L´addio di Sodano il diplomatico una carriera nel segno di Wojtyla

MARCO POLITI

Suggerì tutte le scelte, dall´appoggio dell´intervento in
Bosnia al no alla guerra in Iraq

Esordì con molte critiche per
un eccessivo sostegno a Pinochet
Nel saluto una promessa alla stampa: racconterà presto molti retroscena

CITTÀ DEL VATICANO – C´è un velo di nostalgia nel
breve comunicato con cui il cardinale Angelo Sodano, dopo aver espresso
gratitudine a Benedetto XVI e ricordato il «compianto» Giovanni Paolo II, si
ripromette di raccontare un giorno agli «amici giornalisti del lavoro di
squadra svolto in questi anni dalla segreteria di Stato».


Un appuntamento tra futuro e passato, come un generale napoleonico dedito alle
memorie dopo la morte dell´Imperatore. Angelo Sodano è stato l´«ombra» leale
e incrollabile del secondo capitolo del pontificato wojtyliano. Ministro degli
Esteri vaticano nel 1988, è salito al vertice della Curia nel 1990. Giovanni
Paolo II girava per il mondo, caratterizzando la sua missione attraverso gesti
profetici
– le riunioni dei leader religiosi ad Assisi, il grande mea culpa
del Giubileo, la predicazione contro il pensiero unico del liberalismo
selvaggio, l´impegno a difesa della vita e in favore di una globalizzazione dal
volto umano, la strenua opposizione all´invasione dell´Iraq da parte di Bush – e
al chiuso delle stanze vaticane Sodano faceva il lavoro silenzioso e tranquillo
del timoniere
. «Noi dobbiamo essere fedeli esecutori», ha sempre inculcato
ai collaboratori.
E con la solidità che gli veniva dalla sua estrazione rurale ha pilotato,
agli ordini di Giovanni Paolo II, la nave della Chiesa attraverso la crisi
jugoslava
– prima con il riconoscimento prematuro dell´indipendenza di
Croazia e Slovenia, poi con l´appoggio alla teoria dell´«intervento umanitario»
voluto da Wojtyla a tutela della Bosnia – attraverso la prima guerra del
Golfo, le crisi di Terrasanta e i conflitti nel Kosovo e in Afghanistan, fino
alla grande campagna diplomatica per isolare (visto che bloccare era
impossibile) l´avventura militare degli Stati Uniti in Mesopotamia
. «Ma vi
conviene irritare un miliardo di musulmani – fece sapere in quell´occasione ai
suoi amici americani – e la lezione del Vietnam non vi ha insegnato niente?».
Nato vicino ad Asti nel 1927, un padre deputato democristiano per tre
legislature, Sodano ha passato gran parte della sua vita nel servizio
diplomatico. Molta America latina e poi la missione come nunzio in Cile a partire
dal 1977. Se in una prima fase gli è stata rimproverata eccessiva
accondiscendenza verso il regime di Pinochet, è anche vero che, in collegamento
con Washington, Sodano è stato promotore della transizione che ha costretto il
dittatore ad accettare l´esito del referendum popolare con cui si è conclusa la
sua carriera politica
.
In Italia, da segretario di Stato, è stato il primo a sdoganare Fini dopo la
svolta post-fascista dei missini, lavorando per un consolidamento dello
schieramento di centrodestra
.
Con lealtà, ma anche con franchezza, ha accompagnato papa Wojtyla nel suo
calvario finale, non nascondendo la drammaticità della situazione. E non c´è
dubbio che sia stato uno degli artefici della rapida ascesa di Ratzinger al
trono papale.
Insieme a Sodano lascia il dicastero degli Esteri una personalità brillante
come Giovanni Lajolo, anch´egli della covata casaroliana, poi cresciuto sotto
le ali del segretario di Stato. È la fine di un´
epoca. A sostituire Lajolo
dovrebbe venire – dicono – il nunzio in Francia, monsignor Baldelli.

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