ITALIA, POLITICA, ECONOMIA
REPUBBLICA Mer. 24/5/2006 Giampiero Martinotti
"Urgenti interventi correttivi per tenere sotto controllo i conti".
Standard&Poor´s: rischio retrocessione per il rating italiano
La crescita del Pil sarà
quasi la metà di quella dell´area euro
Il deficit pubblico nel 2007 potrebbe toccare il 4,6 per cento
PARIGI – L´Ocse mette in guardia il governo Prodi su
deficit e riforme strutturali: ci vorrà coraggio per riportare sotto controllo
i conti pubblici e bisognerà prendere misure «audaci» per ridare slancio al
paese, la cui crescita resterà largamente inferiore a quella della zona euro.
Le previsioni semestrali dell´organizzazione confermano il cattivo stato della
nostra economia: la ripresa c´è, ma è fragile, molto fragile. Quest´anno il prodotto
interno crescerà dell´1,4 per cento, nel 2007 dell´1,3. Sono cifre largamente
inferiori alla media dei dodici paesi della zona euro, che dovrebbero veder
crescere il loro prodotto interno lordo del 2,2 per cento a fine dicembre e del
2,1 per cento nel 2007. Il rapporto parla di «netti segnali di
raddrizzamento» dell´economia italiana nel primo semestre di quest´anno, con un
aumento della produzione industriale e un aumento della fiducia delle imprese.
Ma il nostro paese deve soprattutto curare i propri mali.
Il primo è il deficit pubblico. Senza interventi correttivi, il disavanzo
toccherà il 4,2 per cento del pil quest´anno e il 4,6 per cento nel 2007. E non
bisogna limitarsi a manovre congiunturali: «Riforme miranti a ridurre le
spese pubbliche su una base permanente a tutti i livelli dell´amministrazione
aumenterebbero la credibilità della politica di bilancio». Prodi dovrà anche
preoccuparsi di ricreare le condizioni indispensabili a un´espansione più
sostenuta: «Senza riforme strutturali audaci del nuovo governo per
accrescere il debole potenziale di produzione dell´economia e invertire il suo
enorme svantaggio sul piano dei costi dovrebbe persistere una crescita
inferiore alla media».
Gli economisti dell´Ocse prendono atto della volontà del governo di
riformare il paese, ma avvertono che «i rischi politici sembrano
particolarmente importanti. Potrebbe essere difficile intraprendere le riforme
tenuto conto dell´esiguità dei margini parlamentari e del carattere frammentato
della coalizione al potere». Ma se non si lavora in questa direzione,
avvertono, «potrebbero esserci ripercussioni negative sulla fiducia dei
mercati, le finanze pubbliche e la crescita».
I tecnici dell´organizzazione parigina non sono gli unici a nutrire qualche
timore per il quadro politico. In uno studio dedicato al nostro paese, anche
Standard & Poor´s sottolinea questo aspetto: «Il nuovo governo gode di una
maggioranza risicata, il che complicherà ogni sforzo per risolvere l´attuale
deterioramento dei conti pubblici». L´agenzia non è ottimista e pronostica
un deficit di bilancio superiore al 3 per cento almeno fino al 2008. Standard
& Poor´s infine avverte: ridurre il disavanzo può non bastare per
evitare una retrocessione del rating italiano. L´aggiustamento dei conti
pubblici, ha spiegato l´analista Moritz Kraemer, «è assolutamente necessario,
ma non è in realtà il problema chiave. Nel medio termine deve esserci una
strategia per riportare l´avanzo primario ai livelli di fine anni Novanta».
