TOBIAS PILLER
(Copyright
Frankfurter Allgemeine Zeitung-La Repubblica. Traduzione di Emilia
Benghi)
Parla il ministro degli Esteri D´Alema: estendiamo anche a Roma il
cosiddetto 5+1
Hezbollah
potrebbe allearsi con l´esercito contro le truppe Onu? È improbabile che il
Libano dichiari guerra al resto del mondo
In Israele la sicurezza viene definita sempre presupposto necessario alla pace
ma entrambe sono i due lati della stessa medaglia
una grande opportunità È una grande opportunità per l´Europa che in
Medio Oriente non ha mai avuto gran peso e ha soprattutto pagato, godendo di
minor riconoscimento E Israele deve prendere parte al processo di pace
disarmare Hezbollah? La risoluzione Onu dice che l´esercito libanese
deve disarmare Hezbollah e che noi dobbiamo fornirgli appoggio. Vale la pena di
impegnarsi, altrimenti la guerra può divampare di nuovo
Ministro D´Alema, la
politica italiana nei confronti del Libano e di Israele appare piuttosto
ambiziosa, in particolare su tutte le questioni relative alla creazione della
forza di pace Onu. È un´impressione corretta?
«La nostra speranza è che
ci sia un altro paese ancor più ambizioso. Auspichiamo che l´impegno in
Libano sia visto come missione europea e che tutti, a proprio modo, diano un
contributo importante».
Qual è la posta in gioco in Libano?
«Si tratta di una grande opportunità per l´Europa, che in Medio Oriente
non ha mai avuto gran peso e ha soprattutto pagato, godendo di minor
riconoscimento come parte in gioco. L´Europa potrebbe ora contribuire alla
stabilizzazione del Libano e a creare un nuovo rapporto con Israele. Israele
deve quindi prendere parte ad un processo di pace che offre anche garanzie per
la sua sicurezza».
Che aspetto deve avere il nuovo scenario della politica internazionale?
«Si tratta di dare un contributo alla pace in un nuovo ambito, in cui l´Onu
torni ad aver peso e l´Europa torni ad aver peso. Nello scenario iracheno né
l´Onu né l´Unione Europea avevano un ruolo. Ora non dobbiamo farci sfuggire
questa nuova opportunità. Ma in questa questione abbiamo bisogno anche di un
grande sostegno politico da parte del governo tedesco».
Però proprio in Germania si levano molte voci contrarie ad una missione al
confine israeliano.
«Lo comprendiamo perfettamente, ma la Germania può fornire un contributo
in altro modo. Non si tratta solo di inviare truppe. In fin dei conti ci sono i
profughi da aiutare e il Libano va ricostruito. L´importante è che nelle
discussioni politiche anche il governo tedesco sia convinto che ora tocca
all´Europa. Inoltre i contatti con il ministro degli esteri Steinmeier e tra il
premier Prodi e la Merkel sono ottimi. Collaboriamo nel modo migliore».
Però si ha la vaga impressione che l´impegno attuale dell´Italia in Libano
serva a far dimenticare il ritiro dall´Iraq.
«Cosa vorrebbe dire, che abbiamo architettato la guerra in Libano per
trovare un nuovo spazio di intervento? Abbiamo un buon alibi. Perché il ritiro
dall´Iraq è stato annunciato prima che si giungesse alla crisi libanese. Nel
ritiro dall´Iraq inoltre ci siamo mossi con tale prudenza che il governo ci ha
ringraziato».
Una volta giunti in Libano Hezbollah deve essere disarmato?
«La risoluzione Onu dice anche che l´esercito libanese deve disarmare Hezbollah
e che noi dobbiamo fornirgli appoggio».
È sufficiente questo mandato a diminuire la quantità di armi nella
regione dopo un certo periodo di tempo?
«Se ci si impegna saggiamente si può sperare che la tensione si riduca, che
i fattori di conflitto si riducano. Ma la missione è difficile, densa di
fattori sconosciuti. Vale però la pena di impegnarsi, altrimenti l´unica
possibilità è che la guerra divampi di nuovo».
