ISRAELE, MEDIO ORIENTE
REPUBBLICA Dom. 16/4/2006 FABIO SCUTO
Solo la Russia offre
sostegno, freddezza dal mondo arabo
Si
diffonde l´ipotesi del complotto occidentale per piegare il nuovo governo
RAMALLAH – L´idea del
premier palestinese Ismail Haniyeh di «mangiare sale e olive» per affrontare la
grave crisi che ha colpito i Territori occupati palestinesi per il blocco dei
fondi occidentali all´Anp, non ha convinto del tutto le centinaia di
poliziotti palestinesi che anche ieri hanno protestato a Gaza occupando anche
brevemente un ufficio del Parlamento a Khan Younis, per chiedere il pagamento
dello stipendio di marzo. Mentre al grido di «dateci lo stipendio, oppure
andate a casa», centinaia di miliziani hanno bloccato le vie principali
dell´enclave, tra cui quelle che conducono a Rafah, al confine con l´Egitto.
«L´economia è paralizzata. Non possiamo fare la spesa e nessuno ci fa
credito», ha spiegato Abu Mohammed, uno dei capi della protesta alla quale
hanno partecipato molti sostenitori di al-Fatah, il partito del presidente Abu
Mazen. Ma le casse dell´Anp, ora che gli aiuti internazionali sono stati
congelati, sono vuote e l´economia è al collasso. Il governo non è in grado
di pagare i salari dei 140.000 dipendenti pubblici che fanno vivere, si
ritiene, un quarto della popolazione palestinese. Fra i dirigenti islamici
dilaga la teoria della «cospirazione» a cui aderirebbero Usa, Israele, gli
europei e al-Fatah. La parola muamarah (cospirazione) viene usata sempre
più spesso dai leader di Hamas per spiegare la situazione nei Territori. L´obiettivo
del complotto sarebbe quello di rendere i Territori ingovernabili, in una
situazione di generale bancarotta, di disordine diffuso e di scontro
istituzionale fra il premier Haniyeh e Abu Mazen e provocare così la caduta del
governo islamico. Né serve da grande consolazione l´accenno del Papa alla
nascita di uno stato palestinese nella sua omelia di ieri.
La missione che il neo-ministro degli Esteri di Hamas Mahmud Zahar, ha
iniziato ieri con una prima tappa in Egitto per poi proseguire in Arabia
Saudita, Giordania, Siria e nel Golfo, per cercare di ottenere fondi, non è
partita sotto i migliori auspici.
Il suo collega egiziano Ahmed Abul Gheit di fatto si è rifiutato d´incontrarlo
per «altri impegni presi precedentemente».
Nonostante le promesse, e gli appelli venuti anche ieri dall´Iran per un
sostegno finanziario musulmano al governo Hamas, fondi arabi e islamici per ora
non sono arrivati. La Lega araba, dopo un incontro tra Zahar e il segretario
Amr Moussa, ieri ha chiesto al governo palestinese di Hamas di adottare la
«iniziativa» di pace araba nei confronti di Israele, che prevede la
normalizzazione dei rapporti con lo Stato ebraico in cambio del ritiro dai
Territori occupati nel 1967.
Un inaspettato appoggio alla linea intransigente di Hamas è arrivato ieri da
uno dei maggiori leader del movimento palestinese Fatah, Marwan Barghuti,
condannato all´ergastolo in Israele, che ha detto di sostenere il governo
radicale di Hamas di fronte alle «ingiuste pressioni internazionali», in
un´intervista pubblicata ieri dai giornali palestinesi.
In soccorso delle disastrate finanze dell´Anp è arrivata invece la Russia.
Dopo una lunga telefonata del presidente palestinese Abu Mazen – che si trovava
ieri in Marocco – il ministro russo degli Esteri, Sergei Lavrov, ha garantito
l´arrivo «urgente di risorse finanziarie in un tempo molto breve».
Nei giorni scorsi, proprio Lavrov aveva definito un errore sospendere gli
aiuti, esortando allo stesso tempo Hamas a soddisfare le richieste dei
mediatori internazionali: deporre le armi e riconoscere ad Israele il suo
diritto ad esistere. La Russia, con Ue, Onu e Stati Uniti, fa parte del
«Quartetto» che tenta di ricomporre il conflitto israelo-palestinese. Abu Mazen
ha anche sollecitato l´Ue a. rivedere la sua decisione di bloccare gli aiuti
finanziari ai palestinesi», annunciando una tappa a Parigi per discuterne con
il presidente francese Chirac prima di rientrare a Ramallah.
La Casa Bianca continua invece a mostrare intransigenza nei confronti di
Hamas. Washington ha vietato ai cittadini e alle imprese statunitensi di
stipulare o intrattenere scambi commerciali con il governo di Hamas: coloro
che hanno in corso dei contratti con l´Anp hanno un mese di tempo per rescinderli.