Europei, americani, cinesi e russi escludono un’opzione militare
Londra: «Ma nessuno parla ancora di sanzioni»
BRUXELLES – Sul punto centrale sono tutti d’accordo, americani e russi, cinesi ed europei: il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si dovrà occupare del dossier «Iran e nucleare». Il problema, non di poco conto, è ora stabilire quando, come e per arrivare a quali conclusioni: le sanzioni economiche?.VERTICE A LONDRA – Ieri a Londra si sono riuniti gli alti gradi delle diplomazie di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Russia e Cina. Un incontro a porte chiuse, senza documenti o annunci finali. Il modo migliore, forse, per concordare una linea politica nei confronti di Teheran. Per cominciare la discussione ha sgombrato il campo dallo scenario peggiore: nessuno, Stati Uniti compresi, ipotizza un intervento militare contro l’Iran. Ma il segretario di Stato americano Condoleezza Rice fa sapere che Washington ha fretta: «Occorre decidere il più presto possibile se deferire l’Iran al Consiglio di Sicurezza. Il ritardo favorisce Teheran». Da Mosca il presidente Vladimir Putin condivide «la preoccupazione» per l’escalation nucleare iraniana, ma rivela che «il ministro degli Esteri iraniano non esclude la possibilità di trasferire in Russia le attività di arricchimento dell’uranio». Come dire: c’è ancora spazio per negoziare con il regime degli ayatollah.
APPUNTAMENTO A VIENNA – A Londra gli europei si sono mossi per dare concretezza al consenso politico di fondo maturato tra i «Grandi» e sostenuto anche dall’Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza comune della Ue, Javier Solana. Per prima cosa occorre mettere in moto la macchina per arrivare al Palazzo di Vetro. E allora Gran Bretagna, Francia e Germania chiedono per il 2 o 3 febbraio la convocazione del «board» dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). Fonti europee riferiscono che la data andrebbe bene al direttore generale dell’Agenzia Mohammed ElBaradei, perché sarebbe un buon compromesso tra l’urgenza americana e l’attendismo russo-cinese. Tocca al consiglio dei governatori dell’Aiea decidere se portare o no l’Iran davanti al Consiglio di sicurezza. Nel frattempo, da qui ai primi di febbraio, restano un paio di settimane a disposizione dei governi. Putin cercherà di verificare se davvero il governo iraniano è disponibile a interrompere gli esperimenti atomici. Gli europei faranno un po’ di campagna per aumentare la pressione sull’Iran, cercando il consenso degli altri Paesi presenti nella Aiea (dal Brasile al Giappone, dal Sud Africa all’Argentina).
PIANO CON LE SANZIONI – Il più esplicito è stato il ministro degli Esteri britannico, Jack Straw: «Non è che ci dobbiamo precipitare verso le sanzioni». Nel vertice di ieri si è concordato di procedere per gradi. In una prima fase il Consiglio dell’Onu dovrà sprigionare solo forza politica per convincere l’Iran a retrocedere. Poi si vedrà. Il mondo arabo è già una polveriera. Basta prendere nota di quello che ha dichiarato ieri un «moderato» come il ministro degli Esteri saudita, il principe Saud Al Faisal: «Spero che l’Iran non cerchi di sviluppare armi nucleari, anche se non crediamo che quel Paese sia disposto a usarle. Ma i Paesi occidentali devono rimproverarsi per non aver saputo impedire a Israele di diventare una potenza atomica».