ITALIA, IRAQ, USA
CORRIERE Dom. 21/5/2006 Maurizio
Caprara
Il ministro degli Esteri: mercoledì prima riunione, la
missione da militare diventerà civile. Prodi: ritiro in agenda, saremo seri,
coerenti e prudenti
ROMA – Questa volta l’Amministrazione degli Stati
Uniti, che per le congratulazioni di George W. Bush a Romano Prodi aveva
aspettato la pronuncia della Cassazione sui risultati elettorali, non si è
fatta attendere a lungo. Il segretario di Stato americano Condoleezza Rice,
ieri pomeriggio ha telefonato a Massimo D’Alema per rivolgergli gli auguri di
buon lavoro dopo la sua nomina a ministro degli Esteri e vicepresidente del
Consiglio.
La chiamata, che ha raggiunto il presidente dei Ds mentre era a Napoli per la
campagna elettorale delle comunali, è arrivata a tre giorni dall’assegnazione
degli incarichi e mentre la Camera deve ancora dare la fiducia al governo Prodi
II.
«Qui a Washington ci ricordiamo tutti della grande credibilità sua,
presidente, ai tempi del Kosovo», ha detto a D’Alema, secondo quanto ha
potuto ricostruire il Corriere, la donna che ha nelle sue mani la
politica internazionale di Bush. «Abbiamo grande stima per il suo
comportamento di allora e siamo certi che potremo sempre collaborare, come a
quei tempi, e che lei non cambierà comportamento rispetto ad allora», ha
aggiunto il sottosegretario di Stato. Inevitabile vedere in questo attestato di
stima sia la fiducia nella persona sia la richiesta di comportamenti coerenti
con questo da parte dell’intero governo. Da presidente del Consiglio,
D’Alema appoggiò la guerra in Kosovo pur avendo nella maggioranza i Comunisti
italiani e Verdi, piuttosto contrari all’intervento militare.
Il titolare della Farnesina ha definito «molto cortese e calorosa» la
telefonata con la quale Condoleezza Rice gli ha «dato il benvenuto nel club dei
ministri degli Esteri». I due hanno concordato di parlarsi di persona prima del
G8 di luglio in Russia. Non è escluso, a Washington o altrove, entro giugno.
Il Dipartimento di Stato si occupa con attenzione del ritiro dei militari
italiani dall’Iraq. Era già nelle intenzioni del governo Berlusconi, tuttavia
la fase esecutiva si fa meno lontana.
In pubblico D’Alema ha accennato a un’incontro previsto mercoledì. Si tratta di
una riunione, istruttoria, che avrà con il ministro della Difesa Arturo Parisi.
Da mesi la Farnesina sta esaminando una «riconversione» dell’intervento
italiano più imperniata su aiuti civili. Da Bologna, il presidente del
Consiglio ha detto che un programma di rientro dei militari verrà deciso «forse
non nella prossima settimana, ma è nell’agenda del governo». Significa che
la valutazione degli atti da compiere, già in corso, richiede altri passaggi.
Prodi ha ribadito che il ritiro verrà pianificato «con la serietà, la
coerenza e la prudenza necessaria». Come a dire: dando rassicurazioni al
governo iracheno che non subirà traumi. «L’Italia non scappa. Ritira le forze
armate in un quadro di collaborazione civile», ha dichiarato D’Alema.
Presidente e vicepresidente del Consiglio ieri si sono congratulati per le
nomine con il nuovo premier Bagdad, Nuri al Maliki, e con il ministro degli
Esteri, Hosh Iyar Zebari. Su un’altro tema che gli USA seguono con attenzione,
il Medio Oriente, D’Alema si è voluto mostrare equanime: «io sono
filo-palestinese e filo-israeliano».
Alla Farnesina, il successore di Gianfranco Fini affiderà la direzione del
Servizio stampa a Luca Giansanti, oggi corrispondente da Roma dell’Alto
rappresentante per la politica estera e la sicurezza europea. In pratica il
diplomatico italiano che fa da ufficiale di collegamento con Javier Solana.
Giansanti ha lavorato tra l’altro all’ambasciata a Washington. Dal primo luglio
subentrerà a Pasquale Terracciano, che andrà a Madrid come ambasciatore.