Situazione favorevole

German Foreign Policy 061103

Situazione favorevole

Nonostante l’opposizione di diversi paesi UE e degli USA, il
ministro tedesco degli Esteri sta preparando la revoca delle sanzioni contro
l’Uzbekistan, in cambio di garanzie per la base della Bundeswehr nel Sud del
paese e dell’apertura agli interessi economici ed energetici tedeschi.

Le questioni economiche ed energetiche sono anche il punto
centrale di un documento strategico che Steinmeier sta concordando con gli
altri governi del Centro Asia, che dovrebbe essere varato nella prossima
primavera come strategia UE per il Centro Asia, con precedenza a “stabilità e
sicurezza”.

Diversi paesi Ue, tra cui la GB, cercano di impedire
l’iniziativa in solitaria della Germania.

L’embargo alle armi e il divieto di entrata per gli alti
funzionari di Stato contro l’Uzbekistan furono decisi nel maggio 2005 in
seguito al massacro di diverse centinaia di dimostranti perpetrato dalle forze
di sicurezza. Con 26 mn. l’Uzbekistan è il paese più popoloso della regione, è
ricco di oro, rame, uranio, carbone e soprattutto gas.

  • Dopo la repressione delle manifestazioni di
    protesta (che l’Uzbekistan collega ai tentativi occidentali di instaurazione di
    governi filo-occidentali in vari paesi CSI, dopo il cambio di regime in Georgia
    nel 2003), il paese coopera
    strettamente con la Russia e la Cina. Gli USA hanno dovuto abbandonare la loro
    base militare in Uzbekistan nel novembre 2005; solo la Germania ha potuto
    mantenere la propria base militare.

In cambio Berlino si mostra accondiscendente, non ha ad
esempio respinto il ministro degli Interni uzbeko, il principale responsabile
del massacro, nonostante il divieto di viaggio nella UE; sta da tempo lavorando
per la revoca delle sanzioni, che dovrebbero essere prorogate dal 15 novembre;
al posto delle sanzioni dovrebbe essere concordato un progetto che apre un
dialogo tra UE e Uzbekistan sui diritti umani.

  • La regione si trova al centro di un triangolo di
    concorrenti: a Sud l’Iran, a Est la Cina e a Nord la Russia; di questa
    situazione favorevole dal punto di vista geo-strategico approfitta la
    Bundeswehr che ha una base vicino al confine afgano.

  • La
    base serve per inviare le truppe nell’area di guerra, e assicura al contempo alla
    Germania una posizione militare al riparo dalle grandi potenze concorrenti. Anche
    Russia e Usa hanno basi militari in Centro Asia; l’India ha una base aerea in
    Tajikistan
    .

  • La concentrazione di basi militari nella regione
    sarebbe, secondo i militari, volta contro Cina e Iran.
  • Al di là del rifornimento energetico e degli
    sbocchi commerciali, Berlino è interessata al centro Asia per gli aspetti geo-politici:
    contenimento dell’influenza russa nelle ex repubbliche sovietiche ed accerchiamento
    della Cina.

  • Il separatismo regionale è funzionale come porta
    d’accesso per i tentativi esteri di destabilizzazione e come strumento di
    pressione contro il concorrente strategico Cina, a cui ora Berlino si avvicina conquistando
    posizioni in Asia Centrale.

  • La regione autonoma cinese dello Xinjiang è
    appena di là dal confine ed è scossa da rivolte separatiste, per il distacco
    dalla Cina e la costituzione di uno Stato etnico turco; sarebbero in atto collegamenti
    sovversivi con il Kirghizistan e il Tajiskistan.

  • Anche organizzazioni esterne della politica
    estera, come la Gesellschaft für bedrohte Völker” (Associazione per i popoli
    minacciati) appoggia il diritto all’autonomia dei gruppi etnici di origine
    turca.

