Pubblichiamo un articolo di Economist Europe sugli effetti della pandemia sul lavoro agricolo. Nell’articolo si tralascia l’Italia, in cui la situazione è analoga. Anche qui si avverte pesantemente la mancanza dei quasi 370 mila lavoratori stranieri stagionali che garantiscono il 27% delle giornate lavorative necessarie soprattutto nelle raccolte: dagli asparagi in Veneto alle fragole del Trentino fino ai kiwi di Latina.
Il ministro Bellanova ha proposto di sostituirli con “i percettori di sussidi pubblici” cioè disoccupati e fruitori del reddito di cittadinanza; in alternativa chiede di dare il permesso di soggiorno agli immigrati irregolari (Ismu li stima in 553 mila) per metterli al lavoro nelle campagne.
The Economist Europe 4 apr 2020
I lavoratori agricoli sono essenziali
Con i confini chiusi, chi si occuperà dei raccolti?
I blocchi per frenare il covid-19 interrompono l’offerta di cibo in Europa
BEELITZ E VARSAVIA
Nessuna canzone interpreta lo stato d’animo della Germania in primavera come il successo del 1930 “Veronika, la primavera è qui”: “Le ragazze cantano tra-la-la, il mondo intero è incantato. Veronika, gli asparagi stanno germogliando!”. Aprile in Germania è Spargelzeit, o “tempo di asparagi”. I puristi corrono verso le bancarelle per comprare i gambi più freschi (bianchi, a differenza della varietà verde estiva) e servirli con prosciutto a fette e salsa olandese o con pangrattato e burro. Ma quest’anno gran parte del raccolto marcirà nei campi. Le restrizioni alle frontiere per combattere il covid-19 hanno lasciato a casa i lavoratori agricoli dell’Europa orientale.
La Germania impiega normalmente 30.000 stagionali per la raccolta degli asparagi, di cui 5.000 nel solo stato di Brandeburgo. Finora nel Brandeburgo è arrivata solo la metà di quel numero. Il confine tedesco è aperto per i polacchi che lavorano in settori essenziali, ma i lavoratori agricoli polacchi esitano ad attraversarlo perché il loro governo dice che chiunque lo farà sarà messo in quarantena per 14 giorni al suo ritorno. Alla fine di marzo, per disperazione, alcuni hanno noleggiato un aereo insieme a 190 rumeni. Quasi non sono riusciti ad entrare: il 25 marzo la Germania ha chiuso ai lavoratori stagionali dei paesi esclusi da Schengen.
Gli asparagi sono solo la punta di un problema che presto gli agricoltori europei dovranno affrontare. La Germania avrà bisogno di quasi 300.000 agricoltori stagionali quest’anno. La Francia, dove si avvicina la stagione delle fragole, ne avrà bisogno di 200.000 nei prossimi tre mesi; tra un terzo e due terzi di solito provengono dall’estero. I Paesi Bassi sono il maggiore esportatore agricolo in Europa, ma la maggior parte dei lavoratori che raccolgono pomodori e cetrioli nelle sue serre provengono dall’Europa orientale e molti non verranno quest’anno.
Alcune attività possono essere sospese, ma non l’agricoltura. Il 30 marzo la Commissione europea ha stabilito i principi per garantire che i lavoratori essenziali, compresi i lavoratori agricoli stagionali, possano attraversare le frontiere. Ma i bulgari e i rumeni che viaggiano verso l’Europa occidentale attraverserebbero normalmente l’Ungheria, che ha chiuso il confine con la Romania a metà marzo. (Ha riaperto, ma principalmente per merci e pendolari che vivono vicino alla frontiera.) Anche quando i confini sono aperti, comunque molti lavoratori non vengono, preoccupati di contrarre il covid-19 o di essere messi in quarantena al loro ritorno.
Stare a casa significa difficoltà. Nitfie Salimova, una bulgara, aveva programmato di andare in Belgio a maggio per raccogliere le bacche, un lavoro che l’anno scorso le è valso € 150 ($ 160) al giorno. E’ quasi la metà del salario mensile minimo bulgaro. I suoi guadagni hanno pagato gli smartphone per le figlie ed una vacanza sul Mar Nero. Il capo di un’agenzia bulgara che solitamente invia 500 lavoratori all’anno in Germania, Austria e Gran Bretagna, ha comunicato che nessuno potrà partire ora, ed infatti tutti stanno tornando a casa.
In Polonia il problema non è solo la perdita di posti di lavoro in Germania, ma una carenza di ucraini che lavorano nelle fattorie polacche. Jakub Sztandera, che coltiva funghi a Siedlce, impiega 200 lavoratori nei suoi capannoni climatizzati, il 90% dei quali ucraini. Quando la Polonia ha chiuso i suoi confini il 14 marzo, gli ucraini si sono precipitati ad andarsene e Sztandera non sa come sostituirli. Prima della chiusura del confine, si stima che circa 1,3 milioni di ucraini lavorassero in Polonia. Il capo del sindacato dei contadini del paese afferma che senza di loro la fornitura di cibo sarà a rischio.
Alcuni paesi sperano di limitare i danni lasciando che i lavoratori che sono già lì rimangano più a lungo. Il Belgio ha allungato i permessi di lavoro per i contadini stranieri e la Germania ha prolungato il periodo in cui possono lavorare senza pagare le tasse locali per la protezione sociale. Nei Paesi Bassi, il crollo della domanda di fiori ha lasciato i raccoglitori di tulipani con poco da fare; alcuni sono andati a lavorare nelle coltivazioni di ortaggi.
Un’altra soluzione è quella di reclutare i residenti disoccupati a causa del lockdown. In Germania un sito web di offerte per lavori agricoli ha ricevuto migliaia di post il primo giorno. La federazione nazionale francese dei sindacati degli agricoltori (FNSEA), afferma che il suo nuovo sito di offerte di lavoro ha 150.000 abbonati. Nei Paesi Bassi il sito “Aiutaci a raccogliere” ha 2.500 iscritti. Ma non è chiaro in quanti abbiano effettivamente trovato un’occupazione.
Gli agricoltori europei preferirebbero non fare affidamento sui principianti. Edwin Veenhoeve, un coltivatore di asparagi nei Paesi Bassi, afferma che negli ultimi 40 anni solo una decina di olandesi hanno chiesto di lavorare per la sua fattoria di famiglia. Solo in questo mese ne hanno assunti 30. Tuttavia, rispetto ai polacchi, ai romeni ed ai bulgari con esperienza, non sono agricoltori ideali, aggiunge: “Gli olandesi sono abituati a lavorare dal lunedì al venerdì, dalle nove alle cinque. Ma gli asparagi continuano a crescere sette giorni alla settimana”.