Dopo il voto in Irak il peso dei clan – scheda di sintesi

di A.M.

A circa due mesi dal voto irakeno, è prevalsa la candidatura
a premier di Ibrahim al
Jaafari
, del partito DAWA, che ha sconfitto l’altro candidato della Alleanza sciita Irachena Adel Abdul al Medhi (del partito SCIRI). Dell’Alleanza sciita fanno parte 17 partiti,
ma non Chalabi che ha il suo National Congress Party. Come è noto Jaafari è
cognato di Al Sistani.
Ma a determinare la sua vittoria è stato determinante
l’appoggio di Moqtada Sadr;
Sadr è impegnato con le sue milizie a una resa dei conti sanguinosa
con le milizie dello Sciri
Coerente con la linea del suo clan, porta avanti una linea
nazionalista ( prima si è irakeni, poi sciiti) perciò lavora a superare le
divisioni coi sunniti, teorizza l’impegno politico dei religiosi, tende a
ridimensionare l’autorità religiosa di Qom, sostenendo che ogni città ha la sua
Guida suprema (e quindi Khameini è autorevole solo a Qom). Ma Moqtada ha rotto
con lo Sciri, considerato pedina di Teheran e colpevole di avere spezzato
l’unità del movimento religioso sciita ( che oggi ha tre teste, facenti capo a
tre clan, cioè gli al-Sadr, gli al Hakim e gli al Eshaiker, o al Ashaiqir o
ash-Shaiqr).
Moqtada vuole preservare dalle tentazioni centrifughe
l’integrità territoriale irakena, temendo che “un ghetto sciita del sud” sia
facilmente dominabile da forze esterne. Nonostante la mediazione accettata da
Moqtada sulle elezioni, non ha sciolto le sue milizie che assassinano sistematicamente i rivali politici nel sud del
paese e è riuscito a infiltrare numerosi suoi uomini nelle forze di polizia, in
particolare a Bassora . L’accordo elettorale gli ha garantito la presenza in
lista di 30 dei suoi
Nella politica irakena riemerge il peso dei clan. Jaafari è lo pseudonimo
assunto per sfuggire alle repressioni di Saddam, ma in realtà il leader
appartiene al potente clan degli al Eshaiker
insediato nella città santa di Karbala, che gestisce imprese tessili e
hotel e reclama una diretta discendenza dalla figlia del profeta Maometto,
Fatima e dal genero Alì, quarto califfo dell’Islam e primo Imam dello sciismo.
Il Dawa, un partito confessionale nato nel 1966 dal comune impegno di Muhsin Al-Hakim (più
volte torturato e imprigionato dai Baatisti)
e di Mohammed Baqir Al-Sadr (padre di Moqtada, assassinato nel 1980 da
Saddam) all’inizio del conflitto Iran-Irak si spaccò .
La famiglia degli Al Hakim, insediata a Najaf, altra città
santa, fondò nel 1982 lo SCIRI,
fortemente legato agli ayatollah iraniani. Il suo più carismatico esponente era
quel Sayed Mohammad Baqir Al-Hakim misteriosamente saltato in aria nel 2003 al
suo ritorno dall’Iran.
La famiglia, che ha subito molte perdite a causa delle
persecuzioni di Saddam, ha dovuto perciò puntare sul fratello, Abdul Aziz al
Hakim, che ha partecipato al primo
governo iracheno
Jaafari emigrato a Londra nel 1989 assunse la guida del
Dawa; è sempre stato antiamericano, ma moderato.
La nomina di Jaafari scontenta i curdi e i sunniti, fisicamente
perseguitati dalle squadracce sciite di al Sadr e per nulla difesi dallo Stato
iracheno.
Jaafari non è amato perché non ha contrastato con
sufficiente energia i sunniti, ha aumentato il prezzo del carburante, ha
consentito che nelle prigioni irakene si torturasse e si uccidesse; i curdi lo
considerano un uomo senza onore perché non ha loro garantito Kirkuk e gli
americani diffidano di lui per il suo integralismo religioso.
Il nodo al centro dello scontro è quello energetico, dopo che a sorpresa
Chalabi è stato nominato ministro del petrolio. Il governo non è in grado neanche di garantire nel nord del paese
l’energia elettrica. Chalabi è stato imposto dagli americani ed è cognato di
Abdul Aziz el-Hakim
Baghdad,
12 febbraio 2006
I deputati dell’Allenza sciita hanno scelto oggi come candidato alla guida del nuovo governo
l’attuale premier Ibrahim al Jaafari. La scelta dopo che questa mattina
due candidati – Hussain al-Shahrastani e Nadim al-Jabiri – si erano ritirati
dalla competizione. In
lizza con al Jaafari era rimasto soltanto l’attuale vicepresidente al Medhi.
Secondo la nuova costituzione irachena, il presidente designerà come primo
ministro il candidato indicato dalla forza di maggioranza in parlamento, quindi
dall’Alleanza Sciita.

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