Potenzialità economiche

Può esemplificare le possibilità delle relazioni commerciali
tra Germania e Uzbekistan l’andamento di quelle tra Germania e Kazakistan, giunte
nel 2005 a €3,5MD. Il sottosegretario di Stato agli Esteri, Gernot Erler, (già
presidente della “Associazione germano-kazaka”) nel 2002 sollecitava il “collegamento”
del Kazakistan all’Europa, se necessario tramite l’utilizzo di truppe di pace
OCSE.

In assenza del collegamento suggerito da Erler il commercio
tedesco con l’Uzbekistan è sceso fortemente e nel 2005 è stato di soli €270mn.

  • La tedesca Claas è riuscita ad avere commesse
    per la fornitura di 180 mietitrebbia, grazie all’appoggio diretto del
    presidente Karimov… Per aumentare l’export di merci tedesche, Berlino si presenta
    come contrario alle sanzioni e favorevole all’apertura della UE al paese.

  • Ricordando le quotidiane violazioni dei diritti
    umani da parte del governo uzbeko, diverse organizzazioni umanitarie e il segretario
    generale Onu protestano contro la politica di Berlino.

  • Anche per gli affari con il Turkmenistan si
    pongono i medesimi problemi di “doppio standard”, una esperta della Stiftung
    Wissenschaft und Politik accusa: «Deve essere chiaro che con questo impegno economico
    si appoggia una dittatura».

Faz 061103

Steinmeier in Turkmenistan – Il leader dei Turkmeni era
di buon umore

Il dittatore Saparmurat Nijazov si è fatto costruire un
monumento di 60 metri dedicato alla “neutralità del paese”; Il suo viso gira
sempre rivolto al sole.

  • Ad inizio 2006 il governo uzbeko ha eliminato
    quasi completamente le pensioni, una misura che per la prima volta da anni ha
    provocato manifestazioni pubbliche di scontento, anche se, a causa della censura
    statale, non è dato conoscere cosa sia realmente accaduto.

  • La commissione commercio estero del parlamento
    europeo ha respinto l’apertura di negoziati per un accordo commerciale con il
    Turkmenistan anche a seguito della morte in carcere del giornalista di Radio
    Liberty, Ogulsapar Muradowa, arrestato e condannato a 6 anni di prigione con
    due membri di organizzazioni umanitarie con l’accusa di possesso di armi.

Tesi Faz: Difficile che il Turkmenistan possa avere spazio nella
strategia per il Centro Asia della UE che sarà elaborata durante la presidenza
tedesca del consiglio europeo, visto che l’unico risultato strappato da
Steinmeier è la promessa di Nijazov di consentire l’ingresso nel paese una
delegazione della commissione diritti umani del Bundestag.

I
proventi derivanti dai giacimenti di gas del paese finiscono in gran parte
nella lussuosa ricostruzione della capitale, distrutta da un terremoto nel
1948.
Asia centrale, Uzbekistan Germania, Ue, Usa, sanzioni

German
Foreign Policy 061103

Günstige
Lage

03.11.2006

TASCHKENT/ASCHGABAT/BERLIN

(Eigener Bericht) – Trotz massiver Widerstände mehrerer
EU-Staaten und der USA bereitet der
deutsche Außenminister die Aufhebung der Brüsseler Sanktionen gegen Usbekistan
vor
. Die Maßnahmen waren im Mai 2005 nach
einem Massaker usbekischer Sicherheitskräfte verhängt worden
.


Berlin, das die Sanktionen von Beginn an untergraben hat, erhofft
sich Garantien für den Bundeswehr-Stützpunkt im Süden des Landes (Termez) sowie
eine Öffnung für deutsche Wirtschafts- und Energieinteressen.


Wirtschafts- und Energiefragen sind auch die
zentralen Themen eines Strategiepapiers, das Frank-Walter Steinmeier auf seiner
aktuellen Reise mit den übrigen Regierungen der Region abstimmt
. Es soll im kommenden Frühjahr als Zentralasien-Strategie
der EU verabschiedet werden
und orientiert vorrangig
auf "Stabilität und Sicherheit" in dem Gebiet. Zentralasien wird
nicht nur wegen seiner immensen Energieressourcen hohe Bedeutung zugeschrieben,
sondern auch wegen seiner geostrategischen Lage. Die Region befindet
sich im Mittelpunkt eines Dreiecks von Konkurrenten des Westens: Iran im Süden,
China im Osten und Russland im Norden
.

