltung des eigenen radikalen Lagers.
Nouzarpour, Kandidat der Reformer für einen der 15 Sitze
im Teheraner Stadtparlament bei der Kommunalwahl an diesem Freitag, gibt dennoch nicht auf. Bei
der vorigen Kommunalwahl vor vier Jahren hatten aus Enttäuschung über die
Erfolglosigkeit des Reformers Chatami nur noch elf Prozent der Teheraner Wähler
ihre Stimme abgegeben. Das Ergebnis war ein Stadtrat, in dem alle 15 Mitglieder den Hardliner
Ahmadineschad unterstützten, ihn zum Oberbürgermeister wählten
und ihm so den Weg zum Staatspräsidenten ebneten.
Alles hängt an der
Wahlbeteiligung
Geistliche in Qom,
130 Kilometer südlich von Teheran, vor Wahlplakaten
Die Kommunalwahl an diesem Freitag könne zum ersten
Referendum über die Regierung Ahmadineschad werden, sagt Bijan Khajehpour von der Beratungsfirma
„Atieh Bahar“. Khajehpour
erwartet, daß die Reformer mit dieser Wahl wieder zurückkehren. Vor
ihrem schrittweisen Verschwinden aus allen politischen Institutionen, das mit
der vorigen Kommunalwahl begann, seien sie zu elitär gewesen.
- – Alles
hängt nun an der Wahlbeteiligung. Sollte sie 25 Prozent erreichen, könnten die
Reformer durchaus einige Mandate gewinnen. Erstmals treten alle, die diesen Präsidenten aus
ideologischen Gründen ablehnen, auf einer Liste an. - – Die
Parteien der beiden früheren Staatspräsidenten Chatami und Rafsandschani,
des ehemaligen Parlamentspräsidenten Karrubi und von Arbeitervertretungen
haben sich auf eine Liste geeinigt. - Schamlos die
Stadtkasse eingesetzt - – Gespalten
und zerstritten ist aber das Regierungslager, das mit mindestens vier Listen
antritt. Doch die
Basidsch, die Reservisten
für die Revolutionswächter und Machtbasis von Ahmadineschad, mobilisieren
auch diesmal die Wähler, indem sie Stimmen kaufen: Zu Spottpreisen geben sie – verbunden mit
einer Wahlempfehlung – Reis ab. Die beiden wichtigsten Listen der Radikalen sind die des Teheraner Bürgermeister
Qalibaf und des Präsidenten Ahmadineschad.
Qalibaf ist nach Ahmadineschads Wahlsieg zu
dessen Nachfolger in Teheran geworden – zuvor war er ihm in der Präsidentenwahl
überraschend unterlegen. Ahmadineschad will seinen Rivalen aus dem Teheraner
Amt verjagen, vor allem seit jener darüber spricht, wie schamlos der Präsident die Stadtkasse für den
Präsidentenwahlkampf eingesetzt hat. Qalibaf wiederum will in spätestens
drei Jahren Staatspräsident sein.
Rechtzeitig verlasse
Qalibaf das sinkende Schiff
- – „Ahmadineschad ist der Dogmatiker, Qalibaf aber der pragmatische
Manager“, sagt Nouzarpour. - – Der angesehene Technokrat (stimato tecnocrate) und promovierte
Städteplaner Nouzarpour weiß, wovon er spricht. Seit 1992 hat er, etwa als
stellvertretender Innenminister, die Grundlagen der iranischen Städteplanung
entwickelt. Ihn schmerzt, daß Ahmadineschad ihn durch einen unerfahrenen
Parteigänger mit einfachem Schlußabschluß ersetzt hat. - – Rechtzeitig verlasse Qalibaf das sinkende Schiff und stehe im
konservativen Lager von Ahmadineschad für eine Absetzbewegung, kommentiert
Khajehpour. Dieser
populistische Präsident sei nur für wenige Monate gut. Nun machten
sich die Fehler seiner Politik bemerkbar, die sich in der verschlechternden Wirtschaftslage
äußere. Im Parlament
zirkuliert schon ein Gesetzentwurf, die nächste Präsidentenwahl ein Jahr
vorzuziehen und 2008 mit der Parlamentswahl zusammenzulegen.
