Le divisioni sulle aperture a Damasco al centro
dell´incontro di Lucca tra i due leader della missione Unifil
L´Italia frena sulla
conferenza di pace: "Muoversi con tutta la Ue"
PARIGI – La linea da seguire in Medio Oriente,
le scelte da fare, l´atteggiamento da assumere nei confronti della Siria
dividono Romano Prodi da Jacques Chirac. Malgrado il presidente del
consiglio parli di semplici divergenze tattiche, malgrado le dichiarazioni
rassicuranti del portavoce dell´Eliseo, Bonnafont, le differenze esistono e i
due uomini tenteranno di sormontarle oggi a Lucca, dove si svolge il
venticinquesimo vertice bilaterale. Oltre ai delicati dossier economici
(energia, Alitalia-Air France), francesi e italiani dovranno soprattutto
accordare i punti di vista sulla situazione mediorientale.
L´intervista di Prodi al Figaro ha messo in luce le divergenze. Il governo
italiano vuol mettere la Siria di fronte alle sue responsabilità e sostiene che
non parlare con il regime di Damasco «non è una soluzione». Una posizione
radicalmente diversa da quella francese. Chirac ha vecchi e storici
rapporti con il Libano, l´ex premier Rafic Hariri, assassinato nel febbraio
2005, era un amico personale e il presidente francese non vuol sentir parlare
di dialogo: secondo il ministro degli Esteri francese, tra Parigi e Damasco
non esiste quel minimo di fiducia reciproca necessario per intavolare una
discussione. Una differenza non da poco per i due paesi che guidano
l´Unifil, preoccupati per la crescita delle tensioni in Libano e soprattutto
per le possibili conseguenze dell´omicidio di Pierre Gemayel. Ieri mattina, il
portavoce di Chirac ha preferito non commentare le parole di Prodi su questo
argomento, rinviando i giornalisti alla conferenza stampa che i due leader
terranno in tarda mattinata.
Anche sulla conferenza internazionale per il Medio Oriente i due paesi non
sembrano all´unisono. Sul principio sono tutti d´accordo, ma l´annuncio
dell´iniziativa dato a Girona da Chirac e dal presidente del governo spagnolo,
José Luis Zapatero, non è stato ben accolto a Roma. Prodi e Massimo D´Alema,
avrebbero voluto mantenere il segreto, ottenere il sostegno di Bonn e Londra,
trovare consensi nell´Ue prima di rendere pubblica l´iniziativa.
Il portavoce di Chirac, tuttavia, ha minimizzato i dissidi. A chi gli chiedeva
di commentare i contenziosi fra i due paesi, Bonnafont, risposto negativamente:
«Non ho percepito irritazioni. Nelle relazioni franco-italiane l´essenziale è
costituito dai temi di convergenza». E´ vero su un piano generale: «Il vertice
servirà a vivificare i nostri rapporti», aveva esordito il portavoce. In
effetti, malgrado il dissidio su certi temi, Chirac non ha mai apprezzato
Silvio Berlusconi e l´arrivo di Prodi a Palazzo Chigi ha riscaldato le
relazioni bilaterali. La Francia guarda con favore a un´Italia decisa a non
essere più la semplice cassa di risonanza della Casa Bianca e a svolgere di
nuovo un ruolo all´interno dell´Unione europea. Da questo punto di vista,
dunque, il miglioramento dei rapporti è sostanziale e non solo formale. Ma
restano i problemi di sempre: Chirac guarda piuttosto verso Berlino e
Madrid, le iniziative comuni stentano a decollare, i dissidi sui dossier
economici (Enel-Suez, Alitalia-Air France) sono sotto gli occhi di tutti.
Chirac e Prodi, in appena un´ora di colloquio a quattr´occhi, dovranno trovare
una soluzione per appianare i dissensi sui rapporti con la Siria e un approccio
comune all´esplosiva situazione mediorientale.