Abu Mazen fissa il referendum Hamas: "È un colpo di Stato"

ISRAELE, MEDIO ORIENTE

REPUBBLICA Dom. 11/6/2006   A. S.

Il presidente ha annunciato che si terrà il 26 luglio la
consultazione sul "documento dei prigionieri"

Il piano implica di fatto il riconoscimento di Israele Haniyeh invita al
boicottaggio

GERUSALEMME – «Come capo del Comitato esecutivo
dell´Olp e presidente dell´Autorità palestinese ho deciso di esercitare il mio
diritto e il mio dovere costituzionale di tenere un referendum sul documento di
accordo nazionale». Mahmud Abbas (Abu Mazen) ha deciso di tirare dritto per
la sua strada senza lasciarsi intimidire dalle interferenze di Al Qaeda nè
dagli avvertimenti di Hamas e ieri, davanti a decine di giornalisti convocati
alla Muqata, ha annunciato che il referendum sul cosiddetto "documento dei
prigionieri" si terrà il 26 luglio.


La mossa del presidente palestinese va interpretata come un rilancio nel gioco
d´azzardo che lo vede contrapporsi al governo guidato dal leader di Hamas,
Ismail Haniyeh
, il quale appena 24 ore prima aveva fatto appello ad Abu
Mazen, «in nome dell´unità nazionale» a non lanciare il referendum. Oggi, la
risposta del movimento islamico è ancora più dura: la dichiarazione di Abu
Mazen, ha detto il portavoce Mushir al Masri, «è un colpo di Stato contro il
governo legittimamente eletto».
Lo scontro di potere che da due mesi divide i palestinesi e insanguina le
strade di Gaza (dove anche ieri i miliziani di Hamas, da un lato e le forze
fedeli ad Abu Mazen, dall´altro, si sono scambiati accuse e fucilate: un morto
e almeno quattro feriti), è destinato, dunque, a diventare sempre più aspro e
rischioso
. «Chiunque abbia annunciato il referendum – ha infatti aggiunto
al Masri – dovrà sopportare la responsabilità delle conseguenze che ne potranno
derivare».
Ma questo tipo di avvertimenti, non nuovi nel dibattito politico
interpalestinese di queste ultime settimane, non sembrano preoccupare Abu
Mazen. Il quale, in una lunga introduzione al comunicato sul referendum, letto
dal segretario della presidenza, Abd el Rahim Rahman, ha cercato di tacitare le
varie obiezioni sollevate da varie parti.
Fondamentalmente, facendo sua la proposta dei prigionieri e sottoponendola
al giudizio popolare, il presidente dell´Autorità palestinese ha voluto
rispondere al bisogno di "fare qualcosa" per rompere l´isolamento
internazionale in cui si sono ritrovati i palestinesi a causa
dell´intransigenza dimostrata da Hamas. «Nessuno più si preoccupa della nostra
causa e delle nostre tragedie. Possiamo restare a guardare?», s´è chiesto
.
Quanto alle obiezioni formali basate sul fatto che il referendum non è previsto
nella Carta costituzionale palestinese, Abu Mazen è ricorso al discutibile
argomento secondo cui «ciò che non è esplicitamente proibito, è ammesso». E,
poiché la decisione di convocare il referendum è stata criticata anche sul
piano religioso, sul quale Hamas, ovviamente si ritiene imbattibile, il vecchio
presidente ha citato un versetto del Corano che impone ai governanti il dovere
di «consultarsi su ogni questione».
Incurante dello sberleffo con cui il premier israeliano Ehud Olmert ha
commentato il referendum, «una cosa senza senso», nonostante l´interesse
dimostrato dagli Stati Uniti, Abu Mazen s´è detto convinto che, dovesse la
piattaforma dei prigionieri essere approvata, «il blocco economico» che sta
strangolando i palestinesi «immediatamente cesserà». E qui, forse, s´è
finalmente avvicinato alla sostanza del problema. Abu Mazen è ricorso
all´arma del referendum per mettere Hamas all´angolo e costringerla ad
accettare le condizioni poste dalla comunità internazionale (riconoscimento
d´Israele, rinuncia della violenza e del terrorismo, accettazione degli accordi
precedenti). Con il referendum sulla proposta dei prigionieri, elaborata
congiuntamente da alcuni importanti esponenti di Hamas e di Al Fatah ospiti
delle galere israeliane, nella quale si prevede la creazione di uno Stato
palestinese nei Territori occupati e a Gaza, a fianco dello Stato israeliano,
così implicitamente il diritto all´esistenza dello Stato erbaico, Abu Mazen
avrà, se mai verrà approvata la piattaforma, titolo a licenziare il governo di
Hamas senza provocare uno scandalo. O, per lo meno, così lui spera
.
Gli uomini del presidente si dicono fiduciosi che la stragrande maggioranza
delle popolazione risponderà sì alla domanda elementare: «Siete d´accordo con
il piano dei prigionieri»? Ma l´opinione sembra più variegata e, in ogni caso, i
trionfalistici sondaggi di questi giorni (si parla di un 77 per cento a favore
del "Sì") non tengono conto dell´ordine di boicottare la
consultazione che il premier Haniyeh ha già lanciato in un´intervista al
settimanale tedesco Der Spiegel
. Abu Mazen ha altresì annunciato che si
recherà a Gaza. Lo farà a suo rischio e pericolo perché non si vede più traccia
di quel «dialogo nazionale» che sembrava un buon escamotage per evitare lo
scontro. Anche se una qualche forma di negoziato sembra ancora aver luogo,
dietro le quinte. Ieri notte Abu Mazen e Haniyeh si sono incontrati per trovare
un punto di incontro. La trattativa, forse, continuerà anche oggi.

Leave a Reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.