Schlüsselposition


Usbekistan, das der deutsche
Außenminister am Mittwoch besuchte, ist mit 26 Millionen Einwohnern das mit
Abstand bevölkerungsreichste Land Zentralasiens. Die "geostrategisch
günstige Lage" inmitten der von Rivalitäten zerrissenen Region könne
Usbekistan "sowohl politisch als auch wirtschaftlich zu einer
Schlüsselposition" verhelfen, urteilt das Auswärtige Amt.[1]


Nutzen aus der günstigen Lage Usbekistans
zieht die Bundeswehr, die nahe der afghanischen Grenze einen Stützpunkt
unterhält. Er dient dem Truppennachschub ins
Kriegsgebiet, sichert Deutschland aber zugleich eine militärische Position im
Windschatten der Großmachtkonkurrenten
.


Truppenstützpunkte in Zentralasien
unterhalten auch Russland und die Vereinigten Staaten, Indien zieht mit einer
Luftwaffenbasis in Tadschikistan nach. Militärkreise
weisen darauf hin, dass die zentralasiatische Stützpunktkonzentration unter
anderem dem Iran und der
Volksrepublik China
gilt.

Seitenwechsel

Gegenstand der Verhandlungen des deutschen Außenministers, die der Staatsminister im Auswärtigen
Amt Gernot Erler (SPD) im Juli in der usbekischen Hauptstadt vorbereitet hatte,
waren unter anderem die
EU-Sanktionen gegen Usbekistan
. Brüssel hatte – wie auch Washington – nach einem Massaker usbekischer
Sicherheitskräfte, bei dem im Mai 2005 mehrere hundert Demonstranten getötet
worden waren
, ein Waffenembargo
sowie ein Einreiseverbot
für hochrangige usbekische Staatsvertreter verhängt.[2]


Taschkent bringt die Unruhen mit den westlichen
Umsturzbemühungen in Verbindung, die seit dem Machtwechsel in Georgien Ende
2003 in mehreren Staaten der GUS prowestlichen Regierungen ins Amt verhelfen so
llten.
Seit der Niederschlagung kooperiert
Usbekistan eng mit Russland und der Volksrepublik China.


Die
USA mussten ihren usbekischen Militärstützpunkt im November 2005 räumen. Mehrere angebliche Nichtregierungsorganisationen aus den Vereinigten
Staaten wurden verboten. Allein
die Bundeswehr durfte ihr Militär in Termez behalten
.

Alleingang


Dafür zahlt Berlin einen Preis. Beobachter hatten bereits
Ende 2005 vermerkt, dass der usbekische Innenminister Almatow, einer der
Hauptverantwortlichen des Massakers, trotz EU-Einreiseverbot von den deutschen
Behörden nicht zurückgewiesen wurde
, als er zu einer
angeblichen Arztvisite nach Hannover wollte. Berichten zufolge arbeiten
deutsche Diplomaten in Brüssel seit geraumer Zeit an einer Aufhebung der
EU-Sanktionen, die ab 15. November verlängert werden müssten.[3] Wie Außenminister Steinmeier jetzt
erklärt, soll die usbekische Regierung bei einem Kooperationstreffen mit der EU
in der kommenden Woche ein "Konzept" vorlegen, das nach Angaben aus
der deutschen Hauptstadt auf eine Art unverbindlichen
"Menschenrechtsdialog" hinausläuft
. Dafür stellt Berlin in Aussicht,
die Verlängerung der Sanktionen scheitern zu lassen. Neue Garantien für den
deutschen Truppenstützpunkt sowie bevorzugter Zugang zur usbekischen Wirtschaft
gelten als mögliche Gegenleistungen. Mehrere
EU-Staaten, darunter Großbritannien, suchen den deutschen Alleingang zu
verhindern.

