L’AFGHANISTAN RISCHIOSO PER LE TRUPPE ISAF COME NON MAI/LE TRUPPE TEDESCHE HANNO MANDATO DI ATTACCARE DI PIÙ IN AFGHANISTAN

Afghanistan, Germania, potenze
Wsws 090706

Le truppe tedesche hanno mandato di attaccare di più in Afghanistan

●    Le modificazioni delle funzioni e della composizione della missione ISAF rivelano il carattere imperialistico che essa aveva già dagli esordi:

o   l’area interessata è di grande importanza strategica: si trova tra l’Oceano indiano e il Centro Asia ricco di gas e petrolio, è nei pressi di Cina, India, Pakistan ed Iran, potenze in ascesa.

o   Gli Usa hanno sempre considerato il controllo dell’Afghanistan imprescindibile per preservare la propria posizione di potenza, e per questo armarono e finanziarono la rivolta afghana contro i sovietici; la Germania vuole essere della partita per le stesse ragioni (questo significava la dichiarazione dell’ex ministro tedesco Difesa, Peter Struck, “la Germania si difende nell’Hindu Kush”.

o   La Germania ha con 3600 soldati il 3° maggior contingente ISAF USA e GB.

●    La recente morte di 3 soldati tedeschi nel Kundus (il totale dei caduti tedeschi è di 35) ha riaperto il dibattito sull’opportunità di continuare a tacere che in Afghanistan la Bundeswehr è in guerra.

o   occorre preparare psicologicamente i soldati tedeschi al compito di uccidere gli afghani, guardando ogni civile come un possibile terrorista;

o   come pure l’opinione pubblica a non scandalizzarsi di fronte alle accuse di torture delle forze speciali tedesche (cfr. Murnaz caso scoppiato nel 2006), occorre abituarla alla brutalità della guerra.

●    Il ministro tedesco della Difesa, Jung, ha comunicato che d’ora in avanti i soldati tedeschi possono usare le armi in modo più offensivo; Jung non usa il termine guerra, ma solo “missione di combattimento”.

o   Secondo fonti militari finora i tedeschi dovevano solo difendersi, mentre ora devono combattere attivamente;

o   il rappresentante SPD per la Difesa: si deve consentire l’uso preventivo della forza contro terroristi potenziali.

o   Il governo ha paura di ammettere pubblicamente che si deve pagare un alto prezzo per la pace la libertà e la sicurezza (Wolffsohn, della National Army University, di Monaco).

●    Il capogruppo SPD, Peter Struck ha parlato di “guerra contro i talebani”, criticando la cancelliera Merkel di non avere il coraggio di sostenere la guerra di fronte al pubblico tedesco.

o   Data l’opposizione popolare alla missione militare tedesca in Afghanistan (da un recente sondaggio 2/3 dei tedeschi è contrario) si è cercato di presentare ISAF come missione di pace o operazione di stabilizzazione,  diversamente dalla americana OEF (Operation Enduring Freedom)

o   Impossibile nella pratica fare ancora distinzioni tra le due operazioni militari: La Foundation for Science and Politics, consulente del parlamento tedesco: «Dal 2006 ISAF si è trasformata da operazione di stabilizzazione ad una operazione che ha come obiettivo principale quello di combattere la ribellione in tutto l’Afghanistan».

o   Dal 2004 al 2006 si è andata allargando la portata dell’operazione ISAF che ora riguarda tutto il paese e non più solo Kabul; diversamente dal mandato originale, ora i soldati ISAF possono combattere contro i ribelli e chiedere l’aiuto delle truppe OEF. 

o   Il numero dei soldati ISAF è passato da 5600 (2003) a 10 000 (2005), 30 000 (2007) e 50 000 (2008). Solo 10 000 soldati OEF appoggiano i 50 000 ISAF.

o   L’aumento delle truppe degli occupanti è la risposta alla forte crescita della resistenza (da 5 attacchi suicidi nel 2001-2004, a 131 nel 2007; da 755 scontri armati nel 2005 a circa 8000 nel 2008; le vittime: registrati circa 8 000 morti afghani nel 2007, di cui oltre 1500 civili; secondo gli esperti sono stati uccisi più civili dai soldati ISAF che da quelli OEF.)

 
 
Die Welt        090624/29

Afghanistan – La difficile disputa sul concetto di guerra/  Stefanie Bolzen Missione in Hindukush – Struck prevede che la Bundeswehr rimanga dieci anni in Afghanistan

–  Aperto in Germania il dibattito sulla strategia per l’Afghanistan, dove il conflitto sta intensificandosi; 3700 i soldati tedeschi in Afghanistan, finora sono 35 i caduti:

●    La CSU (cristiano-sociali) chiede una ritirata ordinata, «non un giorno di più del necessario»  (Peter Ramsauer, presidente deputati CSU), una ritirata graduale come quella dal Kosovo.