Anche il confine siriano deve essere sorvegliato?
«La risoluzione non lo prevede. Ma è chiaro: dobbiamo evitare che in
Libano entrino armi da una qualche parte. È compito dell´esercito libanese
sorvegliare il confine con la Siria. Inoltre occorre rivolgersi
direttamente e con fermezza alla Siria con l´auspicio che questo paese
collabori all´attuazione della risoluzione. Il confine deve in ogni caso essere
tenuto sotto osservazione. Qui in qualche modo la Germania potrebbe essere
d´aiuto e appoggiare l´esercito libanese, perché non si tratta del confine con
Israele».
Gli aderenti a Hezbollah potrebbero allearsi con l´esercito libanese contro
le truppe Onu?
«Il Libano avrà scarso interesse ad un nuovo conflitto, questa volta con la
comunità internazionale. E´ improbabile che il Libano dichiari guerra al resto
del mondo, anche perché il premier libanese Siniora sa che il destino del
Libano e del suo governo dipende dal successo della missione di pace».
L´Italia ha degli interessi specifici da perseguire in Medio Oriente o
agite semplicemente come europei?
«Credo che gli interessi italiani ed europei coincidano. Credo
tuttavia che l´Europa debba prestare più interesse all´area del Mediterraneo.
L´Europa negli anni passati si è preoccupata molto dell´allargamento ad est ed
comprensibile. Ma così facendo ha trascurato gli obblighi nel Mediterraneo».
Quali sono gli obiettivi a lungo termine della politica europea in Medio
Oriente?
«Israele deve fare pace con i palestinesi, con il Libano e con la Siria. L´obiettivo
è che gli stati arabi riconoscano Israele, che nasca uno stato palestinese, che
finalmente questo conflitto cessi. Sono già sessant´anni che cresce ed ha
alimentato sia il fondamentalismo che il terrorismo, con un effetto
drammaticamente destabilizzante. Questa volta dobbiamo rimboccarci le maniche e
risolvere il problema».
Qual è il bilancio della guerra in Libano per Israele?
«Credo che la reazione di Israele sia stata esagerata, che avrebbe
dovuto cessare le azioni già dopo alcuni giorni e che, a conti fatti, il
protrarsi delle ostilità non ha giovato a nessuno, neppure ad Israele».
Che approccio bisognerebbe avere con Israele?
«L´opinione pubblica israeliana è diffidente ed è comprensibile per un paese
circondato da potenze che vogliono distruggerlo. La comunità internazionale
deve aiutare Israele a liberarsi dalla sindrome dell´assedio».
L´Europa deve temere il sorgere di un nuovo blocco di potere islamico in
Medio Oriente?
«L´interrogativo è sempre con quale politica si possono arginare i radicali
e gli estremisti e incoraggiare le forze moderate. Ma finora non si è
riflettuto a riguardo nella maniera giusta. L´idea di fermare il terrorismo con
la guerra per avere poi una fase di pace e di democrazia, non ha avuto
palesemente successo».
Nella politica nei confronti dell´Iran si parla sempre dei cinque membri
permanenti del consiglio di sicurezza dell´Onu più la Germania. Anche l´Italia
vuole avere voce in questo ambito?
«Noi italiani siamo assieme alla Germania i maggiori partner
commerciali dell´Iran e impegnati in prima fila in Libano nei confronti di
Hezbollah. Per questo abbiamo anche noi il diritto di essere inclusi quando si
affronta la questione iraniana. L´obiettivo non è un nuovo conflitto, bensì
colloqui che impediscano che l´Iran disponga di una bomba atomica».
Non si delinea forse un conflitto di interessi con la compagnia
petrolifera italiana Eni, fortemente impegnata in Iran?
«Se vuole posso farle un elenco delle imprese tedesche impegnate in
Iran».