A Londra è esplosa
la rabbia dei senza futuro
Le rivolte di Londra seguite all’uccisione di un uomo di colore da parte della polizia, divampate in numerosi quartieri della città e che si sono propagate a Birmingham, Liverpool, Bristol, Manchester e altre città, sono l’espressione di tensioni sociali esplosive, acuite dai comportamenti razzisti e persecutori della polizia e dal peggioramento delle condizioni dei giovani proletari, disoccupati a causa della crisi, e privati di ogni supporto dai tagli al bilancio, esclusi dalla possibilità di continuare gli studi dal triplicamento delle tasse universitarie. E già contro queste tasse a primavera si erano svolte agguerrite manifestazioni studentesche.
Le immagini delle rivolte mostrano l’odio covato da migliaia di giovani nei confronti della polizia, un sentimento che non nasce da motivazioni ideologiche ma è il prodotto di angherie subite quotidianamente (uno studio ha rivelato che un nero ha 26 volte le probabilità di un bianco di essere fermato per un controllo; in 40 anni nessun poliziotto è stato condannato per i morti in detenzione, che si succedono con cadenza settimanale 333 dal 1998).
Il primo ministro Cameron, come già Sarkozy per le banlieue, blatera di criminalità pura e semplice, e promette una dura repressione, mobilitando 16 mila poliziotti solo a Londra. Mentre scriviamo vengono schierati gli autoblindo nelle strade. Già sono state arrestate quasi un migliaio di persone. Altri manifestanti sono stati uccisi negli scontri con la polizia. Vogliono ridurre un problema sociale a un problema di ordine pubblico. Non vogliono riconoscere che è la società nella quale è garantita la libertà di sfruttamento che produce insanabili contraddizioni sociali che minano il dominio della borghesia. Non si tratta di bande di criminali, anche se i bassifondi di questa società non possono che generare il crimine, spesso come manovalanza.
Perfino i saccheggi dei negozi (coi giovani in coda ordinata per l’i-pad) esprimono in generale la rabbia sociale dei nullatenenti per la crescente disuguaglianza acuita dalla crisi (il 10% più ricco è 100 volte più ricco del 10% più povero), per l’esclusione dai consumi di massa e la mancanza di ogni prospettiva per ampi strati giovanili. Ben più distruttivo è il saccheggio all’ingrosso dei signori della finanza (di cui Londra è la capitale mondiale) che in questi giorni hanno provocato nuovi crolli delle borse fuggendo con bottini milionari.
Come nelle banlieue di Parigi, i giovani dei quartieri di Tottenham, Hackney, Clapham, Croydon, Enfield e Peckham non hanno un programma, un’organizzazione e neppure la piena consapevolezza delle cause della propria condizione, della necessità di rovesciare il capitalismo per liberare gran parte dell’umanità. Ma da queste rivolte rabbiose, dallo scontro con la forza repressiva dello Stato, può nascere la consapevolezza che l’attuale marcio sistema, ed il suo carico di morte e di sfruttamento, possono essere abbattuti, per lasciare posto ad una società di liberi ed eguali.
I comunisti devono saper riconoscere anche in queste manifestazioni uno spezzone del "movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti", come in tutte quelle che rompono la fittizia pace sociale oggi imperante. Solo se si saprà collegare la sacrosanta rabbia degli oppressi all’esperienza storica ed alla coscienza del movimento comunista, si potrà trasformarla in coerente azione anticapitalistica.
Comunisti per l’organizzazione di classe
Combat e Unità Comunista