●    Per una “strategia di ritirata” anche il capogruppo dei Verdi, Hans-Christian Ströble, “guerra senza senso e senza soluzione”

●    Il capogruppo SPD (socialdemocratici) ed ex ministro Difesa, Peter Struck, prevede che le forze armate tedesche non potranno ritirarsi prima di 10 anni; non vede motivi per andarsene, i 30 soldati tedeschi caduti sarebbero morti per nulla.

●    Struck accusa indirettamente la cancelliera Merkel di essere responsabile del scarso sostegno pubblico alla missione: la Bundeswehr è in guerra contro terrorismo e talebani, e perciò possono essere uccisi soldati tedeschi e ribelli, «La Merkel deve dire chiaramente che i soldati in Afghanistan rischiano la vita quotidianamente, perché ce li abbiamo mandati noi».

●    Posizione uguale quella dell’Associazione della Bundeswehr, il suo presidente: la nostra missione in Afghanistan non è compresa dalla società tedesca; tocca a chi l’ha decisa, il parlamento, non permettere che vi sia alcuna incomprensione … 

●    Da un sondaggio Forsa di marzo il 58% degli interrogati si è detto per la ritirata; il 36% per rimanere in Hindukush.

●    Struck è favorevole ad un dialogo con le forze moderate dei talebani.

●    Il portavoce della missione Isaf, Richard Blanchette, parla di un “contesto di tipo bellico”; «diciamo che stiamo conducendo una guerra contro i ribelli», il concetto di “guerra” in un contesto politico è per ò un’altra cosa.

●    Per il ministro Difesa (CDU), Jung, la Bundeswehr non è in guerra, nonostante le recenti perdite, e il bilancio della missione militare tedesca in Afghanistan è positivo; ora il paese ha la possibilità di vivere nell’agiatezza ed in pace; ci sono oggi 6,2 mn. di studenti, di cui il 40% femmine; oltre 8 mn. hanno il telefonino, ospedali, asili, strade, ponti. Cinque milioni di profughi sono tornati in Afghanistan. Diminuita anche la mortalità infantile.

●    Jung: ci vuole maggiore durezza, combatteremo chi ci attacca.

●    Gernot Erler, ministro senza portafoglio agli Esteri, SPD: tragica la morte di 3 soldati tedeschi, ma purtroppo fanno parte della realtà in Afghanistan; no ad un cambiamento della strategia.

– Il vescovo militare evangelico, Dutzmann, chiede una strategia e un calendario per la ritirata della Bundeswehr, spiegare meglio quale è il compito da assolvere in Afghanistan per poter far tornare a casa i nostri soldati e aprire su questo un dibattito pubblico. Giuridicamente non siamo in guerra, ma i soldati vivono una guerra.
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DIE WELT      090716

Soldati morti – L’Afghanistan rischioso per le truppe Isaf come non mai

– Dall’inizio della guerra in Afghanistan, a metà luglio corrente si registra le maggiori perdite/mese per il contingente internazionale, 46 soldati caduti di cui 24 americani (con una media di 3 al giorno), pari al totale dei morti complessivi di giugno ed agosto 2008, finora i più mortali; i talebani si sono organizzati meglio e più radicalizzati.

– Ad inizio luglio USA e GB hanno lanciato una grande offensiva con 4 000 soldati nella provincia meridionale di Helmand; preoccupano gli alleati la regione del Kundus (Nord) e di Baghdis e Farah nell’Ovest. La maggior parte dei 3700 soldati tedeschi in Afghanistan è nel Kundus.

– 57 000 i soldati americani in Hindukutsch, per fine anno previsti a 68 000.

Nei prossimi 18 mesi esercito e polizia afghani dovrebbero avere un ruolo maggiore.

Wsws 090706
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Published by the International Committee of the Fourth International (ICFI)

German military to engage more offensively in Afghanistan

By Marius Heuser
6 July 2009

–   The poet and dramatist Bertolt Brecht once spoke of “the necessity of propaganda” to convince people “That the creation of an army is an act of peace / Every new tank is a dove of peace / And each new regiment further evidence / Of the love of peace”. But according to Brecht, propaganda reaches the limit of its effectiveness when it appears too blatantly opposed to reality and the experience of its victims.

