Laureati? Mille euro al mese – E più della metà sono precari

CORRIERE Giov. 23/2/2006 Isidoro Trovato
Il rapporto annuale di Almalaurea. Gli ingegneri sono i
più ricercati

Aumenta il ricorso alla
raccomandazione per trovare un impiego


ROMA – Guadagna mille euro al mese, ha un lavoro
precario e per trovarlo si affida ancora alla raccomandazione. È questo
l’identikit che emerge dall’indagine sulla «condizione occupazionale dei laureati
italiani 2005» condotta da Almalaurea, il consorzio che raggruppa 45 atenei e
che ha coinvolto 74 mila laureati (comprese, per la prima volta, le matricole
che hanno concluso gli studi con una laurea triennale)
. Il primo dato che
emerge dalla ricerca è l’aumento della precarietà: nel 2005, infatti, il
48,5% di chi ha conseguito la laurea l’anno prima ha un cosiddetto contratto
atipico, il 7,1% è senza contratto e il 4,8% ne ha uno d’inserimento
(formazione lavoro e apprendistato). In pratica solo il 39,2% può vantare un
lavoro a tempo indeterminato
, situazione quindi notevolmente peggiorata
rispetto a quattro anni prima: nel 2001 infatti il 45,7% dei giovani
laureati da un anno aveva già in tasca un contratto a tempo indeterminato ed
era solo del 37,4% la percentuale degli atipici
. A sorpresa, inoltre, si
scopre che il contratto a tempo determinato caratterizza il pubblico impiego
più del privato (25 laureati su cento contro i 38 su cento nel pubblico). Anche
il contratto di collaborazione prevale ampiamente nel pubblico dove costituisce
la forma prescelta per 40 occupati su cento (30 su cento nel privato)
.

E i corsi di laurea che spalancano più rapidamente le porte a chi ha concluso
gli studi da un anno? La solita Ingegneria resta sempre al comando, seguita da
Insegnamento, Architettura e area chimico-farmaceutica. Ma la vera novità sta
nel fatto che i «vituperati» corsi di area umanistica pagano dazio ai corsi
di area tecnico-scientifica solo a un anno dalla laurea (60,3% gli occupati
scientifici contro il 50,4% degli umanisti) ma a lungo termine, dopo cinque
anni, gli umanisti rimontano prepotentemente e raggiungono la parità (86% a
testa)
.
Ma almeno, raggiunto l’agognato posto di lavoro, i giovani dottori si ritrovano
con una busta paga adeguata? Neanche per idea. A meno di non considerare
adeguati i 997 euro (netti) guadagnati in media da chi si è laureato nel
2004
. Non certo un capitale, specie se consideriamo che nel 2002 chi si era
laureato un anno prima guadagnava in media 1.015 euro netti. Naturalmente
l’aspetto retributivo si modifica quando si va a verificare che cosa cambia
considerando il sesso e l’area geografica: gli uomini guadagnano 1.136 euro
al mese e le donne 885; inoltre a cinque anni dal titolo i guadagni mensili
netti dei laureati (senza distinzione di genere) che lavorano al Nord (1.366
euro) sono più elevati rispetto a quelli di chi lavora nel Centro (1.281 euro)
e soprattutto al Sud (1.191) euro
.
Infine le modalità d’ingresso nel mondo del lavoro. In tempi di riforma del
mercato occupazionale, di agenzie interinali e collocamento privato a quale
sistema ricorrono i laureati? Per lo più (il 47,6%) all’iniziativa personale e
al contatto attraverso la segnalazione di parenti e amici. A ciò bisogna
aggiungere un 6% (era il 2,1 nel 2001) che richiede esplicitamente di essere
segnalato ai potenziali datori di lavoro. Insomma un inno alla raccomandazione
.
Del resto, l’Italia è nettamente in testa alla classifica Ue come il Paese che
usa di più la raccomandazione come modalità di ingresso nel mondo del lavoro.
«Alla luce di questa indagine – fa notare Andrea Cammelli, direttore di
Almalaurea – emerge un quadro particolare: in Italia avremmo bisogno di più
laureati per allinearci alle altre realtà europee e mondiali
. Per capirci,
abbiamo una percentuale di laureati inferiore a quella del Messico e appena
superiore a quella della Turchia. Ma se dovessimo raddoppiare la quota di
laureati, il nostro mercato del lavoro, che già annaspa, sarebbe in grado di
assorbirli?»
.

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