Riceviamo e pubblichiamo questo appello per i lavoratori della scuola palestinese in lotta:
Cari compagni, gli insegnanti palestinesi nelle scuole pubbliche hanno intensificato le loro proteste contro il governo, che non ha rispettato un accordo precedente con il sindacato palestinese degli insegnanti, in base al quale avrebbe dovuto aumentare gli stipendi. Ieri circa 20 mila insegnanti hanno effettuato un sit-in davanti al Consiglio dei Ministri chiedendo migliori stipendi e diritti, mentre oggi e domani si tiene uno sciopero generale nelle scuole pubbliche. Le proteste sono anche dirette contro i vertici del sindacato degli insegnanti, che non ha rappresentato i diritti e gli interessi degli insegnanti, ed ha perso ogni legittimazione ai loro occhi. Il governo ha diffidato gli insegnanti dal proseguire il loro sciopero “illegale” e questa mattina all’alba 22 insegnanti di varie località sono stati arbitrariamente arrestati.
Temiamo che ulteriori misure repressive possano essere prese contro questo movimento di protesta di massa, che è già stato chiamato la “rivoluzione degli insegnanti”. Gli insegnanti chiedono stipendi che preservino la loro dignità e vogliono eleggere nuovi rappresentanti in modo democratico.
Essi chiedono la solidarietà e il sostegno dei loro compagni in tutto il mondo.
http://www.maannews.com/Content.aspx?id=770328
http://www.maannews.com/Content.aspx?id=770310
Le proteste degli insegnanti palestinesi, che ricevono un salario da fame (767 dollari contro i 1.333 necessari per mantenere una famiglia) ci ricordano come la lotta di classe sia una realtà anche nei territori sotto occupazione straniera.
Nel 2013 il corrotto governo dell’Autorità Nazionale Palestinese aveva promesso aumenti salariali che ancora non si sono visti, e ora alle proteste ha reagito con gli arresti, dimostrando ancora una volta il proprio carattere borghese e antiproletario.
Come tutti i lavoratori dei territori occupati, anche gli insegnanti della Cisgiordania devono affrontare sia l’oppressione degli occupanti israeliani sia quella della borghesia autoctona e dei suoi scagnozzi, e anche per loro è indispensabile mantenere una completa indipendenza dalle dirigenze politiche borghesi, siano esse laiche come Fatah o religiose come Hamas, e lottare insieme agli altri proletari dell’area, al di là di ogni frontiera o etnia. A tutti va dato il sostegno attivo dei lavoratori più coscienti dei paesi imperialisti.