Michele
Farina
Studio americano sulle
vittime del conflitto. Bush: «Dati inattendibili»
L’ospedale Yarmouk ha un obitorio nuovo. Più spazioso. Ce
n’era bisogno. I morti in Iraq affiorano, si ammucchiano: nel giro di 48 ore,
questa settimana, 110 cadaveri recuperati. Solo nella capitale. L’equivalente
di dieci squadre di calcio. Corpi interi, come i 50 ritrovati con un
proiettile in testa, vittime senza nome nella rubrica quotidiana denominata
«violenza settaria» sciiti-sunniti. Oppure corpi in briciole, come quelli
dilaniati da un’autobomba in coda a una panetteria del quartiere di Doura.
Non fa più notizia, la conta parziale dei morti in carne ed ossa in Iraq. Cento
al giorno: e allora? Fa ancora impressione (e titoli di giornale) il totale,
quando qualcuno prova a stilarlo. L’ha fatto un gruppo di ricercatori
americani della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, in uno studio
pubblicato oggi sul sito Internet della prestigiosa rivista medica The Lancet,
secondo il quale dal 2003 al luglio 2006 sono stati 655 mila gli iracheni morti
in conseguenza della guerra. Il dottor Gilbert Burnham, autore della ricerca,
dice che oggi in Iraq il tasso di mortalità è «tre volte superiore» a quando
governava Saddam. Dal 5,5 al 13,3 per mille: «il conflitto più sanguinoso del
XXI secolo».
Non è più un conflitto unico: c’è la guerra tra sciiti e sunniti e quella
tra curdi e arabi, c’è il confronto guerriglia-americani e Al Qaeda contro
tutti. Ma la cifra di 655 mila vittime, il 2,5% della popolazione, resta
spaventosa anche considerando questo scenario di guerra multipla. E pur sapendo
che quelle di The Lancet sono «vittime stimate». I ricercatori guidati dal
dottor Burnham non hanno fatto la conta. Non lo fa nessuno, in Iraq. Né il
governo, né i militari americani (che aggiornano solo la lista dei loro
caduti).
Il metodo usato è controverso.
Quattro medici iracheni da maggio a luglio 2006 hanno girato non gli obitori ma
le abitazioni, chiedendo notizia delle nascite e dei decessi.
A caso hanno individuato 47 zone sparse nel Paese, e in ciascuna si sono
focalizzati su 40 nuclei, intervistando 1.470 famiglie. Stesse domande: Quanti
lutti? Totale 629, di cui l’87% dopo l’invasione (per circa il 90% sono stati
esibiti i certificati di morte). Le vittime? Maschi al 90%, in prevalenza
giovani. Il 56% uccisi da armi da fuoco. Il 31% per mano degli «occupanti».
Anche se nel 2006 per la prima volta gli stessi iracheni ammettono che le
vittime degli americani sono diminuite.
Proiettando i dati sul totale dei 27 milioni di abitanti i ricercatori hanno
ottenuto una foto dell’Iraq di oggi, l’aggiornamento di uno studio analogo
del 2004. Allora si parlava di 100 mila civili morti: The Lancet ammise di aver
pubblicato la ricerca volutamente alla vigilia del voto presidenziale Usa.
Possono esserci motivazioni politiche anche ora, a meno di un mese dalle
elezioni di medio termine. George Bush ha voluto subito commentare, durante una
conferenza stampa, che quello di 655 mila morti «non è un dato attendibile»
(qualche tempo fa il presidente parlò di 30 mila vittime civili, l’unico suo
riferimento all’«Iraq body count»). A Bagdad esponenti del governo hanno
bocciato i numeri di The Lancet (dieci volte superiori ai loro). «Stima troppo
alta» dice Anthony Condesman, imparziale osservatore dell’inferno iracheno,
mentre John Zolby promuove gli «ottimi ricercatori» dello studio. Negli obitori
vecchi e nuovi dell’Iraq sono troppo occupati a far spazio ai cadaveri per
eccepire sulle stime di The Lancet. Chi ha un metodo migliore per contare i
morti alzi la mano.
La ricerca
LA RIVISTA Lo studio è pubblicato oggi sul sito
online della prestigiosa rivista medica The Lancet
LO STUDIO Svolto dalla Scuola di Salute Pubblica dell’università Johns
Hopkins dal maggio al luglio del 2006
LE FAMIGLIE La ricerca si basa su un sondaggio condotto su una
quarantina di famiglie abitanti in 47 zone scelte a caso in tutto l’Iraq, dal
quale risulta che dal 2003 in poi i morti sono triplicati rispetto al periodo
precedente la guerra
I MORTI Proiettando le percentuali sul totale della popolazione i
ricercatori hanno ottenuto la cifra di 655 mila vittime.
L’associazione britannica «Iraq Body Count», che si basa su notizie di stampa,
ha fissato il numero delle vittime a 50 mila. Il presidente Usa Bush in passato
ha parlato di 30 mila vittime civili della guerra