Ahwaz, al confine con il caos l´Iran segue il "grande gioco"

Iraq, Iran

REPUBBLICA Ven. 24/2/2006   VANNA VANNUCCINI

Viaggio alla frontiera che separa arabi e persiani

Vent´anni fa fu teatro di scontri terribili durante la
guerra Iran-Iraq
Oggi attraverso quella frontiera può passare il virus della rivolta

Il malcontento della minoranza araba mina la sicurezza
dell’IRAN

Kuzestan, IRAN sud-ovest: zona abitata dalla
maggioranza degli arabi iraniani, discriminati sul lavoro rispetto ai persiani,
vivono in pessime condizioni sociali. La (poca) industria impiega manodopera
proveniente da altre regioni.

I persiani in IRAN sono il 50% della popolazione, il
resto arabi, kurdi, azeri e turkmeni. Durante la guerra IRAN-IRAQ, SADDAM cercò
(inutilmente) la solidarietà degli arabi iraniani e KHOMEINI quella degli
sciiti iracheni (altrettanto inutilmente).

La regione è governata da uomini provenienti dalle file
dei pasdaran e in gran parte militarizzata: l’IRAN teme che un eventuale
attacco militare inizierà lì (come quello di SADDAM nell’ ‘80) puntando sul
malcontento che sfocia anche in attentati.