Friedenstruppen

Welche Chancen sich
für deutsche Unternehmen aus einer Vorzugsbehandlung in Usbekistan ergeben,
zeigt ein Vergleich mit Kasachstan. Bewegte sich das bilaterale Handelsvolumen
zwischen Deutschland und den beiden Ländern Ende der 1990er Jahre jeweils im
mittleren dreistelligen Millionenbereich, so trennten sich 2000 die Wege. Der
deutsch-kasachische Warenaustausch wuchs auf der Basis umfangreicher
Rohstoffexporte und enger politischer Kooperation bis 2005 rasant auf 3,5
Milliarden Euro [4] – dank kontinuierlicher Vorarbeiten des heutigen
Staatsministers Erler, der in früheren
Jahren der "Deutsch-Kasachischen Gesellschaft" vorstand
.[5] In
dieser Funktion plädierte Erler bereits 2002 für die "Anbindung"
Kasachstans "an Europa", wenn nötig durch den Einsatz von "OSZE-Friedenstruppen".

Enge Bande

Ohne die von Erler erwartete Anbindung sank der deutsche
Handel mit dem kasachischen Nachbarn Usbekistan im Steilflug und erreichte 2005
nur noch einen Wert von 270 Millionen Euro
. Vor allem Russland und die Volksrepublik China
sind in Usbekistan wirtschaftlich aktiv. Das
Land "ist verhältnismäßig reich an Bodenschätzen (Gold, Kupfer, Uran,
Kohle, Erdgas)",
vermerkt das Auswärtige Amt [6]; insbesondere verfügt Usbekistan (wie
auch Kasachstan und Turkmenistan) über umfangreiche Energieressourcen (vor allem
Erdgas
). "Wie wichtig enge Bande auch auf politischer Ebene sind,
zeigt das Beispiel der deutschen Firma Claas", berichtet die Bundesagentur
für Außenwirtschaft (bfai). "Das Unternehmen gewann eine Ausschreibung
über die Lieferung von 180 Mähdreschern, da Präsident Karimow direkt die
Anweisung zur Auswahl der deutschen Firma gab."[7] Um in Usbekistan nicht
nur Mähdrescher zu verkaufen, sondern Exporte größeren Umfangs abzusetzen,
bietet sich Berlin als Sanktionsgegner und Türöffner zur EU an.

Doppelte Standards

Deutliche Proteste
wegen der Durchlöcherung des Sanktionsregimes gegen die usbekische Regierung
erheben Menschenrechtsorganisationen und der UN-Generalsekretär. Die Stellungnahmen richten sich
mittelbar gegen Berlin.
Wie es in übereinstimmenden Berichten heißt,
sind Folter und gewalttätige Übergriffe der Staatsorgane in Usbekistan nach wie
vor an der Tagesordnung. Ähnliches gilt für Turkmenistan. Dort wurde der
Berliner Außenminister am gestrigen Donnerstag von Saparmurad Nijasow
empfangen, einem autokratischen Herrscher, dessen bizarre Hofallüren von
deutschen Unternehmen finanziert werden.[8]


Auch in Turkmenistan
stehen Wirtschafts- und Energiefragen auf der Tagesordnung. An der Ausbeutung
der turkmenischen Erdgasvorräte ist die deutsche BASF-Tochter Wintershall
beteiligt, Siemens hofft auf Großaufträge auf dem Rohstoffsektor.[9] Die deutschen Turkmenistan-Geschäfte
stoßen selbst bei Berliner Regierungsberatern auf empörte Proteste. Berlin
betreibe eine "Politik der doppelten Standards", urteilt eine
Expertin der Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP):
Man müsse sich
"im Klaren sein, dass man mit diesem wirtschaftlichen Engagement eine
Diktatur unterstützt".[10]

Ziel

Nach kurzen
Aufenthalten in Tadschikistan und
Kirgistan
wird der deutsche Außenminister am morgigen Samstag die Heimreise
antreten. Die beiden letzten
Stationen
seines Zentralasien-Aufenthaltes verfügen über keine nennenswerten Energieressourcen und
spielen daher für die ökonomische Grundierung der in Entwicklung befindlichen
Zentralasien-Strategie nur eine nachgeordnete Rolle
.


