Afghanistan – il ministro tedesco della Difesa non ha nessuna guerra da vincere

Die Welt        090310

Afghanistan – il ministro tedesco della Difesa non ha nessuna guerra da vincere

Ansgar Graw

+ Negoziati con i talebani: Jung segue Obama

+ Faz   090310

Guerra in Afghanistan – La nuova strategia

Horst Bacia

– Il ministro tedesco della Difesa Jung (CDU), in visita in Afghanistan;

●    Jung si è dichiarato a favore della proposta del presidente americano Obama di coinvolgere i talebani moderati nel processo di pace, su modello dell’esperienza positiva di avvicinamento ai fondamentalisti islamisti in Irak.

o   Jung: condizione la rinuncia alla violenza, ha ricordato le esperienze negative degli inglesi nel loro tentativo di accordo con i talebani nel Sud, quando gli estremisti di Musa Kala uccisero insegnanti e bambini di una scuola.

●    la Bundeswehr ha contribuito con €3,2mn. alla costruzione di un ponte sul fiume Kokcha, che accorcia le distanze nei luoghi di missione militare;

●    A Mazar-i-Sharif Germania e ISAF si sono assunti le spese per la costruzione di una nuova pista dell’aeroporto, costo €30mn.

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– Jung, chiamato simbolicamente dalla Welt “costruttore di ponti”:

o   «non stiamo conducendo nessuna guerra, e di conseguenza non c’è nessuna guerra da vincere»,

ola Germania deve portare avanti il suo compito di stabilizzazione;

– Jung crede ad un “approccio globale”, collegare sicurezza a ricostruzione.

– in consonanza con la nuova strategia per l’Afghanistan del presidente USA, non c’è da vincere la guerra, ma da negoziare con “i talebani moderati”.

– Il vicepresidente americano, Biden, ha chiesto agli alleati un maggiore impegno in Afghanistan: la Germania ha risposto rafforzando di 600 soldati il suo contingente di 3500, e aumentando da €80 a 170 mn. i fondi per la ricostruzione civile.

– Die Welt: Gli Usa, pur dichiarando che non credono solo alla forza militare, hanno deciso l’invio di altri 17mila soldati, e stanno parlando di altri 30mila.

o   scetticismo sulle trattative con i talebani moderati: hanno risposto ad Obama, per bocca in un’intervista al tedesco Der Spiegel, il rappresentante dei talebani (gli islamisti radicali), Sabihullah Mudschahed ha respinto l’offerta di Obama: in Afghanistan non ci sono talebani moderati a cui Obama vuole rivolgersi; c’è “un solo movimento talebano”, non disposto a trattare; che non si lasciano dividere tra moderati e combattenti; neppure Jung può fare molto in questo senso.

– A Masar-i-Sharif l’addestramento dei poliziotti è condotto da Germania e Afghanistan; dal 2002 la Germania ha addestrato 22 000 poliziotti, di cui 4715 per opera della polizia militare. In passato Jung aveva criticato lo stato della formazione della polizia, di cui è responsabile la UE, che finora ne ha addestrato solo 200, sui 400 promessi.

– Accompagnano Jung l’ispettore generale della Bundeswehr, deputati delle varie frazioni e il primo ministro della Saar e attuale presidente del Consiglio federale, seconda maggior carica in Germania, che ci sarebbe andato per vedere come va l’addestramento della polizia; il suo Land non ha finora inviato alcun istruttore.

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Faz

●    Per il presidente americano Obama in Afghanistan c’è una guerra giusta e importante, mentre quella in Irak sarebbe falsa,

o   posizione presa mentre sta per essere varata una nuova strategia,

o   che si rifà a modelli e persone esperimentati in Irak, come il gen. Petraeus,

o   non sono nuovi né l’idea di coinvolgere i talebani moderati nel processo di riconciliazione, e neppure la proposta di far partecipare di più alla stabilizzazione della regione i paesi vicini.

●    Dimostra che qualcosa di muove l’invito americano all’Iran per la conferenza sull’Afghanistan, la visita del presidente Karzai a Teheran e la ricerca di una posizione comune nel consiglio Nato.

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Gfp     090216
Benvenuti nella guerra

●    Berlino rafforza la propaganda interna a favore della guerra in Afghanistan, mentre secondo indagini demoscopiche aumenta nell’opinione la richiesta di ritiro dei soldati dall’Afghanistan;

o   il film “Benvenuti a casa”, trasmesso dalla rete televisiva della destra ARD è il più recente strumento per questa propaganda.