–   The German military’s “peace mission” in Afghanistan has reached such a limit. The recent deaths of three German soldiers has renewed controversy about how much longer it can be kept silent that the German army in the Hindu Kush is waging a war. On July 23, three soldiers lost their lives in an exchange of fire with insurgents in the Kundus region of northern Afghanistan. This brought to 35 the number of losses suffered by the German army during the Afghanistan deployment.

–   Defence Minister Franz Josef Jung reacted by announcing that, in future, German soldiers would be allowed to employ their weapons more offensively: “Whoever attacks us will face a fight and the German army knows how to respond.”

o    According to army sources, German soldiers have so far been restrained from reacting defensively in dangerous situations. However, they will now be expected to actively pursue combat with the enemies of the occupation troops.

o    Rainer Arnold, defence spokesman for the SPD (Social Democratic Party), has called for the soldiers’ official code of conduct to be extended to allow for the preventative use of force against potential terrorists.

–   While Jung avoids using the word “war,” despite adhering to the expression “combat mission,” other politicians have demanded that the rhetoric should conform to conditions on the ground. Michael Wolffsohn from the National Army University in Munich said on MDR Radio that the government was afraid to declare, “that a high price has to be paid for peace, freedom and security. The population hasn’t yet got used to this fact and that seems to be why politicians behave as they do.”

–   Ulrich Kirsch, head of the Military Veterans Association, is adamant about the nature of the Afghanistan deployment. He told SW Radio: “When you consider that they’re in an operation where they face death and injury, where they themselves have to kill people, then you can only conclude that they are already in a war.”

–   Peter Struck, leader of the SPD parliamentary fraction, also spoke of a “war against the Taliban.” At the same time, he criticised Chancellor Angela Merkel for not doing enough to encourage support for the war among the German people.

–   Due to widespread opposition—recent polls reveal that over two thirds of the population reject the engagement of the German army in Afghanistan—an attempt was made for a long time to sell the deployment of troops as “a peace mission” or “a stabilisation operation.” It was stressed that the operation of the ISAF (International Security Assistance Force, to which German troops are mostly assigned) is not committed to “fighting opposing military forces” as is the American OEF (Operation Enduring Freedom), but principally to “maintaining security.” Significant sections of the political establishment now want to put an end to this restrictive provision.

–   In reality, it is no longer possible to distinguish between these military operations in Afghanistan. The Foundation for Science and Politics, which counsels the federal parliament, stated last year: “Since 2006, the ISAF mission has changed from a purely stabilising operation to one whose main aim is to combat rebellion throughout Afghanistan.”

–   Between the years 2004 and 2006, the scope of the ISAF operation was systematically expanded. At first restricted to the capital city of Kabul, it now covers the whole country. Moreover, the claim that the ISAF mandate, in contrast to the OEF mandate, prohibits engaging “terrorists” in combat does not hold up upon closer inspection. ISAF soldiers are also deployed to fight “insurgents” and can request the support of OEF troops to do so.

–   When the area of deployment was extended, troop strength was also greatly increased. Over the years, the ISAF quota rose from 5,600 soldiers (2003) to 10,000 (2005) and 30,000 (2007), and finally to more than 50,000 combat troops in 2008.

–   The focus of the military operation in Afghanistan has thus changed significantly, because only about 10,000 OEF troops are supporting the 50,000 ISAF soldiers.

–   In view of this change in the composition of troops, the ISAF deployment is reflecting with increasing transparency the true character of the war in Afghanistan. Despite all propaganda to the contrary, it has been a war in pursuit of imperialist objectives from the very beginning. Because of its geographical location, the country bordering the Hindu Kush is of great strategic significance. It lies between the Indian Ocean and the oil and gas rich region of Central Asia, as well as being near or directly adjacent to a number of rapidly advancing powers: China, India, Pakistan and Iran.

–   For a long time, the United States has therefore regarded domination of Afghanistan as essential for the preservation of its world power status. War plans were already drawn up by the time the attacks of September 11, 2001 provided the official reason for launching the invasion. For years previously, the US had armed and financed the Afghan revolt against the Soviet army. For its part, the German army is in Afghanistan because Germany refuses to be left out of the new imperialist drive to carve up the world. This is what former defence minister Peter Struck meant when he said that Germany is being defended in the Hindu Kush.

–   The enormous increase in the number of troops has been due to the growth of resistance to the occupation and has, itself, contributed to an escalation of the conflict. According to the Militarization Information Post (IMI), suicide attacks rose from 5 (2001-2004) to 17 (2005), and then to 123 (2006) and finally 131 (2007). Armed encounters increased from 1,755 (2005) to 3,589 (2006) and 6,000 (2007) to around 8,000 in 2008.

