Dopo un anno e nove mesi di occupazione militare, la guerra che nella
propaganda doveva portare la libertà e la democrazia continua a portare
massacri e distruzioni.
Nell’attacco a Falluja gli americani hanno
fatto sfoggio di tutta la loro tecnologica della morte, conquistando il
trofeo di milleduecento resistenti ammazzati al prezzo della vita di
altri 40 soldati americani – in maggioranza proletari “volontari” per
mancanza di alternative. Il grosso delle vittime è tuttavia nella
popolazione civile.Ma nelle zone sunnite non si spegne la resistenza armata – organizzata dalle vecchie frazioni dominanti della borghesia – mentre nelle regioni sciite gli eserciti d’occupazione, compresi i tremila militari italiani a Nassiriya, sono guardati con crescente ostilità dalla popolazione.
La menzogna della guerra per distruggere le armi di distruzione di massa è stata smascherata dalle stesse commissioni d’inchiesta americane, che ne hanno accertato l’inesistenza.
La menzogna della guerra per la libertà è davanti agli occhi di tutti, in questa occupazione straniera che dura da quasi due anni, nello stato d’emergenza proclamato dal governo fantoccio su quasi tutto il paese.
La verità è che la guerra e l’occupazione dell’Irak hanno motivazioni imperialistiche: mettere sotto controllo il cuore delle riserve petrolifere mondiali per dettar legge a tutti i paesi, a tutte le potenze che di questo petrolio hanno necessità.
La verità della missione italiana è che sotto la terra di Nassiriya ci sono i giacimenti di petrolio per i quali l’italiana ENI stava trattando con Saddam, e ora tratta con americani e inglesi; è che ancora una volta l’imperialismo italiano, dopo aver flirtato col dittatore, è saltato sul carro di quello che ritiene sia il vincitore.
Quale opposizione alla guerra?
Forse quella franco-tedesco-russa, di coloro che si sono visti annullare i pingui contratti e i lucrosi traffici con Saddam? La pacifista Francia di Chirac fa sparare sulla folla in Costa d’Avorio, la Russia di Putin schiaccia sotto il suo tallone i ceceni nell’indifferenza delle altre potenze. Essi parlano di pace solo là dove non hanno la forza di vincere la guerra.
Non possono essere gli imperialismi concorrenti a por fine alle guerre.
Non può essere l’ONU, l’assemblea dominata dai briganti imperialisti, capace solo di ratificare le spartizioni tra essi concordate.
Non possono essere le conferenze internazionali tra le potenze e gli Stati borghesi, come quella di Sharm El-Sheik, che non fanno altro che prendere atto dei rapporti di forza.
Neppure una impossibile vittoria della resistenza baathista sunnita contro gli occupanti può essere la soluzione, perché reimporrebbe l’oppressione su sciiti e curdi.
Non può porre fine alle guerre l’impotente pacifismo piccolo borghese, o quello borghese della sinistra parlamentare, agganciata al carro franco-tedesco e ridotta a sperare nell’odiato Chirac e nell’ONU.
Non può porre fine alle guerre neppure l’anti-imperialismo a senso unico, l’antiamericanismo che copre il ruolo degli altri imperialismi, non meno guerrafondai, europei in testa.
Solo l’internazionalismo dei lavoratori può opporsi con coerenza alla guerra, lottando contro tutti gli imperialismi, a partire da quello di casa propria.
Solo una forte mobilitazione dei lavoratori nei paesi della coalizione occupante potrebbe dar voce e forza agli operai irakeni e ad una resistenza di classe e internazionalista contro l’occupazione imperialista.
Ritiro delle truppe occupanti, italiane in testa!
Impegniamoci nella lotta contro il capitalismo, per la società senza classi e senza guerre!