●    Il quotidianofilo-atlantista Faz, che lo acclama  “primo film-Vietnam tedesco, chiede che i politici tedeschi abbiano il “coraggio civile” di dichiararsi favorevoli “all’impegno militare” della Germania, in fin dei conti in Afghanistan non è in corso una “missione militare”, ma una “guerra”.

●    In sintonia con la “Accademia per l’Informazione e la comunicazione” della Bundeswehr (istituto che succede alla “Scuola per la difesa psicologica”) che da tempo chiede di preparare psicologicamente la gente alla guerra e alla morte di soldati tedeschi,

●    il film si pone chiaramente l’obiettivo di conquistare il consenso dell’opinione alle operazioni belliche in Hindukutsch, e introduce un cambio paradigmatico nell’opinione: in Afghanistan non è in corso una “missione umanitaria”, ma una “guerra”.

 
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– Sono molto aumentati i soldati che,  come il protagonista del film, soffrono di disturbi psichiatrici dopo il ritorno in patria, dai 55 del 2006 ai 422 del 2007 e 2008. Il film chiede che società e famiglia dei soldati siano loro vicini nelle situazioni di crisi psichica, e li riconoscano come eroi.

–  L’ufficiale presidente della Associazione della Bundeswehr, Kirsch, ringraziando il regista del film: “Noi soldati siamo in Afghanistan per imporci se necessario con le armi”, e “deve divenire chiaro […] che siamo impegnati in un conflitto, che la morte e i ferimenti ne sono parte e che siamo impegnati in scontri bellici”.

– La preparazione alla guerra chiesta dai militari trova una corrispondenza negli avvertimenti lanciati da servizi segreti e polizia tedeschi contro il pericolo del terrorismo islamista, pericolo che legittimerebbe la guerra “anti-terrorista” nell’Hindukutsch.

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Gfp     090116
Complici nell’occupazione

●    Berlino vuole cooperare più strettamente con gli Emirati arabi uniti (EAU) per l’occupazione dell’Afghanistan, nel quadro della “Alleanza strategica” con essi siglata nel 2004 (Gerhard Schröder cancelliere);

●    l’appoggio degli EAU oltre consentire dei risparmi nei costi, conferisce una facciata arabo-islamica alle attività occidentali, fiaccando l’opposizione all’occupazione.

o   È ora la terza volta che la cancelliera Merkel si incontra con il principe della corona di Abu Dhabi. La Germania è già ricorsa alla mediazione degli Emirati per l’addestramento e l’armamento dei soldati iracheni.

●    “La spesa vale l’impresa”, l’export tedesco negli EAU è fortemente aumentato negli utlimi anni, quasi €6MD nel 2007; la compagnia aerea degli EAU è tra i maggiori clienti di Airbus, con decine di MD di commesse;

o   viceversa l’import tedesco dagli EAU è limitato, e stagnante sui €400mn./anno.

o   Iniziata negli anni 1990 la cooperazione tra le forze armate e nel 2005 istituzionalizzato l’accordo a riguardo.

Ad inizio gennaio 2009 gettata la prima pietra di un nuovo quartier generale della polizia anti-sommossa in Afghanistan, costruzione finanziata in modo quasi paritario da Germania (€1,39mn) e EAU (€1,25mn.)

Die Welt          090310
Besuch

Jung will in Afghanistan keinen Krieg gewinnen

Von Ansgar Graw
10. März 2009, 17:22 Uhr

– Der Verteidigungsminister Franz Josef Jung reist in einer Zeit nach Afghanistan, in der allerorten nach Wegen gesucht wird, das Land vor einem erneuten Abgleiten zu bewahren. Auf die Ansprüche von außen reagiert er gelassen: „Wir führen keinen Krieg, und darum müssen wir auch keinen gewinnen."

–   Eine Brücke wächst in der sandsteingrauen Kargheit Nordafghanistans. Nordwestlich von Faisabad soll sie den Fluss Kokcha überspannen. Der Gouverneur von Badakhshan, eine der ärmsten Provinzen des Landes, will die Brücke, weil sie die Wirtschaft näher holen soll, und der Bürgermeister von Faisabad will sie, weil sie lange Umwege zu zwei Hauptverkehrsadern um viele Kilometer verkürzt. Die Bundeswehr und die Afghanische Nationalarmee wollen die Brücke, weil die Wege in die Einsatzgebiete weniger zeitaufwendig werden.

