OIL FOR FOOD • Formigoni nel 1998 fece pressioni su Baghdad per un contratto all’Alenia
« Nulla mi viene contestato, perché nulla mi può essere contestato » ha dichiarato Roberto Formigoni a seguito dell’inchiesta pubblicata ieri dal Sole 24 Ore e dal Financial Times sullo scandalo « Oil for food » , il programma con cui, dal 1996 al 2003, le Nazioni Unite regolamentarono l’importexport iracheno. Il presidente della Regione Lombardia non ha però smentito alcunché di ciò che è stato scritto.
L’inchiesta ha spiegato che da svariati documenti di contabilità interna della società petrolifera irachena risulta che Formigoni è stato indirettamente beneficiario di ” buoni” per l’acquisto di petrolio a prezzi di favore. In quei documenti, a fianco al suo nome, c’era quello della Cogep, la società milanese che convertì i ” buoni” in contratti con l’aiuto di Marco De Petro, l’emissario di Formigoni che si recò di persona a Baghdad a firmare il primo di quei contratti.
Vari esponenti dell’opposizione, sia a livello regionale che nazionale, hanno chiesto al presidente della regione Lombardia e al Governo di fornire spiegazioni dettagliate su questi fatti. Il presidente della Regione Lombardia non è invece voluto scendere in particolari sul suo rapporto con De Petro, respingendo ogni accusa e dichiarandosi « orgoglioso di aver difeso e aiutato il mondo economico » .
Formigoni ha sottolineato il fatto di aver « guidato decine e decine di missioni lombarde in tutti i Paesi del mondo, sempre e ovunque promozionando le aziende lombarde » . In realtà, da documenti in possesso degli investigatori dell’Onu, risulta che, almeno in Irak, Formigoni fece lavoro di promozione anche per ditte non lombarde. Lo attesta una lettera da lui scritta il 24 ottobre 1996 a Tarek Aziz, all’epoca vicepremier, e portata a mano a Baghdad dal suo uomo di fiducia, Marco De Petro.
« Eccellenza— scrisse Formigoni nella lettera, oggi in possesso del Sole— 24 Ore — il signor De Petro ( che Lei conosce già ed è portatore di questa lettera) è nuovamente a Baghdad esclusivamente per continuare la collaborazione cominciata molto tempo fa con il ministero dei Trasporti. Egli rappresenta anche molte importanti società italiane impegnate in svariati settori — prodotti alimentari e farmaceutici inclusi — che vogliono ricominciare immediatamente la collaborazione commerciale con la sua Nazione. Sarebbe molto importante e utile per tutti noi se lei potesse presentare il signor De Petro a chi negli uffici governativi si occupa dell’approvvigionamento di prodotti alimentari e medicinali. Ma anche di altri settori, come le infrastrutture e le tecnologie. La prego di fare in modo che il signor De Petro possa ottenere un ” mandato” per rendere operativa questa volontà di cooperazione. Spero di incontrarla presto e poter rinnovare di persona tutta la mia considerazione. Cordiali saluti » .
L’affare di gran lunga più grosso di cui si occupò De Petro in Irak, e cioè la ricostruzione degli impianti radar di tutti gli aeroporti iracheni, non riguardava affatto una ditta lombarda, bensì una romana. De Petro e Formigoni si fecero infatti sponsor dell’Alenia, società che già negli anni ‘ 80 ( quando si chiamava Selenia) aveva lavorato molto in Irak.
L’interlocutore principale di De Petro in questa materia fu Mohamed Auda, il direttore dell’Aviazione Civile irachena. Con lui l’emissario della regione Lombardia aprì un negoziato che si rivelò tanto lungo quanto sfibrante. Il 30 settembre 1998, dovette addirittura intervenire Formigoni con una lettera estremamente dura a Tarek Aziz. « Il Sole— 24 Ore » ne ha una copia: « Eccellenza, le sto scrivendo a proposito di una questione che ritengo estremamente grave e per chiedere il suo autorevole e pronto intervento. Come Lei sa, negli ultimi tre anni, la società italiana Alenia, rappresentata dal nostro amico Signor De Petro, ha collaborato con il General Management dell’Aviazione Civile del Suo Paese, fornendo tutta l’assistenza possibile e investendo risorse considerevoli (…) Alenia è stata adesso informata che l’Aviazione Civile sta prendendo in considerazione altre offerte e che la fornitura è in dubbio (…) Non posso nasconderLe il fatto che giudico questa situazione estremamente seria, sia per l’Alenia, visto tutto quello che ha fatto in questo periodo, che per la mia credibilità personale, dato che negli ultimi anni ho spinto l’Alenia a cooperare con il Suo Paese. E questo è un fatto stra noto in Italia. Ma mi lasci dire che, se la fornitura dovesse all’ultimo momento essere affidata ad altri, anche la credibilità del Suo Paese sarebbe danneggiata agli occhi di coloro che hanno sempre mostrato amicizia nei momenti più difficili.
Personalmente credo che in occasione della firma del contratto, ad Alenia si possa chiedere di fare un ulteriore sforzo sui termini economici, ma che il contratto stesso non possa essere messo in dubbio.
Poiché credo che Lei capisca e condivida questo mio giudizio, mi rivolgo a Lei per chiedere un Suo pronto e autorevole intervento in modo da portare questa vicenda alla sua dovuta conclusione. Con continua stima e amicizia. Roberto Formigoni » .
