<104301953"> Germania – Giappone – Usa – Onu – Relazioni tra potenze
<104301954"> German Foreign Policy 05-05-17
<104301955"> Colpo grosso
Germania e Giappone sfidano l’opposizione aperta delle grandi potenze al loro ingresso nel Consiglio di sicurezza Onu, con un piano di più fasi.
La Germania mira a isolare gradualmente le grandi potenze, attizzando la concorrenza tra i paesi e introducendo nell’assemblea gene un sistema di votazione ambiguo/duplice, pensando di comunicare solo all’ultimo la propria candidatura.
Nello scorso fine settimana il dipartimento di Stato americano ha fatto diffondere dai media americani che gli Usa hanno “messo in guardia” tanto la Germania che il Giappone dal condurre ulteriori iniziative per ottenere un seggio con diritto di veto nel C.d.S. Il loro tentativo di trovare una maggioranza nell’assemblea generale porterebbe a una grave riprovazione.
Gli Usa appoggerebbero la candidatura di Berlino e Tokio solo se i due paesi si accontentassero di un allargamento del numero dei membri del C.d.S. senza diritto di veto, offerta analoga a quella a suo tempo avanzata dal segretario generale Onu .
Come dichiarato alla stampa dall’ambasciatore giapponese, il Giappone non intende farsi trattare da potenza di terzo ordine e rivendica un seggio con diritto di veto come la Cina.
Queste insolite dichiarazioni, che non tengono in alcuna considerazione l’opposizione storicamente motivata al seggio permanente giapponese, sono da ascrivere alle mire strategiche di Tokio, che si considera un antagonista della Cina con la possibilità di optare per la “grande guerra”.
Anche Berlino ritiene giunto il momento di mettere in campo la propria effettiva posizione di forza per cancellare nell’ Onu qualsiasi reminiscenza istituzionale della politica del periodo nazista.
Secondo gli artt. 53 e 107 della Carta Onu , potrebbero essere prese in qualsiasi momento misure coercitive, comprese misure militari per contro Germania e Giappone – gli ex nemici dei fondatori dell’ Onu – , per contrastare l’eventuale risveglio della loro politica di aggressione.
Questi articoli, benché ritenuti sorpassati dato che nel Trattato 2+4 gli alleati hanno rinunciato a far ancora valere i diritti di occupazione, permangono formalmente validi e la loro cancellazione metterebbe in discussione le idee alla base delle Nazioni Unite: il contenimento di qualsiasi politica bellica e della ripresa del militarismo tedesco e giapponese. Queste clausole cadrebbero con il loro ingresso nel C.d.S. Onu .
Benché non siano probabili iniziative militari contro Germania e Giappone, il semplice riferimento aperto alla validità delle misure internazionali di prevenzione impedisce l’espansione internazionale degli ex aggressori e non favorisce la rivendicazione alla leadership dei due paesi.
La rimilitarizzazione del Giappone dimostra di fatto la fondatezza delle misure preventive: dal 1992 con oltre 20 leggi e decreti il governo giapponese ha svuotato l’art. 9 della costituzione giapponese secondo cui il Giappone avrebbe per sempre rinunciato a costituire unità militari di attacco.
Le truppe giapponesi sono presenti in Irak; il programma di armamento giapponese è orientato a missioni estere, mirate alla terra ferma del Sud-Est Asia e Centro Asia, aeree in cui le mire giapponesi incontrano la presenza militare reale dell’ex alleato Germania.
I due paesi, non essendo riusciti con attacchi aperti a sgomberare il campo dalle riserve storiche contro di loro, cercano di ottenerlo con manovre nascoste e trucchi nel C.d.S. Onu . I piani recenti prevedono che l’Assemblea generale concordi una riforma del C.d.S., Berlino propone una quota regionale di membri, per cui l’Europa dovrebbe avere un altro membro, l’Asia altri due membri (non vengono fatti nomi, ma evidentemente la Germania cerca di avere il seggio europeo, India e Giappone quelli asiatici). Queste decisioni devono essere approvate dall’Assemblea generale, dove non vale il diritto di veto.
Solo in occasione della ratifica della riforma Berlino si dovrebbe scontrare contro l’opposizione nel C.d.S. che potrebbe respingere in toto il pacchetto di riforme, ma non potrebbe votare contro singoli nuovi membri.
