Salvini parla molto, troppo. Per questo rimbomba ancora più forte il suo raro silenzio. Prima sul rubligate; ora sui 150 morti annegati nel Mediterraneo, e gli altri 134 salvati dal naufragio e rispediti indietro in Libia nei campi di concentramento tra i soprusi e i bombardamenti di Haftar.
Non avrebbero speso tutti i loro averi e quelli delle famiglie per salire su barconi fatiscenti e sovraccarichi se avessero potuto prendere l’aereo, o un traghetto di linea; se in Europa non vigessero leggi che fanno di un viaggio della speranza un crimine.
E forse avrebbero potuto essere salvati se il governo italiano non avesse chiuso i porti, e con il decreto Salvini bis sequestrato le navi delle ONG, decretato l’arresto dei loro comandanti e imposto pesanti multe contro chi salva i migranti in mare.
Se aggiungiamo questi 150 ultimi morti ai dati UNCR abbiamo quest’anno al 27 luglio un totale di 836 morti nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. Di cui 576 sulla rotta centrale, quella verso l’Italia (e Malta). Come una guerra. Questi morti sono i nostri morti, anche se non ne conosceremo mai i nomi. I morti proletari, i morti di popoli oppressi.
Le prime due nazionalità degli arrivi in Europa quest’anno sono: Afghanistan e Siria, e poi tra i primi ancora Congo, Mali, Palestina: come rischiare la morte nel tentativo di fuggirla. Si dirà che i morti sono comunque diminuiti. Ma a fronte di un crollo degli arrivi. L’effetto combinato delle misure di Minniti (pagare i libici per farne dei guardiani dei migranti-prigionieri) e di Salvini (basta protezione umanitaria, porti chiusi e criminalizzazione dei salvataggi) è un forte calo dei numeri, ma un forte aumento del rischio di morte. Mentre negli anni precedenti il numero dei morti in mare si collocava tra l’1% e il 2% di chi tentava la traversata del Mediterraneo, nel 2018 la percentuale è salita al 3,2%, e nel 2019 al 4,6%. Ma se consideriamo la sola rotta centrale, quella verso l’Italia (e Malta) la percentuale dei morti balza all’11,6% (4.401 sbarcati, 576 morti).
In questo è il macabro successo di Salvini nella sua guerra agli immigrati. Più letale di quanto siano i bombardieri e caccia russi e di Assad in Siria, quelli americani, tedeschi, italiani, inglesi in Afghanistan, e quelli di Haftar in Libia…
Nei quartieri, nelle piazze, nei luoghi di lavoro e di studio organizziamo un movimento di opposizione a Salvini e al governo giallo-verde, combattiamo testa su testa il veleno razzista, il cui vero scopo è di classe: dividere i lavoratori tra autoctoni e immigrati, e tenere una quota di questi ultimi in condizione di ricattabilità e supersfruttamento! Promuoviamo lotte comuni italiani-immigrati, per la parità di diritti e la cancellazione dei decreti Salvini, volti a reprimere lotte e proteste sociali!
Chiamiamo Salvini a rispondere del crimine dei morti nel Mediterraneo!