–   The number of casualties rose correspondingly. In 2007 about 8,000 Afghans died, of whom more than 1,500 were civilians (although the number of unrecorded cases is much higher). Experts believe that more civilians have been killed by ISAF soldiers than by OEF troops.

–   The German army is fully supporting NATO’s change of strategy by engaging more aggressively with the enemy. It contributes 3,600 troops to the ISAF, the third largest quota after the US and Britain.

The troops’ presence can no longer be sold to the soldiers in Afghanistan or to the population in Germany as a humanitarian operation. Reinhold Robbe, the ombudsman for the armed forces in the federal parliament, summed up the mood of the troops. The soldiers had told him: “We’re not building bridges or sinking wells here. We’re waging war.” Hardly a day passes without army patrols coming under attack from Kalashnikovs and bazookas.

–   War has its own logic. If German soldiers are to kill local Afghans who are defending themselves against the occupation—and if they have to see every civilian as a potential terrorist—they have to be psychologically prepared. They cannot be urged into an “offensive against an insurgency” if they are simultaneously told they are on a “peace mission.”

–   Similarly, the German public will no longer be horrified by accusations of torture, carried out by the German KSK (Special Commando Forces) in Afghanistan, as it was by the charges of the former Guantánamo prisoner, Murat Kurnaz. The macabre treatment of victims, meted out by German soldiers, can no longer be allowed to arouse scandal, as happened in the autumn of 2006. Nor can investigations any longer be permitted to drag on month after month in order to establish the innocence or guilt of German soldiers, charged with shooting civilians, as was the case last August. The public must be made to accustom itself to the brutality of war.

–   This is the aim of both the discussion about a new code of conduct for German soldiers, which takes account of “the changed situation in Afghanistan,” and the demand made by Defence Minister Jung for the establishment of at least one public prosecutor’s office, concentrating on ISAF soldiers and sensitive to their special standing. In practice this will amount to a get-out-of-jail-free pass for the military.

–   To the extent that rhetoric concerning a peace mission is to be discarded, another kind of propaganda will have to take its place. This is the reason behind the revival of the German army’s cult of heroes. Last October, the defence minister referred to soldiers killed in service as “the fallen.” Around this time, a foundation stone for the first “memorial to the German army” was laid. This will serve to commemorate members of the national army, who “lost their lives in the course of fulfilling their duties for the Federal Republic of Germany.”

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Die Welt          090629

Einsatz am Hindukusch – Struck sieht Bundeswehr zehn Jahre in Afghanistan

28. Juni 2009, 15:17 Uhr

–   Die zunehmende Gewalt in Afghanistan hat eine Debatte über die richtige Strategie entfacht. Die CSU fordert einen geordneten Rückzug der Bundeswehr. Nach Meinung von SPD-Fraktionschef Peter Struck könnte es noch zehn Jahre dauern, bis die Armee das Land verlassen kann.

Handout picture of Bundeswehr soldiers standing next to coffins of killed German soldiers upon arrival in Leipzig

SPD-Fraktionschef Peter Struck sieht auf absehbare Zeit keine Möglichkeit für eine Beendigung des Afghanistan-Einsatzes.

 „Ich befürchte, dass kann noch zehn Jahre dauern“, sagte der ehemalige Verteidigungsminister. Dagegen plädierte die CSU für die Festlegung einer Ausstiegs-Strategie.

–   Zwar müsse die Erwartung an den Afghanistan-Einsatz deutlich heruntergefahren werden, sagte Struck dem „Spiegel". „Ich sehe aber keinen Grund, jetzt aufzugeben und zu sagen: Es tut mir leid, die über 30 deutschen Soldaten sind leider umsonst gestorben, wir gehen raus.“

–   Struck warf Bundeskanzlerin Angela Merkel indirekt vor, für die mangelnde Unterstützung des Einsatzes in der Öffentlichkeit verantwortlich zu sein. „Frau Merkel muss klarstellen, dass die Soldaten in Afghanistan jeden Tag ihr Leben riskieren, weil wir sie dorthin geschickt haben.“

–   Der Vorsitzende der CSU-Abgeordneten im Bundestag, Peter Ramsauer, forderte eine „Exit“-Strategie. Die Soldaten sollten „nicht einen Tag länger in Afghanistan bleiben, als unbedingt nötig“, sagte er der „Bild am Sonntag“. Der stufenweise Rückzug der Bundeswehr aus dem Kosovo könne als Vorbild dienen.

–   Struck plädierte auch erneut für einen Dialog mit gemäßigten Kräften innerhalb des Lagers der radikalislamischen Taliban. „Wir müssen alle einbeziehen, jedenfalls die gemäßigten Taliban“, sagte er.

