Italia, Bankitalia, Protezionismo
REPUBBLICA Dom. 5/3/2006 ELENA POLIDORI
Draghi: no al protezionismo nella Ue, le banche crescano
Dopo l´intervento, la telefonata con il presidente della
Repubblica che gli augura buon lavoro
Al Forex la prima uscita del
neo governatore: "Le norme europee sulle Opa sono inadeguate"
CAGLIARI – Dagli anni novanta l´economia si è come
«insabbiata», il paese è in affanno ma il declino non è «ineluttabile», spiega
Mario Draghi nel suo primo discorso pubblico davanti ai banchieri e ai cambisti.
Ma al dunque, i messaggi più forti che lancia il nuovo governatore della Banca
d´Italia sono in due "fuori testo", improvvisati. Da Roma, il
capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, che lo ha voluto al vertice di via
Nazionale, gli telefona a sorpresa per rallegrarsi. A Cagliari, l´ex presidente
Francesco Cossiga, l´abbraccia e gli dice: «Ti sei preso una bella rogna».
Il primo messaggio ha a che fare con le polemiche di questi
giorni e dunque con la direttiva Ue sulle Opa che è «insoddisfacente». Suona
così: le banche devono rispondere all´assalto degli stranieri accrescendo le
loro dimensioni; «i personalismi e le logiche di campanile», non devono
ostacolare le aggregazioni. In Europa deve essere evitata «una
involuzione protezionistica»; la concorrenza interna ed estera deve svolgersi
«in condizioni di parità regolamentare»; l´apertura dei mercati è uno «stimolo»
per l´efficienza.
Il secondo è un richiamo all´orgoglio della Banca
d´Italia piegato dagli scandali e dal "caso Fazio". Draghi rende
pubblica «una percezione che ho avuto da quando, un mese e mezzo fa, sono stato
nominato governatore». Scandisce: «Ho lavorato con persone che si distinguono
per responsabilità istituzionale, competenza professionale, integrità morale.
Persone che hanno fatto grande la Banca. L´Italia è fortunata ad avere una
istituzione come questa". Applausi convinti in sala.
Ritto in piedi su un podietto, abito blu con cravatta
celeste, Draghi ci tiene a far vedere che il suo stile è diverso da quello
del predecessore. Perciò: arriva all´ultimo minuto con un volo di linea
Meridiana, senza codazzi né megascorte. A passo veloce entra nei saloni del
congresso. S´avvia al palco, legge con scioltezza l´intervento fitto di termini
inglesi, interpreta il testo con pause sapienti. Quindi scarta la targa-dono
dei cambisti, esibisce il libro antico sulla storia della Sardegna che gli
hanno regalato, sorride, si fa fotografare. Al termine, si chiude da solo in
una stanzetta per parlare con Ciampi. Segue un rapido pranzo ufficiale, un
incontro-lampo con le autorità locali, poi di nuovo all´aeroporto. Tutto in una
manciata di ore. «E´ dinamico», si lascia sfuggire un membro della delegazione.
Di sicuro cerca di non eludere i problemi. Così, senza
troppi giri di parole, dice che il made in Italy ha perso ancora quota di
mercato, il disavanzo pubblico s´è ampliato, i ritardi strutturali del paese
vanno affrontati. Si coglie «qualche segno di ripresa», ma siamo lontani dai
ritmi del resto del mondo. Alle imprese ricorda che è caduto «il rimedio
illusorio delle svalutazioni competitive». Perciò, «l´aumento della
produttività resta l´unica via per creare prosperità, fornire una solida base
alla crescita dei redditi, garantire lo sviluppo». Ma bisogna fare in fretta,
perché dopo il rialzo dei tassi «il tempo per il risanamento dei conti pubblici
e la ripresa della crescita si è fatto breve».
Ricorda che il settore azionario «è frammentario» e che
bisognerebbe riunire in «strutture federative» le diverse borse nazionali. Sulla
direttiva Ue in materia di Opa: «Prevede un livello minimo di
armonizzazione, lascia ai governi nazionali il compito di determinare ulteriori
convergenze nelle normative e di stabilire percorsi verso una maggiore o minore
contendibilità degli assetti proprietari». Questa situazione non è
soddisfacente, perché si presta alla possibilità che le operazioni
transfrontaliere avvengano non solo per convenienza industriale e finanziaria,
«ma anche per ragioni di arbitraggio regolamentare». Infine, giudica
elevati i costi di un possibile protezionismo, che porti ad assetti normativi
peggiori degli attuali: «Questa involuzione deve essere evitata». E sarebbe
bene che se ne occupassero i capi di Stato e di governo «rapidamente», magari
già nel consiglio europeo di metà marzo.