Jedoch ist Berlin
an geopolitischen Aspekten interessiert – Eindämmung des russischen Einflusses
in den früheren Sowjetrepubliken sowie Einkreisung der Volksrepublik China. Die chinesische Region Xinjiang, ein
autonomes Gebiet, liegt jenseits der Grenzen und wird von separatistischen
Aufständen erschüttert (Erler: "ethno-territoriale Konflikte").[11]
Ziel der Separatisten ist die Abspaltung Westchinas und die Gründung eines
Ethno-Staates der Turk-"Völker" – subversive Verbindungen nach Kirgistan
und Tadschikistan sind offenkundig
.


Auch Vorfeldorganisationen der deutschen
Außenpolitik haben das Gebiet in ihre Arbeitspläne aufgenommen. So wirbt die "Gesellschaft für bedrohte Völker" [12] für
Autonomierechte der turkstämmigen "Volksgruppen
".


Der regionale Separatismus eignet sich als Einfallstor für
ausländische Destabilisierungsversuche und Druckmittel gegen den strategischen
Konkurrenten China,
dem sich die Berliner Außenpolitik jetzt mit Positionsgewinnen in Zentralasien
nähert.

Bitte lesen Sie auch
unsere vorausgehende Zentralasienmeldung Spät, aber nachhaltig

[1] Usbekistan:
Wirtschaft; Länder- und Reiseinformationen des Auswärtigen Amts

[2] s. dazu
Partnertausch

[3] Kritik an
deutscher Menschenrechtspolitik; Deutschlandfunk 31.10.2006

[4] s. dazu Spät,
aber nachhaltig

[5] s. dazu
SPD-Außenpolitiker: Deutschland und EU sollen Südkaukasus "befrieden"

[6] Usbekistan:
Wirtschaft; Länder- und Reiseinformationen des Auswärtigen Amts

[7] Usbekistan –
Wirtschaftsentwicklung 2006; www.bfai.de 31.07.2006

[8] s. dazu Ein
gewisser Prozentsatz und Hohe Ehre

[9] s. dazu Spät,
aber nachhaltig

[10]
"Wirtschaftsengagement unterstützt die Diktatur"; www.tagesschau.de
02.11.2006

[11] s. dazu
SPD-Außenpolitiker: Deutschland und EU sollen Südkaukasus "befrieden"

[12] s. dazu
Hintergrundbericht: Gesellschaft für bedrohte Völker

————-

Germania, Asia centrale, Turkmenistan

Faz 061103

Steinmeier
in Turkmenistan – Der Turkmenbaschi war guter Stimmung

Von Reinhard Veser,
Aschgabad

03. November 2006

Die Angestellten der
turkmenischen Zentralbank haben ein „Dankschreiben“ an Präsident Saparmurat Nijasow geschickt, den Turkmenbaschi, also „Führer der Turkmenen“.
In dem auf der ersten Seite der Regierungszeitung „Neutralnyj Turkmenistan“
abgedruckten Brief heißt es: „Der allmächtige Allah hat uns das Glück
geschenkt, in einer eindrucksvollen Epoche zu leben – in der Goldenen Epoche
des auf ewig Großen Saparmurat Turkmenbaschi. Wir sind grenzenlos glücklich und
stolz darauf, daß wir in dieser Zeit leben, denn die Epoche des Großen
Turkmenbaschi ist die Ära unseres glücklichen Schicksals, großer Veränderungen,
stolzer Errungenschaften, die ewige Begleiter unseres Volkes geworden sind.“

In der Hauptstadt Aschgabad sind diese Errungenschaften
zu Stein geworden. Das Zentrum der Stadt wird überragt vom etwa 60 Meter hohen
Denkmal für die Neutralität des Landes
, das von einer überdimensionierten vergoldeten Statue des Staatsführers
gekrönt wird. Sie dreht sich
so, daß das Gesicht des Turkmenbaschi stets der Sonne zugewandt ist.
So
werde jeder Teil des Landes einmal am Tag vom Führer gegrüßt, erklären Fremdenführer
den wenigen ausländischen Gästen. Nur wenig niedriger ist die goldene Kuppel
des in Sichtweite befindlichen Präsidentenpalastes, wo Außenminister Steinmeier
am Donnerstag mit Nijasow zusammengetroffen ist.