Darum ist Bundesverteidigungsminister Franz Josef Jung nach Faisabad gekommen, er steht am Dienstag an der Kokcha, die um diese Zeit noch recht wenig Wasser führt, blickt auf die fast fertigen Brückenfundamente und sagt in aufgestellte Mikrofone, dass Deutschland den Wiederaufbau des Landes unterstütze, die Bundeswehr 3,2 Millionen Euro für das Bauprojekt zahle und es darum gehe, „die Herzen und die Köpfe der Menschen zu gewinnen“.

Der Gouverneur und der Bürgermeister nicken und antworten, dass sie Deutschland dankbar seien und dass man aber auch noch dringend Arbeitsplätze brauche. Arbeitsplätze, sagt Gouverneur Abdul Majeed und streicht über seinen weißen Bart, seien wie eine Brücke in die Zukunft. Jung, der Brückenbauer. Der CDU-Politiker reist in einer Zeit nach Afghanistan, in der allerorten nach neuen Wegen gesucht wird. Im Land soll am 20. August ein Präsident gewählt werden, und es ist unklar, ob er wieder Hamid Karsai heißen wird.

–   In Brüssel fordert US-Vizepräsident Joe Biden fast zeitgleich mit Jungs Pressetermin an der Kokcha die Verbündeten auf, mehr für Afghanistan zu tun. In den USA hat Bidens Chef Barack Obama wenige Tage zuvor eine neue Afghanistan-Strategie angekündigt. In Interviews sagte der mächtigste Mann der Welt, der Krieg sei nicht zu gewinnen und er wolle mit „gemäßigten Taliban“ verhandeln. Das klingt sehr nach Friedensinitiative und ein bisschen nach Defätismus.

"Wir führen keinen Krieg"

–   Der Brückenbauer Jung hört das Positive heraus. „Wir führen keinen Krieg, und darum müssen wir auch keinen gewinnen“, sagt der Minister. „Wir haben hier eine Stabilisierungsaufgabe, und die müssen wir fortsetzen.“ Jung glaubt an den ‘comprehensive approach’, den vernetzten Ansatz, der Sicherheit und Wiederaufbau verbindet. Auch in Washington glaube man nicht mehr allein an die Macht des Militärischen. Zwar verstärken die USA ihre Truppen in Afghanistan um 17.000 Mann. Aber sprachen sie nicht unlängst noch von 30.000 zusätzlichen Soldaten?

–   Zu Bidens Aufforderung, die Verbündeten müssten ihre Verpflichtungen erfüllen, verweist Jung darauf, dass Deutschland sein Einsatzkontingent von rund 3500 Soldaten um 600 erhöhen werde und die Mittel für den zivilen Wiederaufbau von 80 auf 170 Millionen gesteigert habe. „Das ist ein Beitrag, der sich sehen lassen kann und der auch von den Verbündeten gewürdigt wird“, findet Jung.

–   Es gibt aber auch Brücken, über die keiner gehen möchte. Mit gemäßigten Taliban verhandeln? Die radikalen Islamisten haben zu Obamas Offerte erklärt, sie ließen sich nicht teilen in gemäßigte und kämpfende Taliban. Auch Jung kann mit dem Begriff nicht viel anfangen. Voraussetzung für Gespräche sei aus seiner Sicht der Verzicht auf Gewalt. Und dann appelliert Jung, er könne „die Taliban nur auffordern, der Gewalt abzuschwören und sich zu engagieren für eine friedliche Entwicklung“.

–   Jung wird von einer großen Delegation begleitet, Bundeswehr-Generalinspekteur Wolfgang Schneiderhan ist dabei, Bundestagsabgeordnete aus verschiedenen Fraktionen und Peter Müller, Ministerpräsident des Saarlands. Jung stellt ihn seinen Gesprächspartnern als den derzeitigen „Präsidenten des Bundesrates“ vor, „das zweithöchste Staatsamt in Deutschland“.

–   Dass der CDU-Ministerpräsident im August sich einer Landtagswahl stellen muss, sagt Jung nicht, aber das interessiert die Gesprächspartner möglicherweise auch nicht. Müller selbst sagt, er habe die Reise nach Afghanistan mitgemacht, um sich über den Stand der Polizeiausbildung zu informieren. Das Saarland hat bislang keinen Ausbilder an den Hindukusch geschickt, und Müller macht deutlich, im Moment sei auch nichts dergleichen geplant.