Alla fine, il contratto non venne comunque mai assegnato. Né all’Alenia né ai suoi concorrenti.
Gli americani non avevano infatti alcun desiderio di vedere riattivato il sistema radaristico iracheno.
L’inchiesta ha spiegato che da svariati documenti di contabilità interna della società petrolifera irachena risulta che Formigoni è stato indirettamente beneficiario di ” buoni” per l’acquisto di petrolio a prezzi di favore. In quei documenti, a fianco al suo nome, c’era quello della Cogep, la società milanese che convertì i ” buoni” in contratti con l’aiuto di Marco De Petro, l’emissario di Formigoni che si recò di persona a Baghdad a firmare il primo di quei contratti.
Vari esponenti dell’opposizione, sia a livello regionale che nazionale, hanno chiesto al presidente della regione Lombardia e al Governo di fornire spiegazioni dettagliate su questi fatti. Il presidente della Regione Lombardia non è invece voluto scendere in particolari sul suo rapporto con De Petro, respingendo ogni accusa e dichiarandosi « orgoglioso di aver difeso e aiutato il mondo economico » .
Formigoni ha sottolineato il fatto di aver « guidato decine e decine di missioni lombarde in tutti i Paesi del mondo, sempre e ovunque promozionando le aziende lombarde » . In realtà, da documenti in possesso degli investigatori dell’Onu, risulta che, almeno in Irak, Formigoni fece lavoro di promozione anche per ditte non lombarde. Lo attesta una lettera da lui scritta il 24 ottobre 1996 a Tarek Aziz, all’epoca vicepremier, e portata a mano a Baghdad dal suo uomo di fiducia, Marco De Petro.
« Eccellenza— scrisse Formigoni nella lettera, oggi in possesso del Sole— 24 Ore — il signor De Petro ( che Lei conosce già ed è portatore di questa lettera) è nuovamente a Baghdad esclusivamente per continuare la collaborazione cominciata molto tempo fa con il ministero dei Trasporti. Egli rappresenta anche molte importanti società italiane impegnate in svariati settori — prodotti alimentari e farmaceutici inclusi — che vogliono ricominciare immediatamente la collaborazione commerciale con la sua Nazione. Sarebbe molto importante e utile per tutti noi se lei potesse presentare il signor De Petro a chi negli uffici governativi si occupa dell’approvvigionamento di prodotti alimentari e medicinali. Ma anche di altri settori, come le infrastrutture e le tecnologie. La prego di fare in modo che il signor De Petro possa ottenere un ” mandato” per rendere operativa questa volontà di cooperazione. Spero di incontrarla presto e poter rinnovare di persona tutta la mia considerazione. Cordiali saluti » .
L’affare di gran lunga più grosso di cui si occupò De Petro in Irak, e cioè la ricostruzione degli impianti radar di tutti gli aeroporti iracheni, non riguardava affatto una ditta lombarda, bensì una romana. De Petro e Formigoni si fecero infatti sponsor dell’Alenia, società che già negli anni ‘ 80 ( quando si chiamava Selenia) aveva lavorato molto in Irak.
L’interlocutore principale di De Petro in questa materia fu Mohamed Auda, il direttore dell’Aviazione Civile irachena. Con lui l’emissario della regione Lombardia aprì un negoziato che si rivelò tanto lungo quanto sfibrante. Il 30 settembre 1998, dovette addirittura intervenire Formigoni con una lettera estremamente dura a Tarek Aziz. « Il Sole— 24 Ore » ne ha una copia: « Eccellenza, le sto scrivendo a proposito di una questione che ritengo estremamente grave e per chiedere il suo autorevole e pronto intervento. Come Lei sa, negli ultimi tre anni, la società italiana Alenia, rappresentata dal nostro amico Signor De Petro, ha collaborato con il General Management dell’Aviazione Civile del Suo Paese, fornendo tutta l’assistenza possibile e investendo risorse considerevoli (…) Alenia è stata adesso informata che l’Aviazione Civile sta prendendo in considerazione altre offerte e che la fornitura è in dubbio (…) Non posso nasconderLe il fatto che giudico questa situazione estremamente seria, sia per l’Alenia, visto tutto quello che ha fatto in questo periodo, che per la mia credibilità personale, dato che negli ultimi anni ho spinto l’Alenia a cooperare con il Suo Paese. E questo è un fatto stra noto in Italia. Ma mi lasci dire che, se la fornitura dovesse all’ultimo momento essere affidata ad altri, anche la credibilità del Suo Paese sarebbe danneggiata agli occhi di coloro che hanno sempre mostrato amicizia nei momenti più difficili.
Personalmente credo che in occasione della firma del contratto, ad Alenia si possa chiedere di fare un ulteriore sforzo sui termini economici, ma che il contratto stesso non possa essere messo in dubbio.
Poiché credo che Lei capisca e condivida questo mio giudizio, mi rivolgo a Lei per chiedere un Suo pronto e autorevole intervento in modo da portare questa vicenda alla sua dovuta conclusione. Con continua stima e amicizia. Roberto Formigoni » .
Alla fine, il contratto non venne comunque mai assegnato. Né all’Alenia né ai suoi concorrenti.
Gli americani non avevano infatti alcun desiderio di vedere riattivato il sistema radaristico iracheno.