"In Libano soldati italiani impotenti"

ALBERTO STABILE

Reportage tra i militari di Unifil. Il comando precisa:
le direttive sono chiare, noi dobbiamo aiutare il governo libanese

Il New York Times: non hanno ordini precisi su Hezbollah


Reportage NYT: i soldati Unifil non hanno direttive chiare
né poteri reali; replicano i comandi: assisteremo l’esercito del LIBANO, stato
sovrano.


BEIRUT – I soldati della forza internazionale non hanno
ancora finito di schierarsi nel Sud del Libano che già c´è chi ne mette in
dubbio compiti e finalità. La missione dei militari dell´Unifil, ha scritto
ieri il New York Times da Tbnin, una delle aeree dove opera il contingente
italiano di mille uomini, «è definita più da quello che non possono fare che da
quello che possono». Immediata la replica: «Il nostro compito è chiaro – dice
il portavoce del comando italiano – la nostra è una missione di pace e di
sostegno al legittimo governo del Libano»
.
Le bandiere dell´Unifil non sono state ancora issate. I problemi logistici
legati allo schieramento di 15 mila uomini non sono stati del tutto risolti.
L´esercito di Beirut ha appena cominciato ad affacciarsi timidamente in zone
dove per decenni non aveva osato mettere piede. Centinaia di soldati israeliani
sono ancora in territorio libanese. Ma nonostante la missione internazionale
stia muovendo i primi passi, è già polemica.
Il reportage dal Sud di uno dei più prestigiosi giornali americani dipinge i
militari dell´Unifil come guerrieri dalle armi spuntate, condizionati, se non
paralizzati, dalle ambiguità della risoluzione 1701, che «evita d´affrontare la
questione fondamentale: quali poteri di polizia avrà la forza internazionale?».
La risposta contenuta nella risoluzione «lascia aperta la possibilità che
l´esercito libanese concederà questi poteri, ma almeno finora ciò non è
accaduto»
.

Risultato: «I comandanti dicono – scrive il New York Times – che non possono
istituire posti di blocco, perquisire macchine, abitazioni, negozi o arrestare
sospetti. Se vedono un camion che trasporta dei missili, per esempio, dicono
che non possono fermarlo. Questo perché secondo la loro interpretazione della
risoluzione, prima di prendere queste misure devono essere autorizzati
dall´esercito libanese».
Il giornale americano attribuisce al comandante del Battaglione San Marco,
tenente colonnello Stefano Cappellaro la seguente frase: «C´è molta
incomprensione su ciò che stiamo facendo qui». Frase che il portavoce del
contingente, parlando con Repubblica, dice di ritenere estrapolata dal suo
contesto e liberamente collocata in modo da alterarne il senso. «La missione è
chiara: noi siamo qui in supporto delle forze armate libanesi e del loro governo
sovrano
. Una funzione di rinforzo, qualora richiesta. Per quanto riguarda
il coordinamento, sono 10 giorni che lavoriamo insieme. Non è ancora al 100%, è
l´inizio di una missione che non finisce tra un mese. Ma è pur sempre la prima
volta dopo decenni che l´esercito libanese scende fino alla blu line».
Quale sarà, dunque, l´atteggiamento della Forza internazionale nei confronti
degli Hezbollah, che qui giocano in casa? C´è chi si aspetta che i militari Onu
disarmeranno o per lo meno limiteranno il potenziale bellico del Partito di
Dio, secondo il New York Times. Ma ecco un altro «comandante sul terreno», il
colonnello Rosario Walter Guerrisi, chiarire che quello non è il loro «job» per
adesso: «Noi consiglieremo, aiuteremo e assisteremo le Forze armate libanesi»,
dice l´ufficiale
. Inutile, dunque, aspettarsi misure di una qualche
visibilità, perquisizioni, fermi. Secondo l´autore del reportage è difficile
persino che gli uomini del contingente di pace e i soldati libanesi mettano su
dei posti di blocco congiuntamente. «Quando non si conoscono le rispettive
procedure, non ci si può sovrapporre», avrebbe detto Capppellaro. Frase anche
questa rettificata dal portavoce. «Qui non siamo in Iraq o nel Kossovo, dove
non c´era un governo legittimo cui riferire
. E quanto ai timori di
sovrapposizione, questi timori sono infondati perché sono stati già istituiti
gli ufficiali di collegamento che operano nei due comandi».
Dal botta e risposta di affermazioni e smentite sembrano emergere due
visioni distanti dei compiti e delle finalità della Forza internazionale. Una,
quell´americana, pone al centro dell´intervento Onu il disarmo degli Hezbollah
e affida di conseguenza ai «caschi blu» compiti di polizia, sia pur in stretto
collegamento con l´esercito libanese. L´altra visione, quella dei
"comandanti sul terreno", sembra considerare la forza internazionale
come una forza di supporto, il cui compito principale sembra essere quello di
aiutare la nuova sovranità libanese a realizzarsi
.

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