Ennio Caretto
Aiuti ai dissidenti, liste nere degli agenti del regime.
Secretate alcune parti
«Lavoriamo per il
dopo-Castro». Stanziati 80 milioni
Piano USA da 80 mln $ per abbattere
il castrismo: pressioni diplomatiche ed economiche, appoggio ai dissidenti.
Piano USA chiamato “Contratto coi cubani”: 80 mln $ (oltre
ai 70 già stanziati per il 2007-2008) per portare la democrazia a CUBA dopo la
morte di FIDEL CASTRO:
– campagna informativa senza censura
– pressioni economiche e diplomatiche per isolare FIDEL e
RAOUL CASTRO
– contrastare il VENEZUELA per spezzare il suo asse con
CUBA
– pubblicazione della lista di chi viola i diritti umani
– collaborazione con le forze del dissenso.
Scettici molti dissidenti, che
temono un inasprimento della repressione e rifiutano interventi esterni.
Critici i democratici al Congresso (ma senza opporsi al progetto).
WASHINGTON – Il presidente Bush
adotta una nuova strategia per il cambiamento dei regimi a lui sgraditi e
sceglie Cuba come banco di prova: ai golpe degli anni Cinquanta-Settanta, e
alle guerre dello ultimo decennio, sostituisce i finanziamenti «alla
transizione dalla repressione alla democrazia».
Promette che alla morte di Castro, che ad agosto compirà 80 anni, a Cuba «non
ci sarà una successione», cioè il passaggio delle consegne al fratello Raul,
che ne ha 75, bensì «un governo ad interim che organizzerà elezioni
multipartitiche, libere e imparziali». Stanzia 80 milioni di dollari, in
aggiunta ai 70 milioni stanziati dal Congresso per il 2007 e 2008, per aiutare
«i coraggiosi leader dissidenti e i cubani che ancora tacciono per paura ma
sognano un futuro migliore». S’impegna da un lato a fare pervenire all’isola
«informazioni senza censura» e dall’altro ad «aumentare le pressioni
economiche» – le sanzioni – per indebolire Castro.
Il piano di Bush, intitolato «Contratto coi cubani», viene esposto in un
rapporto di 90 pagine della «Commissione d’assistenza a Cuba libera». Il
rapporto, coordinato dal segretario di Stato Condi Rice, dal suo «castrologo»
Caleb McCarry e dal ministro del Commercio, Carlos Gonzales, ammonisce che «non
si può aspettare il cambiamento a Cuba, ma bisogna lavorarci». Elenca una
serie di iniziative, dall’«isolamento diplomatico» di Castro e del fratello
alla «creazione di una società civile» nell’isola. Sottolinea che
l’Amministrazione Usa «è pronta a fornire aiuti umanitari ed economici e a
partecipare alla ricostruzione» nel dopo castrismo. Nelle parole della
Rice, che ha chiesto l’appoggio internazionale al piano, «esso preparerà i
cubani per il giorno in cui deporranno la dittatura, sceglieranno il governo e
recupereranno la loro sovranità».
La nuova strategia di Bush ricorda la vecchia strategia del predecessore
Clinton nei confronti dell’Iraq: Clinton stanziò fondi per un cambiamento di
regime a Bagdad, ma inutilmente. Il «Contratto coi cubani» si propone di
evitare un fiasco con alcuni interventi diretti. Uno sarà un tentativo di spezzare
l’asse Cuba-Venezuela mettendo in difficoltà il leader venezuelano Chávez
con mezzi imprecisati: significativamente, certi passi del rapporto sono
segreti. Un secondo sarà la pubblicazione di una «lista degli sbirri» a
Cuba, vale a dire dei violatori dei diritti umani, polizia politica, leader
del partito e così via, con preannuncio di un duro regolamento di conti quando
e se avrà luogo il cambio della guardia. Un terzo, ha affermato McCarry, sarà
«la nostra collaborazione con le forze democratiche» nell’isola.
Se Bush si aspettava l’applauso dei dissidenti cubani, è rimasto deluso.
L’economista Oscar Espinosa Chepe, condannato a vent’anni di carcere nel
2003 ma rilasciato per ragioni di salute, ha protestato all’Avana che «siamo
noi a dovere risolvere i problemi, le interferenze straniere, per quanto bene
intenzionate, complicano solo la situazione». Un secondo dissidente, Elizardo
Sanchez, ha lamentato che «piani del genere siano controproducenti, portino a
una maggiore repressione». E a Washington, un rifugiato anticastrista, Eusebio
Mujal Leon, ha accusato l’Amministrazione Usa di «non capire il nazionalismo
cubano e latino americano» osservando che con metodi come questo il
bushismo «si è inimicato una parte dell’Emisfero occidentale».
A L’Avana il presidente dell’Assemblea nazionale Ricardo Alarcon ha invocato
il sostegno del Centro e Sud America contro «l’imperialismo Usa». A Washington,
senza peraltro opporsi espressamente al piano, i democratici hanno criticato
Bush: «Lo ha presentato per conquistare il voto degli emigrati cubani alle
elezioni congressuali a novembre» ha sostenuto il deputato John Emanuel. Ma
la nuova strategia per il cambiamento dei regimi sembra piacere al presidente,
che di fatto ha abbandonato la propria dottrina della guerra preventiva. Bush,
che ha detto più volte di volere aiutare il popolo iraniano a riconquistare la
libertà, ha ottenuto finanziamenti di circa 100 milioni di dollari per una
campagna contro gli ayatollah.
IL
CONTRATTO Sono 90 pagine esposte in un rapporto della «Commissione d’assistenza a
Cuba libera», coordinato dal segretario di Stato Condi Rice LE CIFRE
Bush ha deciso di stanziare 80 milioni di dollari, oltre ai 70 stanziati dal
Congresso per il biennio 2007/2008
L’ OBIETTIVO Promuovere la nascita di un assetto democratico nell’isola,
fondato su libere elezioni
LÍDER MÁXIMO Fidel Castro compirà 80 anni il
prossimo 13 agosto. Il primo gennaio del 1952 Castro entrò a L’Avana e cadde il
regime di Fulgencio Batista.Nella foto, giovani cubani passeggiano davanti a un
cartellone pubblicitario che ritrae il leader cubano