PERONE, Clementina “Tina”

(Torino, 1894 – 1965), Operaia

 

Iscritta alla FIGS dal 1915 si sposò con Angelo Benna. Due anni dopo diede alla luce la figlia Aurora (durante i moti del pane); impiegata presso l’Arsenale, venne arrestata per la partecipazione ad una manifestazione; circolava nascondendo una rivoltella nello chignon. Nel 1919 si separò dal marito per convivere con Giovanni Parodi (da cui ebbe il secondo figlio, Bruno, che mantenne il cognome del primo marito). Nel 1923, inquisita per detenzione di armi, Perone, lasciati i figli in Italia (l’abbandono comporterà per Aurora dolorosi passaggi tra orfanotrofi e conventi, per Bruno una vita precaria e ai margini) si rifugiò a Berlino per poi raggiungere Parodi a Mosca; qui lavorò presso la Mezrabpom diretta da Misiano. Fece la spola tra Mosca e Leningrado e dal 1926, quando Parodi rientra in Italia, frequentò vari corsi e svolse diverse attività negli organismi degli emigrati politici. Nel frattempo in Italia la sorella Emilia, al confino a Ponza (1933), aveva iniziato a collaborare con l’OVRA; la sua attività spionistica durò fino al 1938 (fece arrestare, tra l’altro, la nipote Aurora durante un espatrio clandestino nel Cuneese). Nel febbraio dello stesso anno Perone venne arrestata dalla NKVD e torturata: le costò caro aver frequentato e aiutato elementi della dissidenza di sinistra, nonostante avesse da tempo preso le distanze dal bordighismo. Due anni dopo venne deportata a Karaganda, dove passa 7 anni. Scontata la pena, nel 1948 subì un nuovo arresto per propaganda antisovietica e sospetto spionaggio, incarcerata alla Lubjanka e condannata alla deportazione a vita a Igarka, in Siberia; fece la cassiera in un bagno pubblico e, dopo cinque anni venne scarcerata. Poté rientrare in Italia solo nel gennaio del 1958 dove rivide l’ex compagno Giovanni Parodi che nel frattempo aveva iniziato un’altra relazione. Perone collaborò con l’Associazione Italia-Urss di Torino. Scelse il silenzio – dramma nel dramma – rispetto al sistema criminale stalinista.

 

Piccolina, un corpo adolescente, veniva travolta e trascinata vertiginosamente come una piuma dagli eventi e per tutta la vita. Una vita di delusioni e di amarezze, una folle corsa verso chimere. E benché fosse stata una delle vittime dello stalinismo più terribilmente colpite e abbia sofferto principalmente da parte dei suoi duri compagni paesani, sia pure a modo suo, non ha mai cessato di credere ai grandi ideali che l’avevano animata sin da giovanissima.

[Dante Corneli]

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