REPUBBLICA Mer. 24/5/2006 ROBERTO PETRINI
"Intervento su rendite e successioni"
Il piano di Visco. Cdl in rivolta: tasse punitive che
frenano la ripresa
Il viceministro si difende:
"Noi abbasseremo la pressione fiscale"
ROMA – Combattere l´evasione, intervenire sulle tasse di Bot
e obbligazioni, ripristinare la tassa di successione per i grandi patrimoni. «Faremo
l´armonizzazione delle tasse sulle rendite finanziarie, agiremo sulle imposte
di successione», ha dichiarato il viceministro all´Economia, Vincenzo Visco,
anche se subito dopo ha precisato che non si tratta di «priorità», che la
questione non sarà affrontata nell´immediato e che lo strumento (decreto o
collegato alla Finanziaria) non è stato ancora deciso. E´ tuttavia bastato che
il numero due (insieme a Roberto Pinza) di Via Venti Settembre ricordasse i
punti cardine del programma fiscale con cui l´Unione ha vinto le elezioni per
scatenare la buriana del centrodestra. «E´ il ritorno di Dracula-Visco», ha
ironizzato Pedrizzi di An. «Più Visco è uguale a più fisco», ha verseggiato il
leghista Calderoli. «Così si corre il rischio di dare un colpo alla ripresa»,
ha osservato più blandamente l´azzurro Cicchitto. «Fisco punitivo», ha aggiunto
Sacconi (Fi).
«Cercano di far passare il centrosinistra come il governo delle tasse, mentre
noi cercheremo di abbassarle», ha ribattuto Visco. In un clima che ha ricordato
quello della campagna elettorale di un mese fa e che forse trova una ragione
nella prossima scadenza delle elezioni amministrative, il centrodestra ha
rilanciato nuove ironie e sarcasmi: «L´onorevole Visco non può rimangiarsi
quello che ha detto: voce dal sen fuggita, più richiamar non vale…», ha
chiosato l´ex portavoce di Berlusconi a Palazzo Chigi Paolo Bonaiuti.
L´argomento delle tasse è ad alta tensione: la Casa della Libertà aveva
infatti promesso all´inizio della scorsa legislatura di abbassare di 4,5 punti
la pressione fiscale (dal 42 al 37,5 secondo il primo Dpef), a conti fatti
invece la riduzione è stata dal 2001 al 2006 di 0,7 punti percentuali. L´Unione
ha sempre dichiarato di non voler aumentare le tasse ma semplicemente di voler
reintrodurre per i patrimoni sopra i 5 milioni la tassa di successione e di
armonizzare le imposte sulle rendite finanziarie (un progetto simile fu del
resto supportato da An e Udc nella passata legislatura). Non è escluso
dunque che la battaglia delle tasse prosegua nei prossimi giorni, almeno fino
all´apertura delle urne.
Visco ha confermato che la situazione economica è «molto seria» e che lo stato
dei conti è «un disastro», ha aggiunto che il rapporto deficit-Pil è «ben oltre
il 4,5%». «L´eredità è micidiale – ha osservato -, ma basta con i condoni,
non si tratta di fare la campagna di Russia contro gli evasori tuttavia
cercheremo di cambiare linea rispetto al passato». Il viceministro ha anche
commentato l´ipotesi di un rinvio del piano di rientro concordato con la Ue.
«Non credo che Padoa Schioppa pensi ad una proroga, per il momento la cosa non
è all´ordine del giorno e sarebbe meglio evitarla», ha detto. Visco ha
aggiunto che è necessaria una «moralizzazione» sugli stipendi dei dirigenti e
capi di gabinetto che ha definito «scandalosi».
CORRIERE Mer. 24/5/2006
La manovra
Lo stop di Rifondazione: «Niente lacrime e sangue»
ROMA – «Penso che le dichiarazioni di Padoa-Schioppa non
siano esattamente quello che noi ci aspettiamo. Noi abbiamo bisogno di indicare
una strada che rilanci la fiducia nel nostro Paese e che non dia un’indicazione
di nuovi sacrifici». Gennaro Migliore, 38 anni, napoletano, diploma
liceale, già funzionario di partito e ora capogruppo alla Camera di
Rifondazione comunista, come bersaglio per la sua prima dichiarazione di
politica economica ha scelto il ministro dell’Economia. «Di privatizzazioni
in Italia ne sono state fatte fin troppe, anche nella precedente esperienza
di governo del centrosinistra – dice Migliore -. Oggi dobbiamo tornare alla
gestione pubblica, piuttosto che andare verso altre privatizzazioni». E non
è mancato un riferimento alla legge Biagi, per ricordare che Rifondazione
chiederà anche qui il rispetto del programma, che prevede il superamento della
riforma.