–   Der Verteidigungsminister hat in der Vergangenheit mitunter den Zustand der Polizeiausbildung kritisiert, der in der Verantwortung der EU liegt.

–   Am Dienstagvormittag hat er Masar-i-Sharif besucht und bei der Ausbildung von Kriminalpolizisten zugeschaut. Das Projekt läuft bilateral zwischen Deutschland und Afghanistan. 22.000 Soldaten habe Deutschland seit 2002 in Afghanistan ausgebildet, 4715 allein durch die Feldjäger der Bundeswehr. Er hoffe doch, sagt Jung, dass die von der EU zugesagten 400 Polizeiausbilder auch endlich kämen. Bislang sind es nicht einmal 200.

–   An der Zurückhaltung einzelner Bundesländer liegt das nicht, Deutschland hat neben diesem Projekt auch seinen Anteil an der Eupol-Mission der EU erfüllt. In Masar-i-Sharif hat Jung zudem den Spatenstich für eine neue Landebahn des Flughafens getan. Die Kosten von 30 Millionen Euro übernehmen Deutschland und die Isaf. Der Flughafen, sagt Jung, werde „auch ein Tor zur Welt und eine Drehscheibe für Afghanistan“. Von dort aus reist er morgen nach Kundus, auf das am Tag zuvor ein Raketenanschlag verübt wurde. Verletzt wurde niemand.

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Die Welt          090310

Gespräche mit Taliban: Verteidigungsminister Jung folgt Obama

10. März 2009, 02:12 Uhr

Termes –

–   Verteidigungsminister Franz Josef Jung hat sich grundsätzlich offen gezeigt für den Vorschlag von US-Präsident Barack Obama, gemäßigte Taliban in den Friedensprozess in Afghanistan einzubinden. Zwingende Voraussetzung müsse allerdings sein, dass sich die Betroffenen eindeutig von der Gewalt distanzierten, betonte Jung auf dem Flug ins usbekische Termes. Er erinnerte an die schlechten Erfahrungen der Briten bei einem Arrangement mit den Taliban im Süden des Landes. Damals seien die Extremisten in Musa Kala in die Schulen gegangen und hätten Lehrer und Kinder umgebracht, warnte Jung.

Obama hatte sich zuvor offen gezeigt für Kontakte mit Taliban, die der Gewalt abgeschworen haben. Im Irak habe sich die Annäherung an islamische Fundamentalisten als erfolgreich bei der Stabilisierung des Landes erwiesen, sagte der US-Präsident. Vergleichbare Möglichkeiten könnten sich auch am Hindukusch eröffnen.

–   Taliban-Sprecher Sabihullah Mudschahed hat jedoch Obamas Offerte im Gespräch mit "Spiegel Online" zurückgewiesen. Gemäßigte Taliban, an die sich Obama wenden wolle, "gibt es nicht in Afghanistan". Es gebe "nur eine Taliban-Bewegung", und diese sei nicht zu Verhandlungen bereit, sagte der Sprecher. rtr/dpa

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Faz      090310

Krieg in Afghanistan – Die neue Strategie

Von Horst Bacia
10. März 2009

–   Für den Wahlkämpfer Obama fand der richtige und wichtige „Krieg“ in Afghanistan statt; der im Irak war nach seiner Überzeugung der falsche. Da liegt es nahe, dass die Regierung des Präsidenten Obama bemüht ist, die nicht gerade rosige Lage am Hindukusch mit einer neuen „Strategie“ in den Griff zu bekommen.

Es überrascht auch nicht, wenn dabei auf Modelle und Personen zurückgegriffen wird, die sich im Irak bewährt haben, wie etwa General Petraeus. Wunder sollte man von der Überprüfung des bisherigen Ansatzes, die schon unter Bush begonnen hatte, allerdings nicht erwarten.

–   Weder die Idee, „gemäßigte“ Taliban in den innerafghanischen Versöhnungsprozess einzubeziehen, noch der Vorschlag, die Nachbarländer stärker als bisher an den Bemühungen um eine Stabilisierung der Region zu beteiligen, sind wirklich neu.

–   Dass Außenministerin Clinton auch Iran zu einer Ende März geplanten Afghanistan-Konferenz eingeladen hat, Präsident Karzai gerade Teheran besucht und Vizepräsident Biden um eine gemeinsame Position im Nato-Rat wirbt, zeigt immerhin: Es bewegt sich etwas.

