ITALIA, POLITICA
CORRIERE Sab. 6/5/2006
Enrico Marro
Dagli operai il 12,5% dei consensi alla Lega, all’Unione
solo il 9,5%
Nonostante l’alta sindacalizzazione gli operai elettori
del Polo sono più numerosi di quelli dell’Ulivo, il quale invece prevale fra
gli imprenditori.
ROMA – Era già accaduto nel 2001, ma ora il fenomeno degli
operai e dei pensionati che al Nord votano più per il centrodestra che per il
centrosinistra si è accentuato. Paolo Feltrin, politologo che aveva
spiegato il cosiddetto «voto disgiunto», è tornato sul luogo del delitto con un
sondaggio sulle intenzioni di voto di un campione rappresentativo di 20 mila
persone e una serie di elaborazioni sui risultati delle elezioni del 9 aprile
per misurare la correlazione tra appartenenza a un sindacato e coalizione
scelta.
«Ancora più di cinque anni fa è aumentato il numero di operai e
pensionati che nelle regioni del Nord hanno votato per la Casa delle libertà –
dice Feltrin -. Credo che a sfavore del centrosinistra abbia pesato un certo
messaggio catastrofista sulle condizioni dell’economia che, nelle aree più
ricche del Paese, è apparso irrealistico e ha suscitato molto scetticismo sulle
capacità della coalizione guidata da Romano Prodi di rilanciare lo sviluppo». Nessuna
sorpresa quindi se al Nord il 44,4% degli operai ha votato per il centrodestra
contro il 38,6% per il centrosinistra (il 17% non dichiara il proprio voto, ma
è probabile che tra questi ci siano molti elettori della Cdl che però non
vogliono dirlo). E il voto per Berlusconi è ancora più alto tra i pensionati:
al Nord il 45,7% contro il 37,2% per Prodi e nel Centro- Sud il 42,7% contro il
34,7%. Il leader dell’Unione fa invece il pieno tra gli insegnanti e gli
impiegati pubblici.
A chiedere al professore di indagare sul voto sono stati in molti,
«comprese alcune strutture sindacali», che vogliono appunto capire
l’orientamento dei loro iscritti. «Certamente la Cgil appare come il sindacato
complessivamente più sbilanciato a sinistra, col 70% degli iscritti, ma il 16%
circa dichiara di votare per il centrodestra, in particolare il 7,9% per Forza
Italia. Ma in Lombardia, Veneto, Friuli, dove la Cdl ha avuto un grande
successo, queste percentuali almeno raddoppiano».
Più equilibrata la situazione nelle altre due confederazioni. La Cisl appare
divisa a metà tra un 41,5% di iscritti che sceglie lo schieramento di Prodi e
un 40,4% che invece opta per Berlusconi. E anche nella Uil l’area di
centrodestra è rilevante: 37,3% contro il 47,6%. Si spiega così lo stupore
dell’imprenditore Mario Carraro che all’indomani del voto osservò che a
Campodarsego (Padova), dove c’è la sua fabbrica di assali per trattori, poiché
l’80% del voto era andato a destra, erano stati anche i suoi operai a votare
per Berlusconi mentre «i padroni, pochi» avevano scelto Prodi.
Feltrin, disaggregando i voti, ha concluso che ogni 100 voti dell’Ulivo solo
9,5 vengono dagli operai mentre questa percentuale sale al 12,5 per la Lega e
al 9,9 per An (8,6 per Forza Italia). Infine, gli indici di correlazione, che
si ottengono incrociando i risultati elettorali con i tassi di
sindacalizzazione: indici che sono molto più bassi rispetto alle attese di un
significativo allineamento tra adesione al sindacato e orientamenti di voto a
sinistra. «Di converso – spiega Feltrin – ne esce rafforzata l’ipotesi che
una parte significativa dell’elettorato sindacalizzato abbia espresso un voto
"disallineato", dunque per il centrodestra». La classifica delle
regioni a più alto indice di disallineamento vede, nell’ordine, Sicilia,
Veneto, Lombardia, Friuli, Puglia e Piemonte. «Ciò non toglie – conclude
l’esperto – che anche gli operai e i pensionati che votano a destra
continueranno a sostenere il sindacato quando si tratta di tutelare i loro
salari e pensioni. Un comportamento perfettamente razionale».