Il senatore De Gregorio: Teheran vuole che siamo noi a
gestire la liberazione degli israeliani
ROMA – L´Italia sta davvero mediando per
ottenere il rilascio dei militari israeliani nelle mani di Hezbollah, o lo
sceicco Hassan Nasrallah sta solo cercando di tirare nella trattativa anche il
nostro paese? Alla Farnesina sembrano piuttosto decisi: sul caso dei
prigionieri israeliani non c´è «nessun elemento di novità» rispetto a quello
che Massimo D´Alema aveva dichiarato nei giorni scorsi. Il ministro degli
Esteri aveva detto che l´Italia non è coinvolta in nessuna «trattative segreta»
nello scambio dei prigionieri tra Israele e Hezbollah.
Almeno due volte, dicono al ministero, D´Alema è tornato ad affrontare
l´argomento negli ultimi giorni. Giovedì, durante la conferenza stampa con la
collega israeliana Tzipi Livni, il responsabile della Farnesina aveva
puntualizzato che «l´Italia non è coinvolta in nessuna trattativa segreta per
la liberazione dei due soldati israeliani rapiti da Hezbollah». D´Alema aveva
ricordato che all´Italia si era rivolto il presidente del Parlamento libanese
Nabih Berri per cercare una mediazione ma, aveva sottolineato il vice premier,
«quella pista appare oggi non percorribile» e Roma «non prenderà iniziative
se non su richiesta» anche israeliana.
Dopo il consiglio straordinario dei capi delle diplomazie Ue, il ministro era
tornato sugli stessi concetti. La linea ufficiale è che la Farnesina rinnova la
richiesta di liberare tutti i militari israeliani rapiti, sia da Hezbollah sul
confine israelo-libanese sia dai guppi palestinesi. Non solo Eldad Regev e Ehud
Goldwasser, dunque, ma anche il caporale Gilad Shalit rapito a Gaza da Hamas.
Di opinione diversa è Sergio De Gregorio, dell´Italia dei Valori, presidente
della commissione Difesa del Senato. Secondo il senatore, l´Iran – sostenitore
e finanziatore di Hezbollah – sta spingendo per coinvolgere Roma nei colloqui.
È stato il capo negoziatore iraniano per il nucleare Ali Larijani, racconta De
Gregorio, ad avergli detto personalmente di aver chiesto ai vertici di
Hezbollah di negoziare con l´Italia per il rilascio degli ostaggi. E le
trattative, ne è convinto De Gregorio, dovrebbero iniziare in settimana.
FRANCESCA CAFERRI
"Un errore rapire gli israeliani non ci
aspettavamo la guerra"
Nasrallah in tv: anche l´Italia media sugli ostaggi
"I contatti sui
prigionieri iniziati di recente, Roma sta cercando di entrare nella
questione"
Annan oggi a Beirut: caschi blu schierati in una settimana.Ilcapo Hezbollah:
pronto a vederlo
Lo sceicco: no ai soldati delle Nazioni Unite al confine con la Siria
BEIRUT – La forza internazionale che entro una settimana
sarà dispiegata in Libano non corre alcun rischio purché svolga una missione di
pace e non attività militari. Il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, è pronto
ad assicurarlo di persona a Kofi Annan oggi stesso, durante la visita che
il segretario generale dell´Onu farà a Beirut. A quindici giorni dalla sua
ultima apparizione tv e nel pieno della delicata fase dell´arrivo dei caschi
blu in Libano, lo sceicco Nasrallah torna a farsi vivo. Lo ha fatto ieri, in
una lunga intervista rilasciata alla televisione New Tv, di proprietà privata
ma vicina al Partito di Dio: rilassato, a tratti sorridente, con alle
spalle la bandiera del suo partito e quella del Libano, in un colloquio
trasmesso in prima serata Nasrallah ha discusso con l´intervistatrice della
genesi della guerra, delle relazioni con i caschi blu e l´esercito libanese nel
sud del paese e delle trattative in corso per il rilascio dei militari
israeliani rapiti da Hezbollah, trattative nelle quali, dice, «l´Italia sta
cercando di entrare».
Annan e l´Unifil. «L´esercito libanese – spiega Nasrallah – avrà da
noi tutte le facilitazioni e l´appoggio. Non faremo nulla che possa mettere in
crisi l´esercito: la resistenza (così Nasrallah chiama i miliziani del
Partito di Dio, ndr.) sarà in appoggio all´esercito e non avremo nessun
problema anche con l´Unifil, visto che la sua missione non è il disarmo della
resistenza». Alla domanda se sia pronto a parlare con Annan, il capo di
Hezbollah risponde senza esitazione: «Certo che sono pronto. Sono in corso
contatti per organizzare l´incontro con Annan. L´unico problema riguarda la
sicurezza». Nasrallah è dall´inizio della guerra in una località segreta, per
evitare gli attacchi di Israele che ha promesso di ucciderlo.
Gli ostaggi. «Di recente sono iniziati contatti per trattative:
sembra che l´Italia stia cercando di entrare nella questione. Le Nazioni
Unite sono interessate e le trattative avverrebbero attraverso (il
presidente del Parlamento Nabih) Berri». Di una mediazione italiana si era
parlato già nelle settimane scorse, ma il ministro D´Alema l´aveva smentita:
ieri la Farnesina ha ribadito che Roma non è coinvolta in trattative.
La genesi della guerra. E il passaggio più inatteso dell´intervista. Nasrallah
fa una sorta di autocritica: «Se avessi saputo che l´operazione avrebbe portato
a questo risultato, non l´avremmo mai fatta», dice. Ma poi spiega come il
sequestro dei due soldati non sia stato che un pretesto per gli israeliani:
«La direzione di Hezbollah non si aspettava neppure per l´uno per cento una
guerra di questa portata e di queste dimensioni, ma tutti i dati che abbiamo
avuto dimostrano che la decisione della guerra era stata già presa e che noi
abbiamo sorpreso gli israeliani nella scelta del momento: a cadere in trappola
è stato Israele e non noi. Con un pretesto o senza un pretesto, avrebbero
scatenato la guerra a fine settembre o inizio ottobre».
Il futuro di Hezbollah. Il leader del Partito di Dio ribadisce
che i suoi uomini sono impegnati a rispettare i patti presi con il governo,
anche in materia di consegna delle armi. «La nostra politica è di evitare
apparizioni in armi e se l´esercito libanese individua qualsiasi elemento
armato è suo diritto naturale sequestrare le sue armi». Questo non significa
però che i miliziani sciiti escludano nuove azioni contro Israele: «Visto
che è in corso l´occupazione, noi abbiamo il diritto di resistere, e se finora
abbiamo avuto pazienza, questo non vuol dire che avremo pazienza all´infinito:
conserviamo il diritto alla resistenza e possiamo esercitarlo in qualsiasi momento,
e per questo motivo non do nessuna garanzia a nessuno».
Il confine Libano-Siria. Sulla delicata questione il leader di
Hezbollah si schiera con Damasco, che vede nel dispiegamento delle truppe Onu
lungo il confine con la Siria – chiesta da Israele per fermare il traffico di
armi – una violazione della sovranità libanese: «Non ci sarà un secondo
round fra Israele e la Siria», spiega. Riferendosi al discorso dell´inviato Onu
per il Medio Oriente Terje Roed-Larsen che aveva evocato questa possibilità,
Nasrallah sostiene che «i discorsi di Larsen servono prima di tutto agli
israeliani. Lo Stato ebraico agita questa minaccia per fare pressione sul
Libano e ottenere il dispiegamento dell´Unifil negli aeroporti, nei porti e
lungo il confine nord».