Usa, Cina, Diritti Umani
REPUBBLICA Ven. 10/3/2006 Federico Rampini
Il documento cinese reso noto poche ore dopo quello
americano
In risposta al rapporto annuale USA sui Diritti Umani
nel mondo (che la vede primo imputato), la CINA pubblica un rapporto annuale
sui diritti umani violati negli USA.
In risposta al rapporto annuale del Dipartimento di
Stato USA sui diritti umani nel mondo (ma non negli USA), che da alcuni anni
vede la CINA come primo imputato, Pechino pubblica dal 2005 un rapporto sui
diritti umani negli USA.
Il rapporto del 2006, pubblicato poche ore dopo quello
USA, accusa gli USA per le intercettazioni arbitrarie di telefonate ed e-mail,
per le torture a Guantanamo e nel resto del mondo, per le discriminazioni
razziali, per la democrazia dove vince chi ha più soldi, per la diffusa
povertà, per le stragi in IRAQ.
– NOTA di RAMPINI: il Documento USA si avvale di fonti
indirette (denunce di associazioni umanitarie e le poche ispezioni ONU), quello
cinese ha fonti più autorevoli: le inchieste giornalistiche, la magistratura e
altre istituzioni USA.
N.d.R.:
in mano alla borghesia, i Diritti Umani sono solo uno strumento per fare le
pulci agli imperialismi concorrenti.
PECHINO – E´ nata una tradizione nella diplomazia
internazionale: il ping pong sino-americano nelle denunce incrociate di abusi
contro i diritti umani. Gli Stati Uniti dal 1977 pubblicano annualmente, ad
opera del Dipartimento di Stato, un rapporto sullo stato dei diritti umani nel
mondo (eccetto che in America). Da alcuni anni la Cina vi figura come
l´imputato numero uno. Ma dal 2005 Pechino ha iniziato a rispondere sullo
stesso tono e con le stesse armi, cioè divulgando un suo rapporto ufficiale
sulla situazione dei diritti umani in America.
Quest´anno il "pas de deux" si è ripetuto per la seconda volta e con
una sincronizzazione ancora più accurata: il documento cinese è uscito a
poche ore di distanza da quello di Washington. Il Dipartimento di Stato Usa da
parte sua afferma che la situazione cinese sul fronte dei diritti umani rimane
«misera e il governo continua a ripetere numerosi e gravi abusi». Washington
considera che nel 2005 si è registrato addirittura un peggioramento. La
tendenza è verso «un aumento delle persecuzioni, degli arresti e delle pene
detentive» inflitte alle persone considerate come pericolose per il regime.
In particolare viene sottolineato il giro di vite repressivo in atto da
molti mesi contro la stampa, tutti i mass media e i siti Internet cinesi.
Pechino, oltre a respingere le accuse americane come infondate, nel suo
contro-rapporto dedica grande spazio alle polemiche che nel 2005 hanno
imperversato negli Stati Uniti per l´uso dei nuovi poteri di spionaggio e
intercettazione che l´Amministrazione Bush si è data con il Patriot Act
anti-terrorismo.
«Dopo l´11 settembre – si legge nel rapporto cinese – il presidente Bush
ha ripetutamente autorizzato intercettazioni telefoniche e di email ai
danni dei suoi concittadini, fino a 500 alla volta. In 287 casi gli agenti
dell´Fbi sono stati accusati di avere compiuto atti illegali di
sorve-glianza elettronica». Vengono citate le «varie forme di tortura
usate da soldati americani per estrarre informazioni dai prigionieri nella base
di Guantanamo Bay». Nella sezione dedicata alle diseguaglianze sociali,
alla piaga della povertà e alle discriminazioni razziali, Pechino cita
la statistica secondo cui il reddito medio di una famiglia afroamericana è
appena un decimo di quello di una famiglia di bianchi. Un capitolo nuovo al
riguardo è stato aggiunto per l´uragano Katrina del 29 settembre 2005.
Il governo cinese ricorda che «gli ufficiali agli ordini dello sceriffo di New
Orleans abbandonarono seicento carcerati in mezzo all´acqua fino al collo,
senza cibo né corrente elettrica, senza aria e assistenza per quattro giorni e
quattro notti».
Sulla democrazia americana Pechino non risparmia le ironie: «Gli Stati Uniti
si inorgogliscono di essere il modello della democrazia per il resto del mondo.
In realtà la democrazia americana è un gioco riservato ai ricchi. Durante la
campagna elettorale del 2005 per le elezioni del sindaco di New York, il
miliardario e sindaco uscente Michael Bloomberg per farsi riconfermare ha speso
77,89 milioni di dollari nella sua campagna, cioè cento dollari per ciascuno
dei suoi elettori». Per la percentuale di bambini che vivono al di sotto
della soglia della povertà, gli Stati Uniti risultano al penultimo posto fra le
22 nazioni sviluppate. La parità uomo-donna è una chimera: il salario medio
femminile è soltanto il 77% di quello maschile. Un´ampia parte è dedicata
agli abusi contro i diritti umani perpetrati dagli Stati Uniti nel resto del
mondo: «Dall´inizio della guerra in Iraq nel 2003 si stima che siano morti
centomila iracheni, per lo più donne e bambini».
Il rapporto pubblicato dal governo di Pechino, in perfetto parallelismo con il
suo gemello americano, si conclude con una esortazione a Washington affinché
rimedi alle proprie gravi violazioni dei diritti umani. La differenza
sostanziale tra i due documenti riguarda le fonti rispettive. Mentre il
Dipartimento di Stato Usa è costretto a servirsi di fonti ufficiose o
indiret-te, come le rare ispezioni che l´Onu riesce a fare nelle carceri
cinesi o le denunce di associa-zioni umanitarie quali Amnesty International, il
rapporto cinese si avvale di fonti ben più solide e attendibili: la
magistratura americana, il Congresso degli Stati Uniti, l´ufficio federale del
Censimento, tutte le più prestigiose testate della stampa Usa dal New York
Times al Los Angeles Times, dove abbondano dati, inchieste, indagini e
denunce contro il proprio governo.