IRAN, ISRAELE, USA, GRAN BRETAGNA,
DIFESA
REPUBBLICA Dom.
16/4/2006 Alberto Flores D´Arcais
Vagliata anche la possibilità di un attacco diretto ma, questa volta, si cerca
il marchio di legalità dell´Onu
Nei palazzi del potere di
Washington gli strateghi elaborano nuovi piani militari
New York – Mentre il mondo assiste preoccupato alle
escalation verbali del presidente iraniano, alle minacce di distruzione di
Israele e agli annunci che gli ayatollah di Teheran potrebbero entrare nel
«club nucleare», in due palazzi di Washington decine di persone sono impegnate
ogni giorno per valutare opzioni politiche ed elaborare opzioni militari. Dalle
stanze di "Foggy Bottom" (come viene chiamato il Dipartimento di
stato) e da quelle del Pentagono escono ogni giorno i memo, i suggerimenti, le
proposte e le discussioni che attraverso il filtro delle gerarchie militari e
politiche arriveranno alla fine nello studio ovale della Casa Bianca, lì dove
verranno prese le decisioni che possono cambiare i destini del mondo.
La carta Onu. La prima opzione per Bush e i suoi principali
consiglieri resta quella diplomatica. Il Segretario di stato Condoleezza
Rice e l´ambasciatore alle Nazioni Unite John Bolton hanno come obiettivo
quello di costringere «pacificamente» il governo di Teheran a rinunciare al
programma nucleare attraverso una serie di risoluzioni e soprattutto di
sanzioni dell´Onu.
Stando agli ultimi "niet" pronunciati dal presidente Ahmadinejad
l´ipotesi sembra destinata all´insuccesso ma al Dipartimento di stato sono
convinti di due cose: primo, che le minacce di Ahmadinejad facciano parte di un
bluff ricattatorio nei confronti della Russia, della Cina e soprattutto
dell´Europa, e che di fronte a sanzioni Onu severe Teheran sarà costretta alla
marcia indietro; secondo, che in caso gli ayatollah decidano di sfidare la
comunità internazionale, le risoluzioni Onu possono diventare la base «legale»
per passare all´opzione militare.
La rivolta interna. Da pochi mesi a Foggy Bottom è stato creato un
nuovo ufficio per gli «affari iraniani» che si pone l´obiettivo di un cambio di
regime a Teheran. Per quest´anno fiscale il Dipartimento di stato ha stanziato
un budget di sette milioni di dollari che sarà moltiplicato almeno per dieci se
il Congresso, come sembra certo, approverà la richiesta dell´amministrazione
Bush di un fondo di 85 milioni di dollari: serviranno per potenziare le tv e le
radio iraniane che trasmettono dagli Stati Uniti, per finanziare un programma
di borse di studio e scambi culturali e per tutte le attività di aiuti e
propaganda che possano favorire una crisi politica interna all´Iran.
Raid aerei. Qualora la Casa Bianca fosse costretta ad optare per
l´opzione militare, il Pentagono aggiorna in tempi reali diversi scenari
possibili e una serie di «war games»: scenari difficilmente realizzabili. L´opzione
militare più probabile resta quella che prevede una serie di raid aerei. Il
bombardamento – limitato a un paio di settimane – colpirebbe solo il sito
nucleare di Natanz e gli impianti per la riconversione dell´uranio di Isfahan.
Israele. Sembra accantonata, per ora, l´ipotesi di coinvolgere i
caccia di Israele negli attacchi aerei. La complicata situazione che si è
determinata in Medio Oriente dopo la vittoria elettorale di Hamas e le elezioni
a Gerusalemme hanno convinto la Casa Bianca che è meglio tenere fuori
l´alleato, per evitare ritorsioni e nuovi pericolosi incendi nella regione.
L´invasione. L´ipotesi di una invasione sul modello iracheno è per il
momento considerata soltanto a livello di "war game". Ieri il
Guardian ha rivelato che nel luglio del 2004 in un incontro a Fort Belvoir
(Virginia) strateghi militari americani e britannici hanno sperimentato
– durante l´esercitazione congiunta Hotspur 2004 – i piani di invasione di
un Paese virtuale chiamato Karona, che assomiglierebbe in tutto e per tutto
all´Iran. Un piano elaborato solo sulla carta che prevedeva l´uso di mezzi
da sbarco americani e la partecipazione di una brigata britannica sotto il
comando Usa.
Al Pentagono fanno notare che essendo passati quasi due anni «l´invasione di
Karona» è uno scenario vecchio e superato.
L´atomica. Il possibile uso di ordigni atomici denunciato da un articolo
di Seymour Hersh sul New Yorker viene escluso. Sia il Pentagono che il
Dipartimento di stato bollano la notizia come «pura invenzione giornalistica»
pur senza rispondere alle dichiarazioni virgolettate (anonime) di alti
funzionari su cui l´articolo si basa. Si tratta solo, commentano al Pentagono,
del «worst case» (lo scenario peggiore), che come tutti gli altri vengono presi
in considerazione ma che non è considerato realistico.