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Gfp      090216

Willkommen im Krieg

04.02.2009
BERLIN/STUTTGART

(Eigener Bericht) – Kurz vor der Münchner Sicherheitskonferenz verstärkt Berlin seine Inlandspropaganda zum Krieg in Afghanistan. Jüngstes PR-Element ist der Spielfilm "Willkommen zu Hause", der am vergangenen Montag im öffentlich-rechtlichen Fernsehen (ARD) ausgestrahlt wurde.

–   Erklärtes Ziel der Produktion, die in der deutschen Presse als "Vietnam-Film" gefeiert wird, ist es, für die Unterstützung deutscher Gewaltoperationen am Hindukusch zu werben.

– Die beteiligten Soldaten sollen vom Publikum als "Helden" wahrgenommen werden, die besondere Anerkennung und Zuneigung verdient haben. Wie Äußerungen führender deutscher Militärs erkennen lassen, leitet der Film zugleich in der Öffentlichkeit einen Paradigmenwechsel ein: In Afghanistan, heißt es, finde kein "humanitärer Hilfseinsatz" statt, sondern ein "Krieg".

–   Die Bevölkerung auf den Krieg und das Sterben deutscher Soldaten einzustimmen, fordert bereits seit geraumer Zeit die "Akademie für Information und Kommunikation" der Bundeswehr, die Nachfolgeeinrichtung der "Schule für Psychologische Verteidigung".

Helden

–   Im Zentrum des Fernsehfilms "Willkommen zu Hause" steht der fiktive Bundeswehrsoldat Ben Winter, der nach seiner Rückkehr aus Afghanistan aufgrund der dort erlebten Kriegsgräuel psychisch erkrankt.

–   Tatsächlich ist die Zahl der deutschen Soldaten, die nach ihrem Einsatz am Hindukusch unter einer Posttraumatischen Belastungsstörung (PTBS) leiden, enorm gestiegen. Wurden 2006 lediglich 55 PTBS-Fälle verzeichnet, wiesen in den Jahren 2007 und 2008 insgesamt 422 Soldaten Symptome einer schweren seelischen Erkrankung auf.[1]

–   Der Film "Willkommen zu Hause", der am Montag Abend zur besten Sendezeit (20.15 Uhr) ausgestrahlt wurde, nutzt diese Fakten, um eine eindeutige Botschaft zu vermitteln: Das soziale und familiäre Umfeld der Soldaten wird aufgefordert, ihnen in psychischen Krisensituationen beizustehen und sie als "Helden" anzuerkennen. Die Militärs zeigten den afghanischen Aufständischen, "wo der Hammer hängt", formuliert einer der Darsteller.

PR (öffentlich-rechtlich)

–   Von der deutschen Presse wird der Film wohlwollend gewürdigt. Die "Frankfurter Allgemeine Zeitung" etwa fordert, deutsche Politiker müssten die "Zivilcourage" haben, sich offen zum "militärischen Engagement" Deutschlands zu bekennen;

–   schließlich finde in Afghanistan kein "humanitärer Einsatz" statt, sondern ein "Krieg". In Anspielung auf zahlreiche US-amerikanische Propagandastreifen, die die militärische Aggression der Vereinigten Staaten gegen Nordvietnam in den Jahren 1964 bis 1973 zum Inhalt haben, bezeichnet das Blatt die aktuelle Produktion als "ersten deutschen Vietnam-Film".[2]

–   Hergestellt wurde das PR-Stück unter der Ägide des Südwestrundfunks (SWR), einer Sendeanstalt der öffentlich-rechtlichen ARD.

–   Erst kürzlich war in der Sendung "ARD Exklusiv" außergewöhnlich positiv über die Kampfeinsätze der von Deutschland geführten "Schnellen Eingreiftruppe" ("Quick Reaction Force") berichtet worden. Schon zuvor hatte der SWR die Afghanistan-Aktivitäten der Bundeswehr-Truppe für "Operative Information" gelobt, die mit psychologischer Kriegführung befasst ist.[3] Dass deutsche Soldaten, die vom Hindukusch zurückkehren, zunehmend an posttraumatischen Belastungsstörungen erkranken, fand auch Eingang in die Vorabendserie "Lindenstraße", die ebenfalls von einer ARD-Sendeanstalt produziert wird, dem Westdeutschen Rundfunk (WDR).

