Veltroni rivaluta il metodo Biagi ma sulla flessibilità sinistra divisa

ITALIA, SINISTRA, LAVORO, PRECARIETÀ

REPUBBLICA SAB. 13/5/2006   ROBERTO MANIA

Intervento del sindaco di Roma sulla riforma del giurista
assassinato. Damiano (ds): servono ammortizzatori

Rifondazione: basta con la precarietà del lavoro


Al di là di PRC, nella sinistra si diffonde una
rivalutazione della legge Biagi e una distinzione fra flessibilità e
precarietà: mantenere la legge, salvo pochi contratti inutilizzati, ma
introdurre ammortizzatori sociali.


ROMA – La riforma del mercato del lavoro non è un
tabù. Walter Veltroni getta il sasso nello stagno a riapre la
discussione a sinistra e nel sindacato sul tema scottante della legge Biagi. Lo
ha fatto ieri con un articolo sulla Stampa per ricordare la figura
intellettuale («un riformista, socialista e cattolico, ma in primo luogo un
uomo al servizio delle istituzioni») e l´opera del giuslavorista assassinato
dalla Br, al quale il Comune di Roma ha dedicato una strada. Veltroni
rilancia il metodo di Marco Biagi, quello di un confronto fino «alla radice dei
problemi, senza valutazioni a priori, senza ideologismi, senza agitare la
riforma del mercato del lavoro come una bandiera, né da sostenitori, né da
detrattori». Ma soprattutto parla della flessibilità, come conseguenza della
globalizzazione, che va regolata e accompagnata da nuovi ammortizzatori sociali
.
«Evidentemente – commenta il ministro del Welfare uscente Roberto Maroni –
la sinistra si sta rimangiando un po´ alla volta tutte le sue tesi propagandistiche
contro Marco Biagi
. Ora devono pensare a governare e stanno uscendo allo
scoperto quelli che, come Veltroni, devono correggere gli eccessi della
campagna elettorale».
Eppure nessuno a sinistra ha cambiato posizione. Non Rifondazione comunista
che con il suo neo segretario Franco Giordano ripropone la tesi secondo cui la
flessibilità porta di per sé alla precarietà e chiede una svolta culturale; non
la Cgil
, che con il segretario confederale Fulvio Fammoni, ripete che vada
interamente riscritta la legislazione sul lavoro. Non Tiziano Treu della
Margherita e Cesare Damiano dei Ds che come estensori della parte del
programma dell´Unione sul lavoro rilanciano l´idea delle profonde correzioni
alla legge Biagi, in particolare nella parte che moltiplica le tipologie
contrattuali. Si schierano, con entusiasmo, dalla parte di Veltroni i leader
di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, che con il governo
Berlusconi hanno sottoscritto nel luglio del 2002 il Patto per l´Italia
.
Dice il segretario di Via Po: «È bellissimo ciò che ha detto Veltroni. È
esattamente quello che penso anch´io e lo ha detto con estrema chiarezza e
semplicità. Questo serve anche per ritrovare compattezza nell´azione unitaria
del sindacato». Sostiene Angeletti: «È solo con un cultura riformista che si
può governare. E poi: chi può pensare di superare interamente la legge Biagi?
Si può forse regolare meglio la parte sul collocamento?».
Va all´attacco Giordano: «Contesto l´idea di Veltroni secondo cui la
flessibilità è un passaggio propedeutico alla stabilità dei rapporti di lavoro.
Non è vero: lo dicono i dati empirici, non l´ideologia. La flessibilità degrada
sempre in precarietà ed è per questo che la legge 30 va cambiata da cima a
fondo. Bisogna prospettare un altro modello di assetti produttivi»
.
Getta acqua sul fuoco Fammoni: «La nostra idea è quella di scrivere una
nuova legge sul lavoro
. D´altra parte la stessa applicazione del programma
dell´Unione finirà per superare la legge 30». Niente di più. Mentre Damiano,
fassiniano di ferro, uno dei candidati al ministero del Lavoro, dice di non
condividere l´impostazione di fondo del Libro Bianco di Biagi e che il
centrosinistra punta proprio a introdurre le tutele per la flessibilità che il
governo uscente non ha realizzato
. «Non in termini ideologici, ma in
maniera molto concreta pensiamo di colmare quel vuoto che ci hanno lasciato.
Perché la flessibilità va abbinata alla sicurezza sociale, a nuovi
ammortizzatori sociali. Solo in Italia, invece, la flessibilità degenera in
precarietà»
. Precisa Treu: «Non butteremo a mare niente, ma certo la
legge 30 va ampiamente riequilibrata. Siamo stati "invasi" da
migliaia di norme, noi ne abrogheremo 4 o 5, relative a istituti che nessuno
vuole»
.

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