„Viel zu zögerlich“

Eine vergoldete
Statue des Präsidenten krönt das sechzig Meter hohe Denkmal der Neutralität

Es wird berichtet,
daß der turkmenische Präsident ausländische Politiker schon in langen
Tobsuchtsanfällen angebrüllt hat, wenn er auf die Menschenrechte in seinem Land
angesprochen wurde, doch das
Gespräch mit dem deutschen Außenminister scheint in einem freundlichen Ton
verlaufen zu sein
, obwohl es die meiste Zeit genau um dieses Thema ging
– anscheinend war der Turkmenbaschi guter Stimmung.

Dafür war
Steinmeiers Laune erkennbar weniger gut, als er nach drei Stunden endlich aus
der Begegnung kam. Er stürzte an dem in der monumentalen Vorhalle des Palastes
wartenden Team des turkmenischen Fernsehens vorbei ins Freie, der folgende
Termin im turkmenischen Außenministerium wurde abgesagt. In auffälligem
Gegensatz zur Dauer des Gesprächs stand Steinmeiers dürre Zusammenfassung: In Fragen von Demokratie und Menschenrechten
sei man zu keiner einheitlichen Beurteilung gekommen, der Weg dorthin werde
„viel zu zögerlich“ gegangen
.

Harte Haftstrafen
für „Volksfeinde“

Er hätte auch sagen
können: Er wurde nie begonnen. Nach
dem Zusammenbruch der Sowjetunion 1991 hat Nijasow, der seit Mitte der
achtziger Jahre Parteichef in Turkmenistan war, schneller und entschlossener
als die Herrscher anderer ehemaliger Sowjetrepubliken damit begonnen, eine ganz
auf ihn zugeschnittene Diktatur aufzubauen
.

Jeder Widerspruch
wird gnadenlos verfolgt. Gefolgsleute, die zu eigenständig oder zu mächtig
werden, werden zu langen Haftstrafen verurteilt, deren Ende die meisten wegen
der Bedingungen in den Gefängnissen nicht erleben. Die Familien solcher
„Volksfeinde“ werden aus dem normalen Leben weitgehend ausgeschlossen. Das geht
so weit, daß ihnen auch medizinische Behandlung verweigert wird.

Das „geheiligte
Buch“ des Diktators

In Aschgabad läßt
Nijasow prachtvolle Straßen und Hochhäuser bauen

Nijasows Wort ist
Gesetz: Beiläufig gemachte Bemerkungen des Turkmenbaschi werden von den
Behörden sofort durchgesetzt, so Anfang
dieses Jahres, als die Altersrenten fast vollständig abgeschafft wurden
.
Nach Erkenntnis von Menschenrechtsorganisationen und Regimegegnern im Exil hat diese Maßnahme erstmals seit vielen
Jahren zu öffentlichen Unmutsäußerungen geführt.

Doch was genau
geschehen ist, ist nicht bekannt, denn aus Turkmenistan dringen nur wenige
gesicherte Informationen nach außen. Die Medien stehen vollständig unter
staatlicher Kontrolle und dienen fast ausschließlich der Verbreitung der in Nijasows
„geheiligtem Buch Ruhnama“ niedergelegten Ideologie des Diktators.

Rätsel über Platz in
der Zentralasien-Strategie

Mitglieder der
„Reporter ohne Grenzen” demonstrieren gegen die Unterdrückung der
Pressefreiheit in Turkmenistan


Eine der wenigen verläßlichen Stimmen aus
Turkmenistan war die für Radio Liberty arbeitende Ogulsapar Muradowa, die Mitte
September im Gefängnis unter ungeklärten Umständen starb
. Wenige Wochen zuvor war sie zusammen mit zwei Menschenrechtlern wegen
angeblichen Waffenbesitzes in einem geschlossenen Verfahren zu sechs Jahren
Haft verurteilt worden.
Die
Verhaftung der drei Mitte Juni stand vermutlich im Zusammenhang mit einem für
diese Zeit geplanten, dann aber abgesagten Besuch einer Delegation des
Europäischen Parlaments
, die sich in Turkmenistan über die Lage der
Menschenrechte informieren sollte.

