Dopo il “dispiegamento di forze” della CGIL in piazza S. Giovanni a Roma del 25 ottobre scorso, e dopo i pesci in faccia ricevuti solo due giorni dopo dal governo, le “mobilitazioni d’autunno” da parte del più grosso sindacato italiano sembrano incanalate dentro il classico canovaccio della sponda “governista” (maggioranza CGIL, CISL, UIL), che “attende” speranzosa che dal cilindro del dibattito parlamentare sul “Jobs Act” esca chissà quale “miracolo” da poter presentare ai lavoratori come “risultato” delle mobilitazioni a scadenzario fisso.
Le minoranze CGIL (in primo luogo i metalmeccanici della FIOM) sembrano invece intenzionate a dare seguito agli scioperi ed ai cortei di ottobre, arrivando praticamente ad un ricompattamento in piazza coi “sindacati di base” (anche se in cortei separati) in occasione dello sciopero da questi ultimi proclamato per il 14 novembre.
E questo quando arrivano da diverse parti d’Italia dei segnali precisi che ci dicono come solo la lotta diretta contro padroni e governo può permettere di allargare il fronte proletario e radicalizzarlo su obbiettivi generali (la garanzia di salario, la riduzione dell’orario di lavoro, l’abolizione dei contratti e delle leggi precarizzanti), in grado di mettere seriamente in difficoltà le classi dominanti ed i loro apparati.
I facchini delle logistiche, organizzati da SiCobas-AdL, stanno infatti estendendo le lotte senza pause, e con la imprescindibile radicalità nei picchetti davanti ai luoghi di lavoro, cominciando a coinvolgere pure delle fabbriche metalmeccaniche (Titan e Mivar).
Gli operai della AST di Terni -dopo aver preso le manganellate dalla polizia del duo Renzi-Alfano- non ci stanno a smobilitare e fischiano il doppiogiochismo di Landini.
A Brescia Renzi è accolto da mobilitazioni di operai e da scontri di piazza.
A Napoli, il presidente del consiglio non osa neppure presentarsi, perché avrebbe trovato ad accoglierlo migliaia di proletari, che si sono lo stesso mobilitati contro l’affarismo devastante del progetto “SbloccaItalia”, respingendo le provocazioni della sbirraglia.
Allargando lo sguardo alla questione della abitazioni, molte città sono percorse da fenomeni di occupazione di alloggi sfitti da parte dei senza-casa (quasi sempre disoccupati e sottoccupati), che il ministro Lupi vuole sloggiare con forza raddoppiata, dando applicazione alla legge liberticida cosiddetta del “Piano Casa”.
Ci sono insomma segnali precisi che SI PUO’ e SI DEVE alzare il livello della resistenza di classe, e trasformarla da difensiva in offensiva.
La condizione per far ciò è secondo noi quella di ALLARGARE e RADICALIZZARE il ventaglio delle iniziative che è possibile mettere in campo, dando al movimento quella continuità conflittuale che solo obbiettivi di lotta unificanti può garantire.
L’ora della settorialità, dell’aziendalismo, del “caso per caso”, della piazza che “spinge” sul parlamento -se mai è esistita- è definitivamente superata dal livello dello scontro che ci viene imposto dal nemico di classe.
Come è superata ogni logica “sindacalista” del racchiudere le mobilitazioni -quando esse non sono parodie della lotta- nell’“autoreferenzialità” di sigla. O comunque dentro un “vertenzialismo” fine a se stesso…
Pur criticando il “produttivismo” della FIOM e la logica aziendalista che informa gran parte del suo agire, cose che non permettono ai lavoratori di emanciparsi da una visione limitata e fuorviante dei compiti dell’ora, noi reputiamo importante che il 14 novembre a Milano ed il 21 a Napoli settori significativi di classe operaia scendano in sciopero e manifestino per la città.
Così come riteniamo importante che altrettanto faccia il “sindacalismo di base”, nonostante un certo “scadenzismo” che ha fatto breccia nei suoi gruppi dirigenti.
Idem per quanto concerne tutta la galassia dell’“antagonismo”, che troverà in questo sciopero un momento di raccolta comune delle forze per dirigerle contro il governo Renzi e le sue politiche apertamente e ferocemente anti operaie.
Noi come COC ci saremo e daremo il nostro contributo, cercando di cogliere in questo appuntamento dei segnali che vadano nella direzione della ripresa del protagonismo e della autoorganizzazione proletaria, e in quella di un FRONTE PROLETARIO DI LOTTA, in grado di saldare i vari segmenti della nostra classe verso obbiettivi generalizzati e unificanti come:
LA GARANZIA DI SALARIO
LA RIDUZIONE D’ORARIO A PARITA’ DI SALARIO
FORTI AUMENTI SALARIALI UGUALI PER TUTTI
L’ABOLIZIONE DEL PRECARIATO
Non è la rivoluzione certamente; ma solo difendendo oggi gli interessi immediati della classe sfruttata riusciremo domani ad abbattere il barbaro regno del capitale, il quale, finché esisterà, non potrà dare che miseria e barbarie a tutta l’umanità. Cominciare da tale terreno di lotta, quindi, metterebbe in seria difficoltà l’assetto sociale della borghesia, dando forza e consapevolezza a quei proletari che non sono ancora usciti dalla logica della rassegnazione e della sconfitta.
SOLO LA LOTTA PAGA!
SOLO UNITI SI VINCE!
COC – Comunisti per l’Organizzazione di Classe