Die Gesellschaft vorbereiten

–   Begeistert aufgenommen wurde der Film "Willkommen zu Hause" von deutschen Militärs. Oberstleutnant Ulrich Kirsch, der Vorsitzende des Deutschen Bundeswehrverbandes, sprach dem Regisseur Christian Pfannenschmidt in mehreren Interviews seinen persönlichen Dank aus und forderte eine verbesserte medizinische und soziale Betreuung traumatisierter Soldaten.

–   Über die Situation in Afghanistan sagte Kirsch: "Wir machen nicht humanitäre Hilfe. Das könnte das Technische Hilfswerk machen, wenn es denn darauf ankäme. Wir als Soldaten sind in Afghanistan, um Dinge gegebenenfalls mit Waffengewalt durchzusetzen".

–   Dem Oberstleutnant zufolge "muss es deutlich werden – und das ist zu lange schöngefärbt worden -, dass wir dort in einem Kampfeinsatz sind, dass Tod und Verwundung Teil der Einsätze geworden sind und dass wir in kriegerischen Handlungen sind."[4] Kirschs Äußerung entspricht einer alten Forderung aus der "Akademie für Information und Kommunikation" der Bundeswehr (AIK). Deren Kommandeur, Oberst Rainer Senger, hatte bereits 2005 erklärt, die "Gesellschaft in Deutschland" müsse darauf "vorbereitet" werden, dass deutsche Soldaten "in größerer Zahl sterben" und "andere Menschen töten" (german-foreign-policy.com berichtete [5]).

Terrorwarnungen

–   Die Aussagen deutscher Militärs, die darauf abzielen, die Kriegsbereitschaft der deutschen Bevölkerung zu fördern, korrespondieren mit aktuellen Terrorwarnungen deutscher Geheimdienste und Polizeibehörden. So erklärte vor kurzem der Präsident des Bundesamtes für Verfassungsschutz, Heinz Fromm, den deutschen Behörden sei ein "islamistisch-terroristisches Personenpotenzial in Deutschland im hohen dreistelligen Bereich" bekannt. Dieses plane Anschläge und bedrohe, wie der Präsident des Bundeskriminalamtes (BKA), Jörg Ziercke, ergänzte, "Deutschland und deutsche Interessen im Ausland".[6] Die Terrorwarnungen helfen, den "Anti-Terror-Kampf" am Hindukusch zu legitimieren. Verfassungsschutz-Chef Fromm zufolge lautet die "Botschaft" der "Terroristen": "Ihr Deutschen seid mit euren Soldaten in Afghanistan. Das gefällt uns nicht. Veranlasst eure Politiker, das zu ändern."[7]

Medienoffensive

–   Der Wunsch nach einem Truppenabzug aus Afghanistan ist demoskopischen Erhebungen zufolge in der deutschen Bevölkerung weit verbreitet. Die Medienoffensive, mit der Berlin ihm entgegenzuwirken sucht, hat mit "Willkommen zu Hause" eine neue Stufe erreicht.

Weitere Informationen zur propagandistischen Begleitung des Afghanistan-Krieges finden Sie hier: Neues Steuerungsniveau, Unerkannte Mittler, Zielgruppengerecht, Krieg der Worte, Heldenverehrung und Afghanistan sagt Danke.

[1] Angaben nach: Bundeswehr und Posttraumatische Belastungsstörungen; www.bundeswehr.de. Narben auf der Seele; Thüringer Allgemeine 01.02.2009

[2] Ben Winter, der gebrochene Held; Frankfurter Allgemeine Zeitung 02.02.2009

[3] Radio Stimme der Freiheit; Rheinland-Pfalz Aktuell, SWR-Fernsehen 11.02.2003

[4] Bundeswehrverband: Auslandseinsätze wurden zu lange "schöngefärbt". Interview mit Ulrich Kirsch; Deutschlandradio Kultur 02.02.2009

[5] s. dazu Neues Steuerungsniveau

[6] Deutschland soll inzwischen wichtigstes Terrorziel sein; www.focus.de

[7] "Die Terrorgefahr in Deutschland ist sehr groß". Interview mit Heinz Fromm; Hamburger Abendblatt 31.01.2009

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Gfp      090116
Besatzungspartner
16.01.2009

ABU DHABI/KABUL/BERLIN

(Eigener Bericht) – Zur Unterstützung der Besatzung Afghanistans will Berlin arabische Kräfte stärker nutzen. Vor wenigen Tagen legten Abgesandte Deutschlands und der Vereinigten Arabischen Emirate in Kabul den Grundstein für ein neues Polizeihauptquartier.

