Possibile un rinvio del deferimento
all’Onu
Ahmadinejad: nel nucleare cooperazione con altri Paesi, anche europei
NEW YORK – Le cose stanno andando piuttosto bene per il nuovo presidente iraniano,
il conservatore radicale Mahmud Ahmadinejad. Al suo debutto sulla scena
internazionale, al vertice dei capi di Stato e di governo in corso alle Nazioni
Unite, è stato il protagonista della diplomazia che si svolge ai margini dei
discorsi ufficiali. E sta dando l’idea di un Iran assertivo e sicuro di se
stesso, come da tempo non si vedeva, sul programma nucleare di Teheran, questione
ormai vicina al punto di crisi. Gli Stati Uniti e i Paesi europei, che si
oppongono al progetto perché sospettano abbia come obiettivo la bomba nucleare,
sembrano invece in difficoltà.
Ahmadinejad, che il mese scorso ha deciso di far ripartire il programma
nucleare che era stato sospeso in novembre, oggi parlerà davanti all’Onu e
promette di fare nuove proposte per riprendere i negoziati, al momento
interrotti, con i tre Paesi europei – Gran Bretagna, Francia, Germania – che
stanno cercando una soluzione diplomatica alla crisi. Fonti iraniane hanno
detto al Financial Times che le proposte consistono nella creazione di
una serie di joint-venture con europei, russi, cinesi e sudafricani in modo che
questi abbiano la possibilità di verificare direttamente che il progetto ha
solo scopi pacifici, di produzione di energia nucleare, considerata da
Ahmadinejad «un dono di Dio».
Le prime reazioni europee a queste indiscrezioni sono tiepide: il loro
timore è che Teheran voglia continuare a manovrare le trattative con proposte
dilatorie, come ha fatto finora. Ancora più scettici gli Stati Uniti,
i quali, non avendo relazioni diplomatiche con l’Iran, non sarebbero nemmeno
invitati nelle joint-venture. La pressione di Washington sulla comunità
internazionale per deferire il caso al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il
quale poi dovrebbe sancire sanzioni contro gli iraniani, stanno però
incontrando sempre più difficoltà e gli stessi tre Paesi europei, che fino
a due giorni fa sembravano determinati a portare l’Iran davanti al «tribunale»
delle Nazioni Unite già la settimana prossima, sono ora meno convinti della
tempistica. Giovedì notte, i ministri degli Esteri di Londra, Parigi e
Berlino si sono incontrati con Ahmadinejad e alla fine della riunione hanno
detto di aspettare le proposte iraniane di oggi e che comunque occorre non
precipitare gli eventi con azioni avventate.
Gli iraniani sono stati anche bravi nell’usare la diplomazia economica
(contratti e petrolio) nei confronti di Mosca, Pechino e New Delhi affinché
queste non votino il deferimento al Consiglio di Sicurezza già lunedì, durante
una riunione della Aiea, l’agenzia Onu per l’energia atomica che discuterà il
caso. Ieri, nel loro incontro alla Casa Bianca, George Bush e il presidente
russo Vladimir Putin hanno detto che i due Paesi «condividono gli stessi
obiettivi» cioè evitare che Teheran acquisisca tecnologia nucleare militare. Ma
Putin ha aggiunto che «l’iniziative diplomatica non è terminata» occorre
cercare soluzioni negoziate; e Bush ha confermato che i tempi del deferimento
«sono materia diplomatica». Possibile un rinvio fino a novembre, indicano fonti
diplomatiche.
Il caso
SEGRETI L’Iran ha arricchito uranio in segreto per 18 anni fino alla
denuncia internazionale e alla sospensione del programma nel 2004
SFIDA In agosto Teheran ha ripreso le attività nucleari «per fini
civili» nonostante le pressioni in senso contrario di Ue e Usa
RILANCIO Giovedì, il neo-presidente Ahmadinejad ha dichiarato che il
programma non sarà interrotto e che la tecnologia nuclare verrà anzi offerta ai
Paesi islamici