La libertà non è partecipazione

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La libertà di oggi è quella dei padroni di sfruttare,

dei servi dei padroni di fare la bella vita,

dell’intera società civile di farsi mantenere dallo sfruttamento del proletariato.

La nostra libertà di oggi è quella di scegliere tra

farci sfruttare o rimanere disoccupati, di mugugnare o suicidarci,

a seconda delle esigenze dei padroni, partecipando, quando decidono loro,

a rinnovare la loro società, i loro partiti, i loro parlamenti.

Ci dicono che, se non partecipiamo, siamo esclusi.

Ma noi pensiamo di essere esclusi da sempre, e da tutto,

dal diritto alla vita alla sicurezza di un futuro.

Ecco perchè questa non è la nostra libertà, e partecipare serve solo ai padroni,

perché hanno paura della nostra autonomia, della diserzione dal loro sistema, dell’indipendenza dalle loro idee, dai loro riti, dalle loro religioni.

La nostra libertà comincia dove finisce quella dei padroni.

La nostra partecipazione è la lotta, l’autonomia di classe, l’organizzazione!

LA LIBERTA’ NON E’ PARTECIPAZIONE!

 

Quella della “partecipazione” è una delle ideologie piu’ truffaldine della classe dominante.

Essa nasconde, dietro un velo di apparente protagonismo democratico, l’ennesimo imbroglio utile solo a difendere e sostenere questo sistema di sfruttamento.

Condita in salsa musicale e chiacchierona, l’ideologia della “partecipazione”, se da un lato fa appello al famoso rapporto tra diritto e dovere, dall’altro tende ad allargare la base di consenso al “miglior involucro” dello sviluppo capitalistico: la democrazia borghese.

Tutte le località topografiche della politica e del parlamentarismo utilizzano questa ideologia, mutuandola nella propria lingua politica di appartenenza, trasversalmente interessate a fornire una base di massa al sistema ed ai propri mezzi di funzionamento, regolazione e perpetuamento.

Diverse le variazioni sul tema della partecipazione: dai padroni interessati alla partecipazione dei propri operai alle sorti aziendali, al governo che auspica, da parte dei cittadini, una loro partecipazione nel dar consigli all’esecutivo, a chi invoca la partecipazione per salvare la democrazia “sospesa”, a chi propone una diversa partecipazione all’Europa dei padroni, a chi partecipa delatoriamente alla denuncia degli “sfasciacarrozze”, a chi, ultimo ma sempre presente, esorcizza l’astensionismo invitando, comunque, alla partecipazione elettorale.

C’e’ poi l’ultima variante dell’ideologia partecipatoria, direttamente importata dal “nuovo faro dell’antiliberismo mondiale” Porto Alegre: la democrazia partecipata, quella delle “assemblee di condominio, di caseggiato, di quartiere, di comune etc etc”, l’ultima invenzione per favorire la partecipazione “dal basso” alle istanze decentrate di questo sistema, evitandone accuratamente ogni rottura ed ogni trasformazione.

L’importante, per tutti, è evitare l’”antipolitica”, ma soprattutto che questa si traduca in astensionismo cosciente ed antagonismo di classe, fuoriuscendo dai binari della politica borghese e delle sue forme di rappresentanza.

La continua lotta borghese contro l’astensionismo è europea perché comune è la tendenza europeista in ciascuno degli assetti nazionali, ed è espressione di una ristrutturazione partitica che coinvolge tutte le tendenze, sia pur nella diversificata versione elettorale, verso un comune orizzonte strategico continentale.

In sostanza, in Grecia come in Italia, Francia e Germania, partiti e coalizioni tendono ad accreditarsi come i migliori interpreti del processo di fuoriuscita europea dalla crisi, appongiando o mettendo in discussione il direttorio franco-tedesco e la sua direzione di marcia a partire dal fiscal-compact, ma non la meta condivisa dell’U.E..

E cosi’, come in Italia Monti, il “sobrio” tagliatore di testa e di spesa pubblica oltrechè di conquiste e diritti del lavoro, è l’alternativa “tecnica” a Berlusconi, in Francia, la “nuova governance” di Hollande viene sostenuta dalla GGT in alternativa a Sarkozy.

In Italia la prossima tornata delle amministrative non può bearsi nemmeno della rinuncia parziale ai “rimborsi elettorali” di luglio, ne’ della trasparenza dei candidati, dei loro profili e del loro curriculum.

Un altro fondato motivo che agita i sogni dei servi dei padroni e dei servi di Dio ( vedi dichiarazioni del card. Bagnasco! ) che, tra “antipolitica” e spettro astensionista, riscoprono a comando le sorti progressive della partecipazione elettorale come “partecipazione alla vita della società, in primis al diritto dovere del voto.”.

Peccato per questi campioni della società civile e per i loro appelli alla “vita”, in una società che puzza di morte dalle fondamenta, e che vedrà assenti alle urne, oltre i 1400 morti di lavoro, anche le decine di “suicidati” causa crisi delle ultime settimane.

La nostra è un’altra politica, che può fare a meno delle urne ma non della lotta di classe, che non sostiene ne’ partecipa agli stanchi ed inutili riti parlamentaristici.

NON SALVEREMO I CANI CHE AFFOGANO!

6-7 maggio

Il nostro candidato non trova posto su nessuna lista.

Comunisti per l’Organizzazione di Classe

C O M B A T

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