Unter anderem in
Reaktion auf diese Vorfälle hat
der Außenwirtschaftsausschuß des EU-Parlaments es Anfang Oktober abgelehnt,
über ein Handelsabkommen mit Turkmenistan zu reden
. Welchen Platz das Land in der Zentralasien-Strategie
der EU einnehmen kann, mit deren Ausarbeitung während der deutschen
Ratspräsidentschaft im ersten Halbjahr 2007 begonnen werden soll, ist
rätselhaft. Das einzige konkrete Ergebnis von Steinmeiers Besuch ist die Zusage
des Turkmenbaschi, daß eine Delegation des Menschenrechtsausschusses des
Bundestags vielleicht nach Turkmenistan kommen darf
.

Künstliche
Wasserläufe in der Wüste

Der Legende nach
rettete die verehrte Mutter des Präsidenten ihrem Sohn kurz vor dem eigenen Tod
das Leben

Der aus den reichen
Erdgasvorkommen des Landes erzielte Gewinn fließt zu einem großen Teil in den
Ausbau Aschgabads nach den Vorstellungen des Präsidenten. An den Prachtstraßen,
die vom Zentrum abgehen, stehen mit weißem Marmor verkleidete Hochhäuser, die
angeblich Wohnhäuser sind, aber aussehen, als stünden sie leer.

In der inmitten
einer wasserarmen, auch Anfang November noch heißen Wüste liegenden Stadt
zieren Kaskaden, Fontänen und künstliche Wasserläufe die Anlagen um die Paläste
der staatlichen Institutionen und Denkmäler. Umgeben sind sie von akkurat
gepflegten Grünflächen. Wenige Kilometer außerhalb gibt es nur noch
Trockenheit, Steine und Staub.

Diktatorischer
Personenkult um den Präsidenten und seine Familie

Vom Präsidenten
fährt Außenminister Steinmeier zum größten Gebäude der Stadt, der 20.000
Menschen fassenden Kiptschak-Moschee nahe der Siedlung, in der Nijasow 1940
geboren wurde. Dort legt er im Mausoleum der Familie des Präsidenten einen
Strauß zum Gedenken an die Opfer des Erdbebens von 1948 nieder, bei dem
Aschgabad vollkommen zerstört wurde.

Allah und der Koran
kommen nur am Rande vor

An zentraler Stelle
im Mausoleum steht eine Skulptur, die dem bizarren Personenkult um den
Turkmenbaschi für einen Augenblick eine menschliche Dimension gibt: Eine
sterbende Mutter hebt ein Kind mit einer Hand über die Trümmer eines Hauses
hinaus und versucht mit der anderen, Trümmer von einem zweiten Kind
wegzuziehen. Es ist eine Szene aus Nijasows Familiengeschichte: Er verlor beim
Beben Bruder und Mutter, jenen Teil der Familie, der noch geblieben war,
nachdem der Vater im Krieg gefallen war. Der Legende nach hat ihm die Mutter
vor ihrem Tod das Leben gerettet. Heute wird sie in Turkmenistan als Idealbild
aller Mütter verehrt.

Feier zum
fünfzehnten Jahrestag der Unabhängigkeit Turkmenistans in Aschgabad

Unmittelbar neben dem überraschenden Eingeständnis eigener Verletzlichkeit
im Mausoleum steht die Hybris: Über dem Eingang der Moschee wird in großen
goldenen Buchstaben das vom Präsidenten verfaßte „geheiligte Buch Ruhnama“ als
„spiritueller Wegweiser der Turkmenen“ gepriesen, und die Schriftbänder in der
großen Kuppel gelten allein dem Großen Turkmenbaschi. Allah und der Koran
kommen nur am Rande vor.

Text: Frankfurter
Allgemeine Zeitung

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