ITALIA, IRAQ
REPUBBLICA Giov. 8/6/2006 VINCENZO NIGRO
Gli iracheni: "Il vostro un rientro modello"
Il capo della Farnesina ha
avuto incontri nella capitale e a Suleimanya, dove ha visto il presidente
Talabani
Il ministro degli Esteri: rafforzeremo la nostra presenza politica, economica,
umanitaria
ROMA – «L´Italia ritira le sue truppe ma non ritira
il suo impegno, non abbandona l´Iraq: questo è il nostro modo per rimanere
vicini alla vostra giovane democrazia». Lo slogan che Massimo D´Alema ha
ripetuto ai suoi ospiti iracheni deve averli incantati. Il presidente, il
premier e il ministro degli Esteri di Bagdad hanno risposto in maniera
sorprendentemente positiva all´annuncio che l´Italia entro l´autunno concluderà
del tutto la sua missione militare. Il presidente iracheno Talabani ha
detto semplicemente che «questo degli italiani è un esem-pio, il modo giusto
per concordare il ritiro di un contingente militare, in accordo e sicurezza».
«La verità è che il governo iracheno vuole iniziare ad assumere il controllo di
alcune aree del paese», dice uno dei diplomatici che ha viaggiato con D´Alema a
Bagdad, «e ritengono che si possa partire proprio dal Sud del paese, dalla zona
di Nassiriya». Come dire che la scelta del rientro italiano si incrocia con il
primo tentativo degli iracheni di riprendersi qualche pezzo del paese.
In mattinata c´è stato il primo incontro a Bagdad con il premier Nuri al
Maliki, che aveva avuto anticipazioni dettagliate dall´ambasciatore
italiano a Bagdad Maurizio Melani sulle posizioni di D´Alema. «Il governo
iracheno ha un programma per occuparsi della sicurezza da parte delle forze
irachene, e questo programma inizierà proprio nella parte meridionale del
paese», ha detto il primo ministro ai giornalisti dopo l´incontro. «I
rapporti con l´Italia sono ottimi e rimarranno eccellenti, anche dopo il ritiro
delle vostre forze», ha detto più tardi il presidente del Parlamento, il
sunnita Mahmoud al Mashadani.
Con il ministro degli Esteri le cose sono state molto più lunghe e intense: il
curdo Hoshyar Zebari ha invitato D´Alema a pranzo, un banchetto, e
dall´appetito del suo ospite ha annunciato che avrebbe fatto derivare la
valutazione sul successo politico della visita. D´Alema ha mangiato molto, ed
ha mangiato con rinnovato, intenso appetito nel pomeriggio a Suleimanya, nel
palazzo del presidente dell´Iraq, il curdo Jalal Talabani.
Al ministro Zebari il ministro italiano ha presentato le idee che l´Italia
metterà in piedi per sostituire con un impegno «politico, economico e
umanitario» la cooperazione militare. Innanzitutto l´assistenza nella
progettazione esecutiva di grandi infrastrutture; poi la formazione e
l´aggiornamento professionale in Italia di tecnici nel settore
dell´elettricità, dell´energia, delle risorse idriche e dei trasporti. D´Alema
ha confermato che l´Italia farà la sua parte per
"internazionalizzare" la questione della ricostruzione irachena,
coinvolgendo sempre di più Onu, Nato e Unione Europea. E un primo piccolo
esempio di questo volere tenere agganciato il governo iracheno all´Europa è
stato l´invito che D´Alema ha fatto al suo collega iracheno: Zebari
parteciperà a Lussemburgo al prossimo Consiglio Esteri dell´Unione europea, il
ministro iracheno con i 25 colleghi dell´Unione.
Dopo gli incontri di Bagdad, in un contesto di sicurezza delicatissima che
ha mobilitato al massimo gli uomini dell´esercito e del Sismi (gli americani
hanno offerto assistenza totale, garantendo gli elicotteri per lo spostamento
della delegazione italiana), D´Alema è andato a Sulemainya. D´Alema conosce da
tempo Talabani, il cui partito è con i Ds nell´Internazionale socialista: e
infatti il "compagno Massimo" è stato accolto come «un vecchio amico
che ci ha sempre sostenuto». Talabani si riferiva alla causa curda, che in
effetti ha incrociato più volte la storia di Massimo D´Alema. Ma adesso
Talabani stesso è presidente di tutto l´Iraq, ed è di tutto l´Iraq che ha
parlato con D´Alema. Dopo aver ascoltato l´italiano, Talabani ha detto
addirittura che «il modello italiano per il ritiro dei soldati dall´Iraq
dovrebbe essere preso ad esempio per tutti». «Comprendiamo perfettamente la
posizione dell´Italia, ma siamo contenti che il ritiro dei militari italiani
avvenga in maniera coordinata e che l´Italia intenda comunque mantenere e
rafforzare la cooperazione politica, civile e umanitaria». Talabani arriva a
fare un paragone: «Ricordate la Spagna? Il modello spagnolo di ritiro? È
stata una fuga che non ha lasciato nulla. Invece l´Italia lascia molto, lascia
una forte cooperazione».