Per indebolire il fronte delle grandi potenze, si propone inoltre che Berlino e Tokio rinuncino al diritto di veto “fino a nuovo ordine”. Questo diritto sarà attivato in un momento opportuno…
Questa strategia è ritenuta dall’Ufficio Esteri tedesco un “colpo grosso”, in quanto appare adatta a mettere in scacco gli Usa e a neutralizzare le obiezioni di Russia e Cina. Gli Usa hanno però reagito indignati a questa tattica che li fa passare per dilettanti; anche Russia e Cina vedono confermate le proprie riserve. Per cui la crescente pressione tedesca sulla politica Onu mantiene vive le tensioni già esistenti sulla gerarchia politica della triade occidentale. German Foreign Policy 05-05-17
Großer Wurf
BERLIN/TOKIO/NEW YORK(Eigener Bericht) – Mit einem Mehrstufenplan für den Aufstieg in das höchste UN-Gremium fordern Deutschland und Japan den offenen Widerstand der Großmächte heraus. Die Nachfolgestaaten der früheren Weltkriegsaggressoren verlangen exklusive Veto-Rechte und wollen den früheren Alliierten sowie der Volksrepublik China gleichgestellt werden. Um die Abwehrfront zu unterlaufen, setzt das Auswärtige Amt auf eine schrittweise Isolierung der Großmächte, die Anfachung zwischenstaatlicher Konkurrenz und doppelbödige Abstimmungsverfahren in der UN-Vollversammlung. Die namentliche Kandidatur zur Mitgliedschaft im Weltsicherheitsrat wollen Berlin und Tokio erst in allerletzter Minute anmelden. Die deutsch-japanischen Aktivitäten haben zu ernsten Spannungen mit Washington geführt und beginnen die Arbeit der Vereinten Nationen zu überlagern.
Wie das US-State Department am Wochenende in amerikanischen Medien streuen ließ, haben die Vereinigten Staaten sowohl Deutschland als auch Japan vor weiteren Aktivitäten zur Erlangung eines Veto-Sitzes im Weltsicherheitsrat “gewarnt”. 1) Sollten die selbst ernannten Aspiranten in der UN-Vollversammlung Mehrheiten suchen, obwohl ihnen der Widerstand gegen die machtpolitische Gleichstellung mit den bisherigen Veto-Mächten bekannt ist, werde dies zu schweren Verwerfungen führen.2) US-Unterstützung könnte die Kandidatur nur finden, wenn sich Berlin und Tokio mit einer erweiterten Mitgliedschaft ohne Vetorecht begnügen würden, bietet Washington an.
Auslöschen
Ein ähnliches Angebot hatte auch der UN-Generalsekretär unterbreitet, aber war mit Konsenslösungen im Auswärtigen Amt ebenso auf Desinteresse gestoßen wie im japanischen Außenministerium. Man lasse sich in der UNO nicht als drittklassige Macht behandeln und habe den selben Anspruch auf einen Veto-Sitz im Weltsicherheitsrat wie die Volksrepublik China, lässt sich der japanische Botschafter in der internationalen Presse zitieren. Die ungewöhnlichen Äußerungen, die von den historisch begründeten Widerständen gegen den Neuauftritt Japans völlig absehen, werden den strategischen Absichten Tokios zugerechnet. Japan sieht sich als Gegenspieler der VR China mit Optionen auf den “Großen Krieg”.3) Auch die deutsche Regierung hält den Augenblick für gekommen, ihre tatsächliche Machtposition auszuspielen und in der UNO jede institutionelle Erinnerung an die Poli
tik ihrer Reichs-Vorgänger auszulöschen.
Vorsichtsmaßnahmen
Diese Erinnerung ist in der UN-Feindstaatenklausel lebendig. Laut Artikel 53 und 107 der UN-Charta können gegen Deutschland und Japan, die Feinde der UN-Gründer waren, jederzeit Zwangsmaßnahmen ergriffen werden, darunter auch Maßnahmen militärischer Art, um einer Erneuerung ihrer Aggressionspolitik entgegen zu treten. Zwar behauptet das Auswärtige Amt, Artikel 53 und 107 seien obsolet, weil die Alliierten im 2+4-Vertrag auf das Weiterwirken ihrer Besatzungsrechte verzichtet hätten (§ 7, Abs.1). Tatsächlich wurden die Bestimmungen der Artikel 53 und 107 aber bis heute nicht außer Kraft gesetzt; ihre Streichung aus der UN-Charta ist nicht nur “redaktioneller Natur”4) , sondern verweist auf den Gründungsgedanken der Vereinten Nationen: Jeglicher Kriegspolitik und Revitalisierung des deutschen wie japanischen Militarismus sollte ein Riegel vorgeschoben werden. Erst mit förmlicher Aufhebung der Artikel 53 und 107 können Berlin und Tokio vor internationalen, durch UN-Recht gedeckten Interventionen sicher sein. Selbst wenn ein militärisches Einschreiten gegen Deutschland und Japan unwahrscheinlich wäre – allein der öffentliche Hinweis auf das Fortwirken internationaler Vorsichtsmaßnahmen behindert die weltweite Expansion der früheren Aggressoren und ist dem Führungsanspruch beider Länder nicht förderlich. Mit der Aufnahme in den Weltsicherheitsrat würden die Klauseln fallen.
