Il fermo nei trasporti scatena nuovi attacchi al diritto di sciopero

Sciopero

Contro le privatizzazioni e per contratti dignitosi, sono scesi in sciopero venerdì 16 giugno decine di migliaia di lavoratori dei trasporti e della logistica.

Lo sciopero era organizzato unitariamente da diverse sigle del sindacalismo di base e il suo incontestabile successo – con l’arresto del trasporto pubblico locale in numerose città, la cancellazione di numerosi treni regionali, il fermo di Alitalia e il blocco del porto di Napoli da parte di precari e disoccupati, il blocco di decine di magazzini della logistica in tutto il Nord e parte del Centro, con formazione di lunghe code di camion – ha reso ancor più evidente come nei trasporti e nella logistica i sindacati di regime CGIL, CISL, UIL, UGL non godano più del consenso tra i lavoratori. Dopo la figuraccia del referendum tra i lavoratori dell’Alitalia che a maggioranza hanno rifiutato l’accordo-bidone che i sindacati di regime volevano far loro ingoiare (accordo spacciato dagli stessi come una grande vittoria mentre in realtà era solo la supina accettazione delle richieste padronali), il rischio per capitalisti (grandi, piccoli, medi) e per il governo che, non deve mai essere dimenticato, è il comitato d’affari della classe dominante, è la perdita definitiva di legittimità dei sindacati di regime, con conseguente aumento del prestigio e del seguito tra i lavoratori (e non solo quelli dei trasporti e della logistica) dei sindacati di base (quelli che hanno indetto lo sciopero del 16). Un rischio evidentemente troppo alto per la classe dominante alla quale sindacati di regime come CGIL, CISL, UIL e UGL sono assolutamente necessari per mantenere la pace sociale e in sostanza sottomessa la classe lavoratrice impoverita e attaccata continuamente sul terreno del salario, dei diritti e delle garanzie.

Certo da decenni in Italia la classe lavoratrice subisce quasi passivamente il continuo peggioramento delle sue condizioni, ma il padronato e i suoi tirapiedi politici che stanno al governo o alla finta opposizione si rendono conto che prima o poi la cuccagna finirà: i lavoratori presto o tardi si renderanno conto che “i loro rappresentanti sindacali” li conducono costantemente al macello con la loro tattica di finte mobilitazioni fatte solo per far sbollire la rabbia, seguite da trattative il cui esito inevitabile è sempre quello della sottomissione ai diktat padronal-statali. E allora soprattutto se, come in Italia, esistono organizzazioni sindacali in grado di rispondere alle reali esigenze dei lavoratori, i profitti e il dispotismo assoluti sulla forza-lavoro potrebbero essere messi in discussione.

Qui stanno le ragioni della campagna isterica che da due giorni si sta conducendo per la riformulazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici. Da due giorni infatti, come scrive in un suo comunicato l’SGB, uno dei sindacati promotori dello sciopero del 16 “Ministri, segretari di partito e sindacalisti complici, hanno riempito i taccuini di giornalisti, in molti casi accondiscendenti, di contumelie nei confronti degli scioperanti, di vere e proprie falsità come quella degli scioperi che riescono perché sono fatti di venerdì, di dichiarazioni roboanti contro il più importante strumento che non sono ancora riusciti a scippare dalle mani dei lavoratori: lo sciopero.”

In questa infame campagna si sta distinguendo il quotidiano liberal-chic La Repubblica, organo non ufficiale del PD. Il quotidiano, sempre in prima fila nella difesa degli interessi padronali, senza dire niente sulle motivazione dello sciopero si è fatto portatore del “grido di dolore” in difesa dei cittadini che hanno dovuto sopportare le conseguenze dello sciopero di venerdì e giù filippiche a non finire sui cittadini “ostaggio di sigle sindacali scarsamente rappresentative” (chissà come mai se sono così scarsamente rappresentative hanno deciso di dedicare così tanto spazio a loro, quando di solito i sindacati di base vengono sistematicamente ignorati o peggio infamati, vedi la vergognosa campagna stampa sul “caso Milani”!). Non vengono risparmiati naturalmente neanche i colpi bassi, come la tiritera sugli scioperi “fatti sempre di venerdì, per fare un giorno di vacanza in più”, quando anche la persona più sprovveduta e “fuori dal mondo” che vive in Italia sa che nei trasporti (ferroviari, trasporto urbano, aereo e marittimo) si lavora anche di sabato e domenica.

Non è qui il caso di passare in rassegna ogni singola “esternazione” dei vari personaggi del governo o del parlamento chiamati a pronunciarsi dal ”prestigioso” quotidiano, tanto la canzone è sempre la stessa: rifare la legge sugli scioperi per impedire ai sindacati combattivi di lottare per difendere i lavoratori. E’ appena il caso di dire che questi ipocriti imbroglioni da Del Rio (buono quello!) a Damiano spergiurano sul fatto che “il diritto di sciopero, garantito dalla costituzione, non verrà messo in discussione”. Peccato però che quel diritto hanno intenzione di svuotarlo di ogni efficacia pratica: 1) dandolo in appalto ai sindacati di regime (conferendo loro una sorta di “monopolio” nell’indizione di scioperi) e 2) ipotizzando “referendum preventivi” prima della proclamazione di uno sciopero e dichiarazione anticipata di partecipazione allo sciopero da parte dei singoli lavoratori (esponendo così il lavoratore alla successiva rappresaglia padronale).

Per parte nostra, non ci stupiamo del fatto che i padroni cerchino in tutti i modi di garantirsi i profitti comprimendo i diritti dei lavoratori, né per noi è fonte di stupore che i politici borghesi cerchino di ritagliarsi la fetta di plusvalore che a loro i capitalisti destinano per servire i loro interessi. Non costituisce infine per noi sorpresa il fatto che i sindacati di regime cerchino di definire le loro prerogative (e le loro prebende) sotto l’ombrello protettivo dello stato borghese. Sappiamo che la classe lavoratrice potrà solo con una lotta senza quartiere e di lunga durata mantenere le conquiste che le generazioni di proletari hanno ottenuto, così come solo una lotta senza quartiere e di lunga durata potrà condurre all’emancipazione definitiva e alla distruzione del dominio borghese. Faremo la nostra parte stando al fianco dei lavoratori, ogni giorno calpestati, umiliati e ingannati e sin da ora diciamo che faremo tutto il possibile per contribuire alla costruzione e al rafforzamento di un movimento di massa in grado di favorire l’avanzata della classe lavoratrice (prima di tutto per riconquistare le posizioni perdute).