Torna la tentazione del nucleare

ENERGIA, NUCLEARE

REPUBBLICA Mer. 26/4/2006   MAURIZIO RICCI

Governi e industrie studiano nuovi impianti, ma le
incognite restano alte

Motivi ecologici ed economici
dietro il rinnovato interesse per questa fonte di energia
Il rischio rimane imprevedibile Ma il problema principale è lo smaltimento
delle scorie
Tempi lunghissimi di progettazione mentre cambia il panorama energetico
Blair pensa a un piano di rilancio, la Francia avvierà presto un nuovo reattore

Il nucleare? C´è, anche dopo Chernobyl. Nel mondo sono in
funzione 439 centrali atomiche, che forniscono il 17% dell´elettricità globale,
con il picco di oltre tre quarti del totale nazionale per la Francia. La
differenza, dopo Chernobyl, è che si è praticamente smesso di costruirne di
nuove, soprattutto in Occidente. In questo momento, nel mondo si stanno
allestendo in tutto 24 nuovi impianti – per lo più in India, Cina, Giappone e
Taiwan – ma, per sei di essi (uno su quattro), il lavoro sta andando avanti da
vent´anni e non se ne vede la fine. Sulle due sponde dell´Atlantico, fra Europa
e America, ce n´è in costruzione solo uno, ed è il primo da dieci anni
. Il
risultato è che, nel prossimo decennio, mano a mano che le centrali più vecchie
vengono smantellate, la quota del nucleare sulla produzione mondiale di
elettricità andrà diminuendo drasticamente.
Ma la corsa del prezzo del petrolio e del gas ha cambiato lo scenario. In
nome dell´ecologia
(una centrale atomica non produce effetto serra) e
della necessità di diversificare le fonti di energia, l´opzione nucleare è di
nuovo sul tavolo di governi ed industrie
. La Francia potrebbe presto
avviare la costruzione di un nuovo reattore. In Gran Bretagna – dove un quarto
dell´elettricità, oggi, è fornito da centrali atomiche che, nel giro di dieci
anni, dovranno essere chiuse – Tony Blair si preparerebbe a varare, entro
giugno, un piano di rilancio del nucleare. In Germania e Stati Uniti, le
industrie stanno rimettendo mano a vecchi progetti. Anche in Italia, dove un
referendum popolare ha bandito l´energia atomica, il ministro uscente Claudio
Scajola ha più volte sottolineato la necessità di rivitalizzare quel che resta
dell´industria nucleare nazionale (a partire, ad esempio, da Ansaldo Nucleare)
per salvaguardarne, almeno, la competitività tecnologica. Una preoccupazione
realistica: quando è stata chiamata a costruire il reattore finlandese, la
francese Framatone ha dovuto consultare freneticamente vecchi elenchi del
personale, per rintracciare tecnici che, nel frattempo, erano stati licenziati.
Finora, tranne la Finlandia, nessuno ha preso decisioni operative e il
dibattito sul nucleare è rimasto nel vago. In particolare, non hanno ancora
trovato risposta i principali dubbi che circondano l´esperienza nucleare
.
Eccoli.
Incidenti. Gli standard di sicurezza per nuove centrali atomiche sono
assai più stringenti di quelli delle vecchie centrali e certamente di Cernobyl
.
La nuova centrale finlandese è progettata per superare sia il caso Cernobyl
(fusione del nucleo) sia quello 11 settembre (un attacco con i jet). A
paragone, la possibilità di incidenti in una centrale a gas è molto più
alta. Ma il confronto è mal posto. La differenza di impatto fra un incidente in
una centrale a gas e in una atomica è enorme
. Una esplosione in una
centrale a gas può creare una palla di fuoco che incenerisce il territorio
circostante per 1-2 chilometri. Poi basta. In un incidente atomico è
difficile individuare i danni, contenerli geograficamente
(una nube
radioattiva può spostarsi di continente in continente) e impedire che si
protraggano per anni
.
Scorie. Il volume di scorie prodotte, ogni anno, da un singolo
reattore è modesto. Il problema è che si accumulano e occorrono migliaia di
anni per smaltirle
. La Finlandia le ha seppellite in un letto di granito a
500 metri di profondità. Ma la Finlandia non è zona sismica. Il Mit di
Boston ha calcolato che, in caso di rilancio del nucleare, il mondo avrebbe
bisogno, ogni 3-4 anni, di un deposito grande come quello gigantesco delle
Yucca Mountains che, peraltro, il governo Usa non è ancora riuscito a varare
.
Tempi. La Finlandia ha cominciato a parlare di un nuovo impianto
nucleare nel 1997
. La costruzione è cominciata nel giugno 2005. La scorsa
settimana, il direttore Martin Landtman ha comunicato che era già stato
accumulato un ritardo di nove mesi nell´esecuzione. Nell´ipotesi migliore,
la centrale comincerà a funzionare nel 2010. Totale 13 anni
. Ammesso di
tenere un ritmo finlandese, un Paese che decidesse oggi un rilancio del
nucleare, avrebbe la centrale operativa all´alba del 2020, in uno scenario
energetico oggi imprevedibile
.
Costi. E´ dibattito aperto fra gli esperti se, ai costi attuali del
gas, il nucleare sia più economico
. Ma non è il dibattito giusto. Il
vantaggio di una centrale atomica è che il carburante costa poco, più o meno il
5% del totale
. Ma è anche il suo maggiore svantaggio. L´altro 95% dei
costi sono fissi, in larga misura per ripagare il costo della sua costruzione
.
Per farlo, nota Steve Thomas dell´Università di Greenwich, la centrale deve
funzionare all´85% della sua capacità, per i 60 anni di vita dell´impianto, ad
un prezzo stabile del chilowattora venduto. E se il prezzo di mercato scende?

In regime di monopolio, i consumatori saranno chiamati a pagare di più la
bolletta, per colmare la differenza. Ma in regimi liberalizzati, come quelli di
tutta Europa, Italia compresa, si aprirà la scelta: o far pagare i consumatori
più di quanto il mercato giustifichi o adeguarsi al mercato, facendo fallire la
centrale atomica.
Nel 2002, il governo inglese è dovuto intervenire a soccorso di British
Energy
(che gestisce le centrali atomiche) che, per l´aumento dei costi,
stava per fare bancarotta
.

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