AHWAZ (KUZESTAN) – Da Ahwaz, nell´Iran
sudoccidentale, al confine iracheno ci sono meno di 60 chilometri.
Khorramshahr, una cinquantina di chilometri più a sud, si affaccia sullo Shatt
el Arab, di fronte all´irachena Bassora. Su questa striscia di confine lungo
diverse centinaia di chilometri i villaggi sono andati distrutti durante la
guerra tra Iran e Iraq negli anni 80, gli impianti petroliferi danneggiati, i
palmeti da dattero seccati dalle armi chimiche di Saddam. Le battaglie più dure
di quella che gli iraniani chiamano «la guerra imposta», furono combattute qui.
L´esercito di Saddam penetrò nel Kuzestan nel settembre del 1980 e occupò
gran parte della regione, prima di essere ricacciato, dopo due anni di
conflitti sanguinosi, al di là del confine. I panzer iracheni erano arrivati a
otto chilometri da Ahwaz quando i pasdaran e l´aeronautica militare iraniana li
fermarono.
Khomeini liberò dalla prigione i piloti fedeli allo Scià che aveva messo in
carcere e loro, per amor di patria, salirono a bordo dei loro Phantom e
bombardarono le truppe irachene. 1.300 anni dopo il sacrificio dell´Imam
Hossein a Kerbala, Khomeini organizzò la difesa del paese non secondo criteri
di strategia militare ma risvegliando nei giovani iraniani la passione del
martirio.
Kerbala dette il nome all´offensiva più tragica, con cui migliaia di basiji
malamente armati affrontarono i panzer e i fucili mitragliatori di Saddam,
saltando sui campi minati nel nome di Allah. Khomeini non accettò il cessate il
fuoco, portò il conflitto oltre confine sperando di trovare l´appoggio delle
popolazioni sciite irachene, nelle quali invece l´identità araba prevalse su
quella sciita. Il conflitto fece un milione di morti e finì dopo otto anni
senza vinti né vincitori
.
Per gli iraniani i campi di battaglia del Kuzestan sono come Verdun o
Stalingrado
. Gli studenti vengono portati qui in visita, e in questi giorni
le gite si sono intensificate: la popolazione viene preparata all´idea di una
guerra imminente, di nuovo una guerra «imposta», questa volta dagli Stati
Uniti. «L´America ci farà la guerra?» è la prima domanda che tutti ti fanno. Il
regime degli ayatollah è convinto che se l´America attaccherà l´Iran, sarà
attraverso questo confine, fomentando le divisioni etniche della regione. Non a
caso Saddam invase questa provincia (che è la più ricca di petrolio dell´Iran)
contando sulla solidarietà araba e promettendo di trasformarla in Arabistan.
Tre dei settanta milioni di iraniani sono arabi, e quasi tutti vivono qui nel
Kuzestan. I persiani – cioè la maggioranza etnica dell´Iran – sono solo il 50
per cento. Il resto è costituito di minoranze arabe, kurde, azere, turkmene.
Allora gli arabi (che sono sciiti come a Bassora) rimasero leali all´Iran. Oggi
però l´insoddisfazione è cresciuta. La popolazione araba si sente discriminata
.
«I posti di lavoro vanno solo ai persiani», dice Ahmed, un ragazzo arabo di 23
anni che come tanti della sua età, dopo aver preso un diploma, non trova nulla
da fare per campare se non procurarsi una vecchia macchina e andare in giro in
cerca di clienti. Di fronte a Newsite, un quartiere ordinato ed elegante con
strade pulite e case ben tenute, scuole di buona qualità e club della National
Iranian Oil Company con tanto di cinema, ristoranti e biblioteche, non nasconde
la sua rabbia per le recinzioni e gli steccati che gli precludono l´entrata.
«Ci hanno fatto passare solo perché hanno visto che in macchina c´era lei».
«Solo i persiani lavorano nel petrolio e nelle fabbriche», accusa la
popolazione
. Esempio classico che ti fanno è quello di un mega
zuccherificio, una cattedrale nel deserto che ha inquinato 128mila ettari di
terra, rendendola inservibile per l´agricoltura, senza portare nemmeno un posto
di lavoro ai locali. «Hanno fatto venire manodopera dalle altre regioni per non
dare lavoro agli arabi»,.
La famiglia di Ahmed è riuscita almeno a uscire dagli slums dove abita la
gran parte della popolazione araba. In quartieri come Kut Abdallah o Seyed
Khalat, dove il 98 per cento dei bambini è arabo e smette di parlare persiano
appena esce da scuola, è difficile far capire ai ragazzi che sapere il persiano
gli servirà nella vita perché in realtà la maggior parte di loro non uscirà mai
dal ghetto, mi dice un maestro elementare. Ahwaz era una città di 250mila
abitanti negli anni ‘80. Durante la guerra, si rifugiarono qui tutte le
popolazioni (arabe) che vivevano di agricoltura e di pascolo lungo il fronte.
Oggi gli abitanti di Ahwaz sono un milione e trecentomila. Ma diciotto anni
dopo la fine della guerra una gran parte vive ancora nelle baracche. Nessuno ha
fatto nulla per loro
. «La comunità internazionale ha obbligato Saddam ha
pagare i risarcimenti al Kuwait, ma a noi, che siamo stati danneggiati molto di
più, nessuno ha pagato nulla», spiega il vice governatore Mohsen Farokhnejad,
che è, come il governatore Hayat Moghadam, uno degli uomini nuovi installati a
capo della province dal presidente Ahmadinejad. La realtà è piuttosto, come
dice Hazbaliesadeh, direttore del giornale locale Hamsayeha (vicinato) che il
governo non ha nessuna intenzione di restituire le terre confiscate perché le
usa a scopi militari. La militarizzazione della regione procede a ritmi sempre
più rapidi.
Pasdaran e uomini della security sono dappertutto. Il nuovo governatore, come
il suo vice Farokhnejad, viene dalle file dei pasdaran. Il presidente doveva
venire a Ahwaz il mese scorso, ma il viaggio è stato annullato dopo che una
bomba, ventiquattrore prima della visita, aveva fatto dieci morti in un ufficio
governativo e in una banca. Ahmadinejad ha accusato i britannici di essere
dietro l´attentato
. A Bassora ci sono le truppe inglesi, di lì vengono le
armi e il denaro per fomentare il terrorismo, sostiene il vicegovernatore. Nega
che le radici dello scontento siano nelle miserabili condizioni economiche.
Almeno durante gli anni di Khatami dei problemi sociali si poteva scrivere,
dice il direttore del giornale Hamseayeha. Oggi qualsiasi critica viene bollata
come collaborazionismo con gli stranieri di là dal confine. L´ultimo articolo
in cui Hasbaliesadeh denunciava la miserabile situazione economica e sociale,
in una provincia che è la più ricca di petrolio dell´Iran, lo aveva portato
direttamente in prigione. Dopo tre giorni era stata rimesso in libertà, ma
l´avvertimento è stato evidente. Purtroppo – dice – temo che andando avanti
così gli attentati continueranno.

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