«Autostrade, rapporto distorto con la politica»

ITALIA, PARTITI

CORRIERE Lun. 8/5/2006  
Sergio Rizzo


Il leader Cisl Bonanni: «I
contributi ai partiti? Un fatto di gravità inaudita» «In un sistema decente i
soldi che avanzano si restituiscono agli utenti»

ROMA – Raffaele Bonanni si dice sicuro che «Romano Prodi
non se ne laverà le mani»
. Non si comporterà, afferma il segretario
generale della Cisl, «come i troppi Ponzio Pilato che da dieci anni tacciono
sullo scandalo delle Autostrade».

Scandalo, addirittura?

«Lo sa che quando vado a casa mia, in Abruzzo, spendo più
di pedaggio che di benzina?».

Ecco perché ce l’ha così tanto con loro.

«Ci sarebbe da domandarsi perché, se si eccettuano Pierluigi
Bersani, Francesco Rutelli, Enrico Letta e pochi altri, intorno a questa
vicenda ci sia stato soprattutto silenzio. O politici che parlavano in difesa.
È davvero strano, in un Paese dove si fa polemica su tutto».

Lei come se lo spiega?

«È lo stesso silenzio che ha avvolto tutte le
privatizzazioni, fatte per costituire un vero e proprio presidio di potere fra
alcune imprese e alcuni leader politici, non per creare concorrenza e aumentare
l’efficienza del Paese…».

Non generalizza un po’ troppo?

«Ci avevano detto che le privatizzazioni sarebbero andate
a vantaggio dei cittadini. Invece è successo il contrario. La cessione di
Autostrade ha creato un grande monopolio per alcuni privati che non hanno
nemmeno rispettato gli impegni sugli investimenti
. Per giunta, vedendosi
riconoscere aumenti tariffari continui e ingiustificati a fronte di un enorme
aumento del traffico. È l’unico settore dove esiste la scala mobile: mi chiedo
se non sia il caso di interventi radicali. C’è qualcosa che non va».

E cos’è? Il rapporto fra la politica e le società
concessionarie?

«Dico che non si spiega perché le concessioni sono state
date in questo modo, a due lire, mentre il concedente, cioè l’Anas, non ha
nemmeno i soldi per pagare gli stipendi
. E con un controllore, il ministro
delle Infrastrutture che è stato in carica negli ultimi cinque anni, che era
progettista delle Autostrade. Ma di questo la politica non discute. Sui
giornali si leggono notizie di altro tipo».

Allude al finanziamento a favore di tutti i partiti
deliberato dalle Autostrade per l’ultima campagna elettorale ?

«Credo che sia un fatto di una gravità inaudita. Bisogna
chiedersi perché costoro hanno dato soldi ai partiti e perché i partiti li
hanno presi, non potendo ignorare che c’è un nesso profondo fra politica e
autostrade».

Un nesso di che tipo?

«Le autostrade dipendono dalla politica per i controlli e le
tariffe. C’è da ritenere che, anche alla luce di quel fatto, il silenzio che
avvolge la vicenda di questi giorni sia segnale di un rapporto profondamente
distorto».

Alcuni partiti, però, come i Verdi e Rifondazione
comunista, hanno rifiutato il contributo.

«E questo va a loro merito. Spero che a questo punto
facciano una battaglia di chiarezza sulle privatizzazioni, che sono il vero
buco nero della democrazia italiana».

Chi li ha invece accettati, quei soldi?

«Si faccia un profondo esame di coscienza. Anche se mi
rifiuto di pensare che tutti i responsabili politici fossero a conoscenza della
situazione».

È bene precisare che si tratta di finanziamenti,
peraltro piuttosto modesti, consentiti dalla legge
. E che alla base
dell’offerta c’è la motivazione «anglosassone» di contribuire al funzionamento
della democrazia…

«Più che una motivazione mi sembra una provocazione. In
un sistema decente i soldi che avanzano, pochi o tanti che siano, vanno
restituiti agli utenti e non dati ai politici. Dopo aver pagato gli
ammortamenti della rete autostradale, ora gli utenti pagano anche la voracità
di questo sistema di potere. È davvero il colmo».

Magari con gli spagnoli andrà meglio…

«Ai proprietari della società sicuramente. Lo sa che
spostando la holding in Spagna non pagheranno più alcune tasse in Italia?».

 

Il caso dei contributi ai
partiti di Autostrade è stato reso pubblico, qualche giorno prima delle recenti
elezioni politiche, dal Corriere della Sera. La società quotata in Borsa,
titolare di una concessione pubblica, aveva deliberato di distribuire a tutti i
partiti un contributo probabilmente simbolico e proporzionato ai pesi
elettorali
. Anche se per le cifre bisognerà attendere la prossima
semestrale del gruppo. Verdi e Prc avevano però rifiutato.

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