La cassa Inps dei parasubordinati potrebbe essere assorbita
P. A.
Non è ancora risolto il nodo del fondo Inps dei
lavoratori parasubordinati. Nella prima versione della riforma del Tfr,
che era stata discussa a luglio dal consiglio dei ministri, si
prevedeva il trasferimento del fondo dei Cococo e parasubordinati in
quello degli artigiani. E si prevedeva anche l’obbligatorietà
dell’iscrizione al fondo artigiani di questi lavoratori che in realtà
operano in settori merceologici e produttivi molto diversificati. Fino
al consiglio dei ministri del 5 ottobre, la questione è rimasta
ballerina. E ora, con la versione definitiva della riforma, si dovrà
trovare una soluzione valida una volta per sempre. Sembra un problema
secondario e marginale, ma in realtà è un vero e proprio caso perché
implicherebbe – se attuata la norma – un notevole trasferimento di
risorse dal fondo dei parasubordinati a quello degli artigiani. Oggi il
fondo Inps di questa nuova e nutrita fascia di lavoratori è in attivo.
Nel 2004 il fondo delle pensioni pubbliche dei parasubordinati vantava
un attivo di 4.400 milioni di euro (4,4 miliardi), con un attivo
patrimoniale di 22.660 milioni di euro (quasi 23 miliardi). L’attivo si
spiega naturalmente, sia pensando alla grande quantità di lavoratori
che versano i loro contributi, sia con il fatto che essendo un fondo
giovane non ha mai erogato, finora, nessuna rendita previdenziale.
Nessun parasubordinato o Cococo di questa generazione è ancora
pensionato. E ci sarà tempo affinché ci siano i primi pensionati ex
parasubordinati.
Al contrario del fondo dei giovani, il fondo più anziano (come data di
istituzione) degli artigiani risulta in passivo. Il conto per il 2004
ci dice infatti che il fondo artigiani è a meno 2.200 milioni di euro,
con un fondo patrimoniale in rosso di 4.300 milioni di euro. In una
situazione molto simile gli altri fondi dei commercianti e dei
coltivatori diretti.
Un trasferimento in blocco dei contributi dei parasubordinati al fondo
artigiani ripianerebbe la situazione patrimoniale, ma cambierebbe il
quadro per gli stessi ex Cococo che oggi sono tra i più penalizzati sia
in termini di reddito che di future pensioni. Se fosse attuato il
trasloco, cambierebbero probabilmente anche le regole delle relazioni
industriali visto che i sindacati non sarebbero più legittimati a
trattare per un categoria «assorbita» dagli artigiani.
La soluzione finale del giallo si potrà però scoprire solo quando sarà
possibile leggere la versione definitiva del provvedimento varato ieri
dal consiglio dei ministri. Si tratta sempre del testo del ministro
Maroni, ma con qualche modifica da studiare.