Rüstungsprogramm
Dass Vorsichtsmaßnahmen nicht unbegründet sind, beweist die Remilitarisierung Japans. Seit 1992 hat das japanische Kabinett über 20 Gesetze und Verordnungen verabschiedet, die Artikel 9 der japanischen Verfassung aushebeln oder soweit einschränken, dass der ursprüngliche Sinn des Artikels (ewiger Verzicht auf angriffsfähige Militäreinheiten) ohne materielle Basis ist. Japanische Truppen stehen nicht nur im Irak; das japanische Rüstungsprogramm orientiert sich an Auslandseinsätzen, die das südostasiatische Festland und Zentralasien anvisieren. Dort treffen die japanischen Optionen auf reale Militärpräsenzen des ehemaligen Bündnispartners Deutschland.
Angriff
Da der offene Angriff auf die historischen Vorbehalte gegen Berlin und Tokio in den vergangenen Monaten immer wieder gescheitert ist5), versuchen beide Länder jetzt, über Hintertreppen und mit Verfahrenstricks in den Weltsicherheitsrat zu gelangen. Nach dem jüngsten Plan soll die UNO-Vollversammlung einer allgemeinen “Reform” des Sicherheitsrats zustimmen. Die Resolutionsvorlage liefert Berlin, ohne sich selbst und Tokio als finale Nutznießer der Umgestaltung zu benennen. Lediglich eine Regionalquotierung im Weltsicherheitsrat wird empfohlen – demnach benötigt Europa ein weiteres Mitglied im Weltsicherheitsrat, für Asien ist an zwei Neumitglieder gedacht. Namen werden nicht genannt.
Show-Down – Gehen ausreichend viele UN-Staaten auf das selbstlose Reformbemühen ein, wird eine zweite Resolution nachgeschoben. Darin nimmt es Deutschland schweren Herzens auf sich, den europäischen Sitz zu belegen, Japan und Indien teilen sich in die asiatischen Plätze. Auch diese Vorlage wäre von der UN-Vollversammlung zu genehmigen, so dass ein Veto der Großmächte nicht greifen könnte. Erst mit der dritten Resolution, die zur Ratifizierung der “Reform” führen soll, will Berlin zum eigentlichen Show-Down gegen die Opposition im Weltsicherheitsrat antreten – den Großmächten und Weltkriegssiegern bliebe jetzt nur noch übrig, das reformerische Gesamtpaket abzulehnen. Gegen einzelne Neumitglieder und ihr Veto-Recht zu stimmen, wäre technisch unmöglich.
Falle – Um die innere Front der Großmächte aufzuweichen, wird ihnen in einem weiteren Schritt großzügig angeboten, Berlin und Tokio würden auf die Wahrnehmung des beanspruchten Vetos “bis auf weiteres” verzichten, sobald sie im exklusiven UN-Sicherheitsrat Platz genommen hätten. Der Rechtstitel, gegen die USA, Russland und die VR China mit blockierender Wirkung stimmen zu können, soll bei passender Gelegenheit aktiviert werden – eine zusätzliche Falle für unbedarfte Appeasement-Anhänger.
Angeheizt – Die nach Art eines Schleppnetzes angelegte Strategie mit drei sich verengenden Kammern (und einem Tranquilizer)gilt im Auswärtigen Amt als “großer Wurf”, weil das trickreiche Verfahren geeignet zu sein scheint, die USA matt zu setzen und auch Einwände Russlands sowie der VR China zu neutralisieren. Doch gerade diese Taktik, die aus den Veto-Mitgliedern des UN-Sicherheitsrats hintergehbare Dilettanten machen und sie öffentlich vorführen möchte, sorgt in Washington für empörte Reaktionen. Auch Moskau und Beijing sehen ihre Vorbehalte bestätigt. Der sich steigernde Druck der Berliner UN-Politik heizt bestehende Spannungen um die politische Rangfolge in der westlichen Triade weiter an.
1) As Nations Lobby to Join Security Council, the U.S. Resist Giving Them Veto Power; New York Times 15.05.2005
2) USA, Russland, Großbritannien, Frankreich, Volksrepublik China
3) s. auch Grande Guerra
4) Ralph Rotte: Die Feindstaatenklausel und Deutschlands Ambitionen im Weltsicherheitsrat: Anmerkungen zur aktuellen Diskussion; Institut für Politische Wissenschaft der RWTH Aachen, Oktober 2004
5) s. auch Staatenelite und Aufsteigen