Ende des
Dilettantismus gefordert
Nicht alle geben der
Regierung Ahmadineschad schlechte Noten. Als erster Staatspräsident reise er in die Provinzen und
fördere die Dezentralisierung, beobachtet Farsin Banki, ein der Schweiz ausgebildeter
Philosoph und Germanist an der Universität Teheran. Banki ist
zuversichtlich, daß die Leute Ahmadineschads, die mehr als ein Jahr die
Aktenlage studiert hätten, nun endlich konkrete Projekte anstoßen werden.
- – Aus
der Bevölkerung hört man häufig, nicht Ahmadineschads Politik sei am
wirtschaftlichen Niedergang schuld, sondern der ausländische Druck.
Um wieviel schärfer
in den vergangenen Monaten die innenpolitischen Kontroversen geworden sind, zeigt sich an der zweiten Wahl an
diesem Freitag, in der die Iraner die Zusammensetzung des Expertenrats
bestimmen. Dabei geht es indirekt um Revolutionsführer Chamenei, der von der Regierung Anfang
Oktober öffentlich ein Ende des Dilettantismus in der Wirtschaftspolitik
gefordert hatte.
Die Entsendung der
86 Geistlichen ist keine Wahl
- – Die
86 Mitglieder des Rats, ausnahmslos Geistliche, treffen sich zweimal im Jahr unter Ausschluß der Öffentlichkeit.
Beim Ableben des
Revolutionsführers wählen sie dessen Nachfolger. Sie können ihn auch absetzen,
falls er sich für als Amt als ungeeignet erweisen sollte. Der Expertenrat ist Teil des
Zirkels, aus dem sich die Islamische Republik stets neu rekrutiert.
Denn der Führer ernennt den
Wächterrat; der
prüft und streicht vor allen Wahlen die Kandidaten, auch für den Expertenrat;
jener wiederum ernennt den
Führer. Eine Wahl ist die Entsendung der 86 Geistlichen indes kaum. Denn die Kandidaten müssen vom
Revolutionsführer vorgeschlagen oder vom Wächterrat genehmigt sein. Der
hat von 450 Bewerbern für die 86 Sitze gerade 164 Kandidaten zugelassen.
Wächterrat hat viele
seiner Kandidaten disqualifiziert
– Noch
vor wenigen Monaten war in Iran die Furcht umgegangen, der radikale Geistliche Mesbah-Yazdi,
dessen Fraktion heute 13 der 86 Mitglieder des Expertenrats stellt, könne bei
dieser Wahl zum mächtigsten Mann in diesem Gremium aufsteigen. Mesbah-Yazdi fordert, die Welt ins Chaos
zu treiben, damit dann, wenn der Tiefpunkt erreicht ist, der rettende Mahdi
erscheint.
Der Wächterrat hat
viele seiner Kandidaten disqualifiziert, so daß der Untergangsprediger für die
16 Sitze Teherans nur eine Liste mit zwölf Kandidaten aufbieten kann. Offenbar besteht im Regime ein
Konsens, ein weiteres Erstarken von Mesbah-Yazdi zu verhindern.
Rafsandschani – ein
„Schwerverbrecher“
– Mit
der Wahl zum Expertenrat geht der Machtkampf zwischen der alten und neuen Garde
der Islamischen Republik, zwischen den Geistlichen und den militärisch
geprägten Technokraten um Ahmadineschad weiter. Für die neue Garde sei einer wie der frühere Präsident
Rafsandschani, der reich ist und Machtinstinkt hat, ein „Schwerverbrecher“,
beobachtet der Philosoph Banki.
Denn Ali, der
Ahnherr der Schiiten, habe
einmal gesagt, wo immer großes Vermögen angehäuft werde, seien die Rechte
anderer mit Füßen getreten worden. Dieser Freitag wird eine Antwort
darauf geben, wie viele Iraner noch immer dem radikalen Dogmatiker und
populistischen Asketen Ahmadineschad folgen.
Text: F.A.Z.,
15.12.2006, Nr. 292 / Seite 7
Bildmaterial: dpa, REUTERS