Se volessimo adottare un linguaggio al limite del surreale per commentare lo sciopero nazionale dei ferrovieri del 24-25 maggio indetto dai sindacati di base (CUB, CAT, SGB, USB), potremmo dire che ad innescarlo sono state le … sigle confederali e concertative.
I loro comunicati, emessi dopo una serie di riunioni con l’azienda FS sul tema del rinnovo contrattuale, si limitavano a riportare senza indicazione alcuna le proposte contrattuali dell’impresa, miranti a peggiorare un quadro normativo già di per sé assai pesante. Le premesse per una passiva accettazione erano più che evidenti. In tale contesto non erano mancati gli attacchi al sindacalismo di base da parte del premier Renzi, particolarmente infastidito dal successo dello sciopero generale di base del 18 marzo, coi suoi appelli a Confindustria, Cgil, Cisl, Uil a rivedere le regole sulla rappresentanza (“altrimenti ci pensiamo noi”), e le dichiarazioni dell’AD FS Mazzoncini, chiamato da Renzi a privatizzare le ferrovie, offensive verso macchinisti e capitreno.
La risposta da parte dei lavoratori non si è fatta attendere. Un crescendo di assemblee spontanee negli impianti, un progressivo allineamento del personale viaggiante e di macchina al rigido rispetto dei turni di lavoro, un’onda che cresceva coinvolgendo attivisti e delegati degli stessi sindacati concertativi e che travolgeva quelli ligi alle proprie segreterie nella loro vana opera di pompieraggio. Tra la formazione di locali comitati spontanei e una serie di azioni comportamentali, s’inseriva la scadenza di lotta del 24-25. Come scritto nel comunicato unitario di fine sciopero “alla fine, come è giusto, l’ultima parola l’hanno avuta i lavoratori. Le adesioni in massa senza precedenti allo sciopero odierno hanno smentito anche le previsioni di effettuazione di treni vantate dalle aziende sui propri canali informativi: Trenitalia e Trenord in gravi difficoltà per proprie carenze organizzative a coprire anche i treni garantiti, ritardi pesanti, treni dimezzati di lunghezza come trucco per utilizzare meno personale, cancellazioni a ripetizione, bassissimo numero di presentazioni del personale fuori dalle fasce garantite e tra le soppressioni si registrano anche Frecce, nonostante l’annuncio di regolarità. A dispetto degli sforzi di impiego illegale dei quadri, nonostante i comandi illegittimi (in gran parte respinti dai lavoratori), nonostante la confusione generata ad arte, nonostante le invenzioni regolamentari e i ricatti sui giovani apprendisti o “a jobs act”, i ferrovieri scioperano estesamente in tutta Italia. Inedite adesioni anche nelle stazioni, officine, manutenzione delle linee e uffici, biglietterie”.
I lavoratori hanno dimostrato che è possibile essere protagonisti in prima persona del proprio destino, è possibile scardinare le politiche di concertazione che hanno permesso una liberalizzazione ferroviaria senza regole che ha sfasciato il settore cargo e ridotto ai minimi termini il trasporto universale a vantaggio dell’Alta Velocità, e soprattutto ha riportato indietro l’orario di lavoro di quasi un secolo (sconcertanti sono le crescenti similitudini tra i vincoli normativi odierni con quelli del ventennio, una vita di orari di lavoro davvero infami).
Ma soprattutto hanno dimostrato che il riscatto passa dalla lotta, che spazza via i tentativi di ingabbiare la rappresentanza dal basso come quello concretizzatosi coi recenti accordi sulla rappresentanza firmati dai sindacati concertativi ed accettati anche da alcune sigle “di base”.
Anche stavolta i nostri compagni ferrovieri, da sempre attivi nei sindacati di base, sono stati in prima linea nella preparazione dello sciopero e nel supportare i lavoratori soggetti alle forzature aziendali sui “servizi essenziali” e nella controinformazione.
Oggi più che mai è chiaro ai più che il percorso concertativo del sindacalismo “ufficiale” ha portato a svendere le conquiste in cambio di compartecipazione alle gestioni aziendali, al meccanismo delle carriere, ai benefici economici che derivano anche da distacchi sindacali e permessi retribuiti. Un percorso che va interrotto.
In tal senso andremo avanti, è solo l’inizio.
NUCLEO FERROVIERI INTERNAZIONALISTI