EUROPA, PROTEZIONISMO
REPUBBLICA Sab. 25/3/2006 ELENA POLIDORI
"Ostile l´Opa Enel". Berlusconi: "Non
dichiarerò guerra…"
La leadership austriaca di turno: "Il tema al tavolo
del prossimo vertice europeo"
Il presidente francese al Consiglio Ue: "Chi ci attacca dovrebbe tornare a
scuola"
Le cifre dell´Eliseo: gli investimenti esteri nel nostro paese sono il doppio
rispetto alla Germania e il triplo di quelli italiani e spagnoli
Il vicepremier Fini: "Parole sulla difensiva, molti in Europa sanno che
non è propriamente come ha detto il capo di Stato transalpino"
Il tema del protezionismo sarà affrontato al prossimo
Consiglio UE: per ora CHIRAC respinge le accuse di protezionismo, mentre
l’ITALIA getta acqua sul fuoco. Nulla di concreto per la politica energetica UE.
BRUXELLES – «Nessuno può affermare che la Francia è
protezionista senza sentirsi rispondere di andare prima a scuola». E tra i
possibili «alunni», nella bordata polemica con cui il presidente francese
Jacques Chirac anima l´ultima giornata del vertice Ue, c´è proprio l´Italia. Era
stato il governo Berlusconi – o almeno, così s´era detto – a porre la questione
del protezionismo con un documento che poi non ha mai visto la luce e che si
riferiva dalla vicenda Enel-Suez-Gdf. E da qui riparte il leader francese che
subito scatta di fronte alle domande sulla Francia protezionista: «Sono
parole a vanvera, a vanvera, a vanvera»; gli accusatori non sono altro che
«osservatori superficiali o in malafede» che «devono dimostrare» quel che
dicono. Quanto all´Enel, la Francia si è opposta perché era «un´Opa ostile»,
un´operazione «puramente finanziaria, senza motivazioni economiche, contraria
agli interessi degli azionisti e degli stati francesi e belga». Poi, per meglio
chiarire il bersaglio, Chirac cerca un appunto e dice: «La Francia accoglie il
doppio degli investimenti esteri della Germania e il triplo di quelli
dell´Italia».
L´affondo francese arriva dopo che a Bruxelles Silvio Berlusconi ha tentato
in ogni modo di sdrammatizzare lo scontro con Parigi: «Non ricordo Consigli
tranquilli come questo». I fotografi lo immortalano nella sala delle riunioni
mentre si porta alle spalle del presidente francese e gli massaggia il collo
simulando uno strangolamento tra l´ilarità degli altri leader. Ai giornalisti,
il premier ripete che sulla questione interverrà la Commissione. Poi,
scherzando: «Io non ho più nulla da dire, a meno che non vogliate che
dichiariamo guerra alla Francia».
Ma Chirac, nella conferenza stampa, non pare aver voglia di scherzare. Da una
cartellina tira fuori i dati del Fondo monetario «sugli investimenti
stranieri in base al Pil»: «Il 42% in Francia, il 36 in Gran Bretagna, il 24%
in Germania, il 21% in Spagna, il 13% in Italia, tre volte meno che in
Francia». E ancora: «Da noi un dipendente su 7 nel settore privato è impiegato
in società straniere, 1 su 10 in Gran Bretagna e in Germania e 1 su 20 negli
Usa». Infine: «Il 45% della grande impresa francese è detenuto da imprese
straniere, un record in Europa». In tutto condito con frecciatine tipo «l´Enel
è una società sotto il totale controllo del governo italiano», o anche «il tema
del protezionismo francese non è stato affrontato perché era una tesi senza
argomenti».
Naturalmente, da parte italiana, la lettura è opposta. Il vicepremier e
ministro degli esteri Gianfranco Fini, mentre sostiene che le parole di Chirac
sono apparse «non solo a me, sulla difensiva», aggiunge: «Non dico tutti, ma
molti in Europa sanno che non è propriamente come egli ha detto». Fatto sta
che, salvo sorprese, il dossier-protezionismo tornerà sul tavolo dei leader
Ue al prossimo vertice informale di Vienna, il 7-8 aprile. L´Italia è
intenzionata a portarcelo e il Cancelliere austriaco Wolfgang Schuessel
assicura che così sarà: «Ho parlato con Giulio, è l´occasione migliore, il testo
di Tremonti è in linea con le conclusioni di questo summit». La questione
del resto è calda e interessa anche Germania e Spagna, alle prese con
l´operazione E.On-Endesa: ieri il cancelliere Angela Merkel e il premier
Josè Luis Zapatero si sono appartati per un quarto d´ora proprio per discutere
dell´opa tedesca sulla società spagnola.
Protezionismo a parte, secondo il presidente della Commissione Barroso «oggi
è nata la politica energetica comune». In realtà, si è preso atto del «libro
verde», ma ancora risultati concreti non ce ne sono.