Ahmadinejad minaccia l'Europa: «Relazioni a rischio»

A. Cop.

Nucleare iraniano: i Paesi
del Consiglio di Sicurezza più la Germania non trovano un’intesa sulle sanzioni

 

Trattative e minacce. Prosegue a strattoni, ancora
ieri, la disputa Iran-Occidente sull’arricchimento dell’uranio: energia
nucleare per usi civili, assicura Teheran; primo passo per la costruzione di
armi atomiche, temono Europa e Stati Uniti.
Trattative a Parigi, dove i «5 + 1» (i cinque membri permanenti del
Consiglio di Sicurezza Onu più la Germania), incaricati del dossier Iran, hanno
tentato di fare qualche passo avanti sulla definizione delle sanzioni per
Teheran, che non ha risposto alla richiesta delle Nazioni Unite di bloccare le
centrali entro il 31 agosto scorso
. La riunione a livello di direttori
politici dei sei Paesi «negoziatori» ha esaminato le possibilità di embargo economico
a vari livelli (a partire dall’importazione di materiali e tecnologie belliche)
e di sanzioni individuali per le persone e le società coinvolte (dal divieto di
viaggiare al blocco dei conti all’estero). Ma l’intesa non è stata raggiunta
.
Nella notte, il ministero degli Esteri francese ha annunciato che sono stati
compiuti «sostanziali progressi» verso un accordo ma che «restano in sospeso
numerose questioni, sulle quali rifletteremo nei prossimi giorni».
Resta così ancora aperta la frattura tra i sei, con Russia e Cina da un lato
che chiedono misure più morbide (e respingono le sanzioni individuali)
.
E gli altri quattro (Francia, Gran Bretagna, Germania e Usa) schierati per
la linea dura
. Washington preme per accelerare: «Abbiamo veramente bisogno che
Russia e Cina passino alla velocità superiore», ha detto ieri il
sottosegretario Usa Nicholas Burns. Ma Mosca ha ribadito la propria posizione
discorde. Per il ministro degli Esteri Lavrov «sanzioni ad ampio raggio»
sarebbero «inopportune», «sproporzionate alla situazione reale».
Minacce da un palco della provincia di Mazandaran, nel Nord dell’Iran, dove
il presidente Mahmoud Ahmadinejad è tornato ieri a mettere in discussione gli
interessi economici dell’Ue (per inciso, l’Italia è tra i principali partner
commerciali di Teheran)
.
Discorso rivolto in particolare «a due o tre Paesi europei che da anni
resistono contro il diritto del popolo iraniano» all’energia nucleare: «Vi dico
esplicitamente — è stato il monito di Ahmadinejad — che se insisterete su questa
strada il popolo iraniano lo considererà come un atto di ostilità e rivedrà le
sue relazioni con voi»
. Nessuna possibilità di fermare il programma
atomico, ribadisce il presidente, anzi: anche in caso di sanzioni, continuerà
l’attivazione di centrifughe e la produzione di uranio arricchito. «Se fino a
oggi — ha concluso — in Iran e in ogni angolo del mondo si poteva pensare che
la vostra resistenza fosse dovuta a preoccupazioni in merito a possibili armi
atomiche, oggi è chiaro che essa è dovuta alla vostra volontà di ostacolare il
nostro sviluppo». Per maggiore chiarezza è intervenuto anche il negoziatore
Ali Larijani: «Siate certi che l’Iran non cederà alle pressioni e non rinuncerà
al suo diritto inalienabile»
.
Aria di sfida. A cui contribuisce il ministro degli Esteri di Teheran, che
ieri ha confermato l’intenzione di ospitare la settimana prossima, da lunedì 11
dicembre, la provocatoria Conferenza sulla Shoah. Sessantasette studiosi

(di cui non sono stati forniti i nomi), provenienti da trenta Paesi, che si
interrogheranno a partire da una domanda formulata dallo stesso Ahmadinejad:
l’Olocausto è esistito oppure no?

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