Sei milioni di lavoratori in nero

ITALIA, LAVORO, SINDACATI

REPUBBLICA Ven. 5/5/2006   Roberto Marro

La denuncia della Cgil: aumenta l´incidenza del sommerso
sul Pil. Epifani: incentivi alle imprese che rispettano la legge

Crescono del 4% gli
irregolari, l´Inps perde 20 miliardi l´anno

ROMA – La piaga del lavoro nero si allarga e la
Cgil lancia l´allarme insieme ad una campagna capillare contro il sommerso,
intitolata significativamente "Il rosso contro il nero"
. Secondo
i dati contenuti in uno studio elaborato dal sindacato di Corso d´Italia e
presentato ieri in una conferenza stampa sono quasi 6 milioni le posizioni
irregolari registrate nel 2005, 286.000 in più rispetto all´anno precedente. Un
balzo di oltre il 4 per cento rispetto al 2004. Ciò significa che il sommerso
ha inciso sul Pil del 2005 per lo 0,9% in più, quasi 10 miliardi di euro in
valore assoluto, più o meno le risorse necessarie per finanziare il taglio di
cinque punti del cuneo fiscale. Ma che si traduce, ogni anno, anche in un
mancato introito per le casse dell´Inps e dell´Inail di circa 20 miliardi e di
quasi 100 per quelle del fisco
.


«Quella dell´economia sommersa è una sfida che lanciamo al prossimo governo che
dovrà dare segnali forti in questa direzione già nella prossima Finanziaria.
Vogliamo riportare al centro la battaglia per la legalità messa a serio rischio
dalla lunga stagione di politiche dei condoni portata avanti dal governo
Berlusconi», ha detto il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, per il quale per
combattere il lavoro nero «ci vuole da un lato la repressione ma dall´altro
anche un sistema di incentivi per tutte quelle imprese e qui lavoratori che
vogliono uscire dalla situazione di irregolarità». E la sfida è stata subito
accolta da Tiziano Treu
, senatore della Margherita e che potrebbe far parte
del prossimo esecutivo: «La lotta al lavoro nero è anche per noi una priorità
perché è un peso per l´economia ma anche per la morale».
Il sommerso è oggi soprattutto lavoro extracomunitario. Da qui la proposta
della Cgil di regolarizzare i circa 300.000 lavoratori non europei che non sono
rientrati nell´ultimo decreto sui flussi
. «Sono lavoratori per i quali già
esiste una domanda di regolarizzazione presentata dai loro datori di lavoro –
ha spiegato Epifani – e che se venissero regolarizzati entro il 2006
porterebbero nelle casse dello Stato il loro contributo sia in termini fiscali
sia contributivi».
Lo studio della Cgil evidenzia innanzitutto le difficoltà nel reperire «dati
aggiornati e significativi» sul fenomeno del sommerso. Comunque, al 31
dicembre 2005 le posizioni lavorative irregolari in Italia sono 5.982.000,
286.000 in più rispetto al dicembre 2004. Il maggior incremento riguarda i
lavoratori completamente irregolari, dunque sconosciuti al fisco, che sono
oltre 3.200.000, 287.000 in più del 2004. Sono aumentati di 199.000 unità anche
le posizioni relative agi lavoratori autonomi irregolari (850.00), mentre
diminuiscono di 200.000 unità le posizioni irregolari nel lavoro dipendente.
Dal punto di vista geografico il lavoro nero diminuisce solo nel nord-ovest
(-0,9% rispetto al 2004), mentre drammatica resta la situazione al sud, dove il
sommerso si attesta al 36,7% (+0,7% sul 2004)
. Infine il pacchetto di
proposte, tra le quali quella di introdurre gli indici di congruità, una specie
di studi di settore per la lotta all´evasione fiscale. Il nuovo strumento
servirà ad accertare le reali dimensioni delle imprese, definendo per i
principali settori opportuni indici che stabiliscano il rapporto
"congruo" tra servizi e beni prodotti e lavoratori da impiegare
nell´impresa. «Un´idea condivisibile», ha commentato Treu.

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