Zudem vereinbarten die Außenminister beider Länder den gemeinsamen Ausbau des Flughafens in Mazar-e-Sharif, der auch von der Bundeswehr genutzt wird.

–   Berlin wolle am Hindukusch künftig enger mit den Emiraten kooperieren, teilt der deutsche Außenminister mit. Die Unterstützung aus Abu Dhabi spart nicht nur Besatzungskosten ein, sondern verleiht den westlichen Aktivitäten ein arabisch-islamisches Gesicht;

o    das könne den Widerstand gegen die Besatzung schwächen, heißt es. Bereits beim Training irakischer Soldaten und der Aufrüstung Bagdads hatte die Bundesrepublik Mittlerdienste Abu Dhabis genutzt. Der Rückgriff auf die Emirate für die Besatzung Afghanistans offenbart ein Ziel der "Strategischen Partnerschaft", die Deutschland 2004 mit dem Golfstaat geschlossen hat.

Strategische Partnerschaft

Die "Strategische Partnerschaft" zwischen Deutschland und den Vereinigten Arabischen Emiraten war nach intensiven Vorarbeiten im April 2004 in Berlin geschlossen worden. "Die beiden Regierungen haben damit ihren Willen bekundet, in sämtlichen Bereichen der bilateralen Beziehungen eng zusammenzuarbeiten" [1], schreibt die deutsche Botschaft in Abu Dhabi über die Vereinbarung.

–   Tatsächlich profitiert Deutschland in hohem Maße von der "Partnerschaft", die von einer Vielzahl gegenseitiger Besuche von Regierungschefs und Ministern getragen wird. Rund 30 solcher Besuche verzeichnet die Statistik, seit im Oktober 2004 der damalige Kanzler Gerhard Schröder in Abu Dhabi und Dubai eintraf – als erster deutscher Regierungschef seit 1981.

–   Am vergangenen Montag kam Bundeskanzlerin Merkel in Berlin mit dem Kronprinz von Abu Dhabi, Scheich Mohammed Bin Zayed Al Nahyan, zusammen – bereits zum dritten Mal.

Großkunde

–   Der Aufwand zahlt sich aus. So haben die deutschen Exporte in die Vereinigten Arabischen Emirate in den vergangenen Jahren stark zugenommen. Die Scheichtümer vom Golf kauften 2007 in der Bundesrepublik Waren im Wert von fast sechs Milliarden Euro. Die Fluglinie Emirates gehört zu den Großkunden von Airbus, die Aufträge belaufen sich auf zweistellige Milliardensummen.

–   Dem steht keinerlei Abhängigkeit Deutschlands von emiratischen Waren gegenüber: Die deutschen Importe aus dem Land stagnieren bei im Vergleich recht geringen 400 Millionen Euro im Jahr.

–   Auch kulturell sucht Berlin die Emirate einseitig auf Deutschland zu orientieren – mit einem Gemeinschaftsbüro für die Golfstaaten, das das Goethe-Institut und der DAAD (Deutscher Akademischer Austauschdienst) in Abu Dhabi eingerichtet haben.[2] Nicht zuletzt enthält die "Partnerschaft" eine umfassende repressive Komponente: Polizei und Militär der Emirate werden von der Bundesrepublik trainiert und ausgerüstet.

NATO-Standards

–   Damit orientieren sich die Vereinigten Arabischen Emirate auch in Sachen Kriegführung und Rüstung an westlichen Standards. Die Kooperation ihrer Streitkräfte mit der Bundeswehr wurde bereits in den 1990er Jahren in die Wege geleitet und im Jahr 2005 mit dem "Vertrag über die Zusammenarbeit auf militärischem Gebiet" institutionalisiert (german-foreign-policy.com berichtete [3]). Begleitend tätigten die Emirate Rüstungskäufe. "Die Bedeutung der Bundesrepublik Deutschland als Waffenlieferant" für den Golfstaat war "bis Ende der 90er Jahre eher gering", resümieren Beobachter: Erst 2005 war das Land "nach Angaben der Bundesregierung der drittwichtigste Abnehmer deutscher Rüstungswaren außerhalb der NATO".[4] Auch 2007 standen die Emirate in der deutschen Rüstungsexportrangliste weit oben – mit Kriegsgerät im Wert von fast 70 Millionen Euro auf Rang sechs der Empfängerstaaten außerhalb von NATO und EU.[5]

