E’ DI OGGI LA NOTIZIA CHE Boris Johnson, uno dei più solleciti ad inviare armi all’Ucraina per “difendere la libertà”, ha proposto di deportare in Ruanda quegli immigrati che riescano ad entrare nel Regno Unito senza un permesso legale.
Il tutto condito con l’immonda retorica che in questo modo si colpiscono i trafficanti di uomini e si evita di far morire in mare donne e bambini.
Ricordiamo ancora una volta che molti di questi disperati che attraversano i mari su malsicure barchette o si nascondono sotto i TIR per arrivare nei nostri paesi sono il risultato di guerre che anche i paesi Europei hanno contribuito a scatenare e alimentare.
Ricordiamo anche che altri politici europei da tempo propongono di costruire sulle coste africane dei luoghi di raccolta dei migranti dove ogni paese “civile” possa scegliere la manodopera di cui ha bisogno. Certo se pensiamo ai lager libici ci può sembrare una soluzione più indolore, ma esprime lo stesso disprezzo dei diritti umani che anima la scelta di Johnson di oggi, anche rispetto ai suoi stessi cittadini (ricordiamo la sciagurata proposta di lasciar fare alla natura con l’immunità di gregge agli inizi del Covid).
La guerra in Ucraina e i suoi orrori non deve far passare sotto silenzio questa notizia.
Legalizzare la deportazione di profughi inermi è un altro passo verso la supina accettazione della violenza di Stato. La stessa violenza che porta Putin a invadere l’Ucraina portando morte e distruzione e a reprimere contemporaneamente ogni libertà dei russi, che induce Biden e altri leader occidentali a partecipare a una guerra per procura sulla pelle degli Ucraini. Chi parlava di una guerra “chirurgica” e breve mentiva sapendo di mentire.
Oggi noi in Italia pur non essendo toccati direttamente dalla guerra, stiamo già pagando con l’inflazione il caro energia (che sta ingrassando le società dell’energia che ci speculano) e il riarmo.
Siamo anche inondati e avvelenati da una campagna bellicista senza precedenti. Che non dobbiamo subire e a cui dobbiamo reagire.
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