ROMA – «Gli osservatori internazionali sono generalmente
d´accordo che le riforme hanno maggiori probabilità di essere realizzate con un
governo di centrosinistra per via dell´esperienza di Romano Prodi alla
Commissione Europea e come primo ministro quando l´Italia si stava preparando
ad entrare nella zona Euro». Un giudizio netto che fa piombare anche
l´agenzia di rating Moody´s in piena campagna elettorale. L´analista Sara
Bertin-Levecq ha presentato ieri l´aggiornamento del giudizio che
periodicamente l´agenzia dà sul nostro paese indicandone l´affidabilità come
debitore, un´indicazione che sposta le decisioni di tanti investitori
internazionali. Anche per questo una presa di posizione così netta è
inconsueta e "pesante". Anche se la stessa Bertin specifica: «Noi
non conosciamo i programmi delle due coalizioni e non siamo dei politologi».
Quello di cui a Moody´s sono certi è l´urgenza delle riforme: il rapporto
conferma il voto sintetico (AA2) uno dei peggiori della zona euro ed esclude
revisioni al ribasso, ma ricorda: «L´economia italiana è tornata ad una
stagnazione virtuale nel 2005 con una crescita del Pil reale 2005 allo 0% il
risultato peggiore dal 1997. L´economia reale sta performando peggio dell´area
euro da un decennio, perdendo il 40% della sua quota di mercato nell´export a
causa delle differenziale d´inflazione con principali partner commerciali, per
la bassa produttività, il peggioramento del costo del lavoro unitario e la
forza dell´euro. A parte il cambio, sono tutti fattori interni e possono essere
superati solo attraverso delle difficili riforme sociali. La possibilità di
realizzazione di queste dipenderà dalla nettezza della vittoria e dalla
compattezza di una delle due coalizioni». Inoltre per il futuro Moody´s vede
grigio: +1-1,5% la crescita nel 2006, mentre a minacciare la credibilità
italiana rimarranno il deficit pubblico troppo alto (4% rispetto al Pil) e
l´aumento del costo del denaro a livello europeo.
«Quella di Moody´s è la migliore smentita alla propaganda di Berlusconi» ha
commentato il segretario dei Ds, Piero Fassino, mentre il responsabile
economico Pierluigi Bersani ha aggiunto: «Hanno semplicemente visto all´opera
sia Prodi che Berlusconi e si sono fatti un´opinione». «Le agenzie di rating
non devono fare gli opinion maker» ha ribattuto il ministro delle Politiche Agricole,
Gianni Alemanno, mentre Maurizio Sacconi, sottosegretario al Welfare trova
«davvero curiosa la tesi della signora Sara Bertin perché per ora sappiamo solo
che il centro sinistra modificherà in peggio la riforma delle pensioni e
cancellerà (o quasi) la riforma del lavoro. Per non dire dell´avversione alla
riforma della scuola». Secondo Enrico Letta, responsabile economico della
Margherita «Il segnale che viene da Moody´s dimostra che quando dall´estero si
guarda ai fatti concreti i risultati sono naturalmente a favore del
centrosinistra».