Irak

–   In Sachen Repression waren die Emirate Berlin bereits mehrfach behilflich – bei Training und Ausrüstung von Polizei und Militär des irakischen Regimes. Noch vor dem Abschluss der "Strategischen Partnerschaft" war der damalige Bundesinnenminister Otto Schily im Januar 2004 an den Golf gereist, um über das dortige Training von 500 irakischen Polizisten zu verhandeln; die Ausbildung konnte vom Bundeskriminalamt binnen Jahresfrist abgeschlossen werden. Es folgten bislang drei Trainingsprogramme für irakisches Militär, die ebenfalls in den Emiraten abgewickelt wurden – von der Bundeswehr.[6] Die Zuarbeit für die Parteigänger der westlichen Besatzer im Irak wird in Berlin und in Abu Dhabi gleichermaßen als erfolgreich beurteilt.

Afghanistan

–   Auch in Afghanistan zieht Berlin die Vereinigten Arabischen Emirate zunehmend für Besatzungstätigkeiten heran. Am 11. Januar legten Abgesandte Deutschlands und der Emirate in Kabul den Grundstein für ein neues Hauptquartier der Bereitschaftspolizei (Afghan National Civil Order Police, ANCOP).

–   Der Bau wird fast paritätisch von beiden Seiten finanziert (Deutschland: 1,39 Millionen Euro, Vereinigte Arabische Emirate: 1,25 Millionen Euro). Das emiratische Innenministerium hat einen Vertreter in dem zukünftigen ANCOP-Hauptquartier installiert, der die dortige Arbeit beobachtet. ANCOP gilt als bedeutendes Element der Aufstandsbekämpfung am Hindukusch. Einen Tag später teilte der deutsche Außenminister mit, er habe sich mit seinem emiratischen Amtskollegen auf den gemeinsamen Ausbau des Flughafens in Mazar-e-Sharif geeinigt. Der Flughafen wird von der Bundeswehr genutzt, deren Aktionsradius mit dem Airport-Ausbau wächst. Weitere Projekte sollen folgen.[7] Die emiratische Unterstützung gilt nicht nur wegen ihrer finanziellen Komponente als erwünscht, sondern auch, weil sie der Besatzung ein arabisch-islamisches Gesicht verleiht und damit potenziellen Widerstand schwächt.

Bundesverdienstkreuz

Die Indienstnahme der Vereinigten Arabischen Emirate für Besatzungstätigkeiten in Afghanistan und im Irak offenbart einen Hauptzweck der "Strategischen Partnerschaft" aus dem Jahr 2004. Das Training von emiratischen Soldaten durch die Bundeswehr und die anhaltenden Rüstungskäufe in Deutschland, ganz nach NATO-Standards, lassen auch eine weitergehende Beteiligung des Golfstaats an Besatzung und Krieg nicht ausgeschlossen erscheinen. In Anerkennung der Anpassungsleistungen des Herrscherclans in Abu Dhabi hat Bundespräsident Horst Köhler jetzt dem stellvertretenden Premierminister des Landes, Sheikh Hamdan bin Zayed Al Nahyan, das Große Verdienstkreuz mit Stern und Schulterband verliehen. Wie der Botschafter der Bundesrepublik bei der Übergabe am 14. Dezember 2008 in Abu Dhabi erklärte, hat der Sheikh nicht nur an der Gründung, sondern auch am Ausbau der "Strategischen Partnerschaft" "entscheidenden Anteil".[8]

[1] Die Strategische Partnerschaft; www.abu-dhabi.diplo.de

[2] s. dazu Verbindungsbüro

[3] s. dazu Militärpartner am Golf

[4] Länderportrait Vereinigte Arabische Emirate; Bonn International Center for Conversion, Januar 2007

[5] Bericht der Bundesregierung über ihre Exportpolitik für konventionelle Rüstungsgüter im Jahre 2007

[6] s. dazu Großer Aufschwung, Eigennützige Waffenhilfe und Militärpartner am Golf

[7] Deutschland und Vereinigte Arabische Emirate rehabilitieren gemeinsam Flughafen in Masar-i-Sharif; Pressemitteilung des Auswärtigen Amts 12.01.2009

[8] Stv. Premierminister S.H. Sheikh Hamdan bin Zayed Al Nahyan erhält Bundesverdienstkreuz; www.abu-dhabi.diplo.de

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