Immigrati, il governo alza le quote

ITALIA, IMMIGRAZIONE, POLITICA

CORRIERE Dom. 28/5/2006 1^ pagina


Per Amato superabile il tetto dei 170 mila. Sì dagli
imprenditori. Sacconi: trionfo dei clandestini

Il Viminale: nessuna
sanatoria, ma nuovi decreti per le domande in regola E il cardinale Tettamanzi apre
sul diritto di voto. Proteste dal centrodestra

Il ministro dell’Interno ha annunciato che nel 2006
il governo può alzare le quote degli immigrati. Il Viminale chiarisce che verrà
data risposta alle 170 mila domande previste dal decreto Berlusconi e poi
saranno esaminate le 315 mila in eccedenza. Con altri decreti si stabilirà il
fabbisogno. «Non ci sarà alcuna sanatoria – si precisa – e verranno accolte le
domande in regola con la Bossi-Fini».
Maurizio Sacconi, ex sottosegretario azzurro al Welfare protesta: i numeri
erano già alti. Plaudono, invece, gli imprenditori veneti.
Il cardinale di Milano, Tettamanzi, chiede il diritto di voto agli immigrati.
Protesta il centrodestra.

Il Viminale: «Un decreto per
le 315.000 domande in più. Accolte solo quelle in regola»

ROMA – Il ministro dell’Interno ha annunciato che nel
corso del 2006 il governo ha possibilità di varare altri decreti flussi per gli
immigrati muovendosi comunque all’interno dei paletti già fissati dalla
Bossi-Fini
. Giuliano Amato, che nei giorni scorsi aveva manifestato
grande attenzione per la posizione di quegli stranieri irregolari capaci però
di dimostrare di avere un alloggio e un lavoro, ha affidato a una nota
ufficiale del Viminale la descrizione del percorso che il governo intende
seguire. Prima verrà data un risposta per i 170mila (la graduatoria dei
primi 200mila è già in possesso delle prefetture) previsti dal decreto
flussi firmato il 15 febbraio da Silvio Berlusconi e poi si passerà ad
esaminare le 315mila domande in eccedenza che già sono arrivate alle Poste
.
Il secondo decreto del presidente del Consiglio dei ministri (dpcm) stabilirà
la quantità del fabbisogno e una data che farà fede per la validità delle
domande. Di sicuro «non ci sarà alcuna sanatoria», precisa il ministero,
perché come ha detto Amato «saranno accolte solo le domande relative ai
lavoratori che risulteranno in possesso di tutti i requisiti prescritti» dalla
legge Bossi-Fini.
Conferma il ministro Paolo Ferrero (Solidarietà sociale)
che era stato criticato
per una sua fuga in avanti: «Il Viminale chiarisce l’inesistenza di presunte
divergenze all’interno del governo sul tema immigrazione». Sui tempi del nuovo
decreto, Ferrero non si sbilancia perché le strutture provinciali che dovranno
verificare l’attendibilità delle 485mila domande fin qui presentate è tutta da
mettere a punto: «Se ci sarà una quantità di domande superiore alle 170mila
previste dal flusso programmato, un nuovo decreto appare come la strada più
efficace».
I numeri, però, mettono in allarme l’opposizione anche se Amato ha detto che
verrà rispettata la Bossi-Fini laddove prevede tre pareri preventivi (compreso
quello del Parlamento) prima del varo del secondo decreto flussi 2006
. Per Maurizio
Gasparri
, dell’esecutivo di Alleanza Nazionale, la decisione del governo
equivale «ad una sanatoria di fatto». A suo avviso è evidente che la
«rinuncia alle espulsioni e la concessione a chiunque di permessi incoraggerà
coloro che organizzano il flusso di clandestini con la conseguenza dell’aumento
del tasso di criminalità in Italia».
Più pacato, invece, Alfredo Mantovano, ex sottosegretario all’Interno di
Alleanza nazionale: «Dopo giorni di confusione, il Viminale chiarisce che in
tema di flussi migratori il nuovo esecutivo applicherà alla lettera la legge
Bossi-Fini»
. Per Angelo Bonelli (Verdi), la destra «alza la voce solo per
coprire le sue responsabilità».

CORRIERE Dom. 28/5/2006
Dino Martirano

Sì dagli imprenditori veneti «Dateci il triplo
degli ingressi»

ROMA – Già giovedì, a margine dell’assemblea della
Confindustria, i ministri Giuliano Amato e Paolo Ferrero avevano avuto modo di
ricevere informalmente un incoraggiamento sulla strada di una minore rigidità
del governo rispetto alla quantità di lavoratori stranieri autorizzati ad
entrare ogni anno nel nostro Paese. E ora, la conferma di quanto la
Confindustria segua con attenzione le mosse dell’esecutivo arriva dal vice
presidente degli industriali veneti, Giampaolo Pedron: «Bene ha fatto il
ministro dell’Interno ad annunciare un nuovo decreto flussi perché viene
incontro alle esigenze delle famiglie e delle imprese»
. Tuttavia il
presidente dell’Unione industriali di Vicenza, Massimo Calearo, sprona
l’esecutivo guidato da Romano Prodi ad impostare le quote annuali anche sotto
il profilo qualitativo: «Oltre alle badanti servono gli ingegneri…».
Spiega dunque Pedron: «Con il governo precedente e la Regione Veneto
avevamo ipotizzato un modello che reputo serio per la gestione degli ingressi.
La Regione organizzava una ricognizione quantitativa e qualitativa delle
esigenze delle imprese e delle famiglie per individuare i segmenti che
compongono la domanda complessiva. Poi, le parti sociali e la Regione avrebbero
dovuto stabilire se questo fabbisogno era compatibile con il sistema sociale
locale. Ecco, quel modello richiedeva, rispetto al volume individuato di
lavoratori stranieri, anche una verifica dell’impatto sociale al fine di rendere
integrabile la quota in arrivo: e mi riferisco alle politiche abitative e a
quelle per la scuola».
Il vicepresidente degli industriali del Veneto affronta poi il cuore del
problema, e parla di numeri. Il fabbisogno 2006 individuato per l’intera
regione dal primo decreto flussi corrisponde grosso modo alla metà delle
domande presentate: la quota disponibile è di 20.155 unità mentre le richieste
sono 58.244 più i neocomunitari che sono altri 20mila circa
. Spiega Pedron:
«Considerando che il 30-40 per cento delle domande riguarda l’assistenza
agli anziani e i lavori domestici, la cifra dei 58 mila corrisponde al
fabbisogno reale del Veneto»
. Ma sono tutte domande cui corrisponde un
datore di lavoro non inventato? «Secondo me ci può essere anche qualche forzatura
e qualche imprecisione in alcune richieste, tuttavia questi numeri
soddisfarebbero la richiesta delle imprese e delle famiglie». Ovviamente, gli
stagionali agricoli «che vanno e vengono sono un altro aspetto del problema».
Massimo Calearo, presidente degli industriali di Vicenza, ha confermato al
«Corriere del Veneto» che quella del governo in carica è «una mossa politica». Calearo,
però, ha anche spiegato che vanno cambiati alcuni meccanismi introdotti dalla
riforma voluta dalla Cdl: «Ribadisco che le quote devono essere legate alle
richieste delle imprese anche se ai numeri bisogna legare la qualità. La
Bossi-Fini ci impedisce di far arrivare un ingegnere dal Sud America ma ci
riempie di badanti
. Noi abbiamo bisogno di personale specializzato, quindi
l’auspicio è che la sanatoria possa sbloccare la situazione e conciliare
quantità e qualità».

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