Trichet delude il partito anti Fazio
perché in ballo c’è “l’autonomia”
La vicenda di Bankitalia assume aspetti sempre più
paradossali. Il ministro del Tesoro, un tecnico di valore tutt’altro che
versato in questioni politiche, si era convinto, chissà perché, che la Banca
centrale europea si sarebbe assunta il compito di cacciare dal suo posto
Antonio Fazio. In realtà l’unico che si era espresso contro il governatore
italiano era stato quello olandese, che si occupa di proteggere gli interessi
“nazionali” dell’Abn-Ambro, impegnata nella scalata di Antonveneta. Il
presidente Jean-Claude Trichet, invece, aveva già nelle settimane scorse fatto
capire come la pensava, quando aveva dichiarato che “non c’è dubbio che Fazio
sia uno di noi”. Ora ha precisato il suo parere, chiarendo che, anche in
caso di riforma dell’istituto, il governatore “deve rimanere in carica per un
certo periodo di tempo, un periodo minimo prescritto dai Trattati”, non
inferiore ai cinque anni.
Quali che siano le regole
giuridiche, che in casi come questi ognuno stiracchia a proprio uso e consumo,
è evidente che i banchieri centrali hanno interesse, prima di tutto, a
preservare la propria autonomia, e si rendono conto benissimo che se una campagna politica e
giornalistica appoggiata da potenti forze finanziarie ruscisse a ledere questa
autonomia in Italia, questo creerebbe un precedente pericoloso per tutti. Le
intimazioni della stampa finanziaria internazionale (i famosi 167 articoli del
Financial Times citati da Domenico Siniscalco come principale ragione che
consiglia il licenziamento di Fazio) a Francoforte fanno tutt’altro effetto. Lì
si conosce bene l’interesse, peraltro legittimo, della grande finanza internazionale
a indebolire i metodi di governo pubblico del sistema bancario, e si sa che
questo interesse non è limitato all’Italia, che appare solo come l’anello più
debole della catena. A ragione o a torto, i banchieri di Francoforte non
accettano l’opinione secondo cui i sistemi di autorizzazione vigenti in Europa
per le scalate bancarie siano da abbandonare in quanto protezionistici.
Così hanno risposto picche al ministro italiano, e questo pone un problema di
stile e di dignità all’Italia, ad autorità che invece di esercitare i poteri
che hanno e rinunciare a invadere quelli altrui, cercano soluzioni trasversali
e improprie a guai che non sanno risolvere. L’autonomia della banca centrale
resta un valore da difendere, e autonomia vuol dire decidere anche non conformemente
ai desideri della Confindustria o del Corriere della Sera.