Prodi: nella missione Onu anche truppe musulmane

Francesco
Alberti

Il premier: l’intervento in
Libano è sentito da tutto il Paese Partiti 120 lagunari. Domani il decreto:
previsti 2500 soldati

BOLOGNA – Se c’è un primo tempo in questo Risiko
drammaticamente vero che è il conflitto libanese, allora si può dire che Romano
Prodi rientra negli spogliatoi decisamente soddisfatto dei suoi primi 45
minuti: «L’Italia è tornata ad avere un ruolo importante nella diplomazia
internazionale e ancor più in quell’area rappresentata dal bacino del
Mediterraneo»
. Lo dice sotto casa, in una domenica mattina bolognese,
perfettamente consapevole che da oggi, con il via libera del Consiglio dei
ministri al decreto sulla missione Unifil 2, si aprirà un’altra partita, da
brividi.

LE CRITICHE DI FORZA ITALIA –  Sembra davvero convinto il premier quando afferma che «questa
missione è sentita da tutto il Paese»
. Sarà sicuramente così, ma intanto Sandro
Bondi
, coordinatore di Forza Italia, accusa governo e maggioranza di «trionfalismo
propagandistico»
e il suo vice Fabrizio Cicchitto, elencando uno ad uno
difficoltà e incognite della missione, paventa il rischio che «la risoluzione
1701 diventi carta straccia come la 1558 e la realtà libanese di nuovo
incandescente». Critiche comunque che il Professore pare aver messo in conto e
dalle quali si considera almeno per ora al riparo dopo i colloqui telefonici
avuti con Letta, Fini, Casini e Bossi, interlocutori ai quali riconosce «grande
attenzione e apertura al dialogo, anche se su alcuni aspetti possono esserci
dissensi».
NUMERI, TEMPI E COSTI DELLA MISSIONE – Domenica in apnea. Aspettando il
decreto del Consiglio dei ministri. Prodi ostenta tranquillità: «Siamo tutti
d’accordo, le Forze armate si stanno preparando con estrema diligenza». Numeri
e tempi della missione sembrano già delineati: partiranno inizialmente 2.500
militari (che diverranno 3.500 in febbraio quando l’Italia subentrerà alla
Francia nel comando della forza internazionale), le navi prenderanno il largo
martedì
(ieri la san Marco è salpata da Marghera con a bordo 120 lagunari e
si è diretta nelle acque pugliesi dove si ritroverà con la portaerei Garibaldi,
la corvetta Fenice e le due navi da sbarco San Giusto e San Giorgio), lo
sbarco sulle coste libanesi è previsto per venerdì
. Costo della
missione, salvo lievitazioni: 250 milioni di euro a semestre. I nostri soldati
si ritroveranno fianco a fianco con le truppe di alcuni Paesi musulmani
.
Era uno degli aspetti sui quali Prodi aveva insistito con i partner europei e
ora la cosa sembra potersi realizzare: «Questo almeno è quanto Kofi Annan mi ha
detto – conferma il capo del governo -: c’è un accordo generale perché siano
presenti anche Paesi musulmani».
IL DISARMO DI HEZBOLLAH –  Inutile stuzzicare il Professore su quella che è invece la
principale incognita della missione: il disarmo degli Hezbollah. «Le regole
di ingaggio in materia sono chiarissime e ognuno fa le sue dichiarazioni»

sbotta irritato a chi gli fa presente che il ministro del Lavoro libanese, Kanj
Hamadè, ha affermato ieri di non avere alcuna intenzione di disarmare gli
uomini del «Partito di Dio» nelle zone controllate dalle forze Unifil 2. Le
regole d’ingaggio, vale la pena ricordare, attribuiscono ai Caschi blu il
compito di monitorare la cessazione delle ostilità, assistere il governo di
Beirut nell’impedire l’ingresso di armi e affiancare l’esercito libanese nello
schieramento nel Sud del Paese. Non spetterà invece ai militari del contingente
internazionale disarmare gli Hezbollah
, anche se sarà loro consentito l’uso
delle armi in caso di minaccia armata o di intento ostile.
LE RIVENDICAZIONI DI D’ALEMA – Sarà una missione dalle mille letture.
Massimo D’Alema, in un’intervista al New York Times, rivendica al governo
italiano il merito «di aver mostrato di avere un peso in Europa», riconosce che
«la missione è pericolosa», ma fa presente che l’Italia, rispetto alla Francia,
«ha il vantaggio di non avere nemici in Libano»
. E in una successiva
intervista al Tg5 aggiunge, con il pensiero rivolto alla sinistra radicale
dell’Unione, che «non stiamo partendo per la guerra, ma per consolidare la
pace». Prodi, tra mille scongiuri, prova intanto a volare alto: «Se la missione
riesce e darà nuova forza all’Onu, si potrebbero creare le condizioni per un
dialogo su tutti i problemi, a cominciare dalla Palestina, questione irrisolta
da decenni e sulla quale tutti noi dobbiamo avere dei rimorsi perché non è
stata affrontata con la dovuta lungimiranza». Fine del weekend bolognese,
Eurostar per Roma: si comincia a ballare.

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