–   Inzwischen sind die toten Soldaten in Deutschland eingetroffen. An Bord eines Luftwaffen-Airbus sind die Särge mit den drei Deutschen in Leipzig eingetroffen. Zuvor hatten die Soldaten des Regionalen Wiederaufbauteams (PRT) im Feldlager Kundus in einer Trauerzeremonie Abschied von ihren gefallenen Kameraden genommen.

Anschließend wurden die Särge zum Flughafen Kundus gebracht, von wo sie über Usbekistan nach Deutschland geflogen wurden. Am vergangenen Dienstag waren die drei Soldaten aus Ostdeutschland nach einem Feuergefecht mit den Taliban ums Leben gekommen. Die Männer stürzten in der Nähe von Kundus bei einem Ausweichmanöver mit ihrem Transportpanzer vom Typ „Fuchs“ in einen Wassergraben und starben.

Der gefährliche Auftrag der Bundeswehr

Für sie wird es am kommenden Donnerstag im thüringischen Bad Salzungen eine zentrale Trauerfeier geben. Vor der Trauerfeier werden Verteidigungsminister Franz Josef Jung (CDU) und der Bundeswehr-Generalinspekteur Wolfgang Schneiderhan zu einem Gespräch mit den Angehörigen zusammentreffen und ihre Anteilnahme ausdrücken, teilte die Bundeswehr mit.

–   Mit dem jüngsten Vorfall sind bislang 35 deutsche Soldaten in Afghanistan bei Anschlägen, Gefechten, Unfällen und Unglücken ums Leben gekommen. Insgesamt sind am Hindukusch rund 3700 deutsche Soldaten stationiert.

–   Verteidigungsminister Jung zog trotz der jüngsten Todesfälle eine positive Zwischenbilanz des Bundeswehreinsatzes in Afghanistan. „Trotz der schwierigen, aber im Wesentlichen auf Kundus begrenzten Lage sollten wir unsere Erfolge nicht vergessen“, sagte Jung der Zeitschrift „Super Illu“. Für das ganze Land bestehe jetzt „die Chance auf Wohlstand in Frieden“. So gebe es heute „6,2 Millionen Schüler, davon 40 Prozent Mädchen, über acht Millionen Handy-Nutzer, außerdem Krankenhäuser, Kindergärten, Straßen, Brücken“. Fünf Millionen Flüchtlinge seien inzwischen wieder nach Afghanistan zurückgekehrt. Auch die Kindersterblichkeitsrate sei zurückgegangen.

–   Jung blieb bei seiner Haltung, dass sich die Bundeswehr trotz schmerzlicher Verluste „nicht im Krieg“ befinde. „Die Diskussion um diesen Begriff führt uns in die Irre, sie verstellt den Blick auf das Wesentliche.“ Es gehe darum, „unseren Plan durchzusetzen, nämlich zivilen Aufbau und militärische Sicherheit parallel zu betreiben“. Das große Ziel des Einsatzes sei, „die Afghanen in die Lage zu versetzen, selbst für ihre Sicherheit sorgen zu können“.

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Die welt           090624

Afghanistan – Das schwere Wortgefecht um den Begriff Krieg

 Von Stefanie Bolzen 24. Juni 2009, 16:51 Uhr

–   Obwohl drei deutsche Soldaten getötet wurden, mag Verteidigungsminister Franz Josef Jung nicht von einem Kriegseinsatz in Afghanistan reden. SPD-Fraktionschef Peter Struck hingegen spricht von Krieg, der Bundeswehrverband auch und bedauert, dass sich die Deutschen der Einsicht in diese Wahrheit verweigerten.

Kinderdienst: Was machen deutsche Soldaten in Afghanistan?

Nach dem Tod von drei weiteren deutschen Soldaten ist die Debatte über die Strategie der Bundeswehr in Afghanistan neu entbrannt. Verteidigungsminister Franz Josef Jung (CDU) kündigte eine härtere Gangart der Bundeswehr in Afghanistan an. „Wer uns angreift, der wird auch bekämpft. Die Bundeswehr hat dafür die notwendigen Antworten“, sagte Jung am Mittwoch im ARD-„Morgenmagazin“. Von einem Krieg will Jung aber weiterhin nicht sprechen. „Wir würden aus meiner Sicht, wenn wir nur über Krieg sprechen, uns nur auf das Militärische konzentrieren. Und genau das wäre der Fehler“, sagte Jung.

–   Zu einer anderen Einschätzung kam der frühere Verteidigungsminister Peter Struck. Der SPD-Politiker forderte deutliche Worte von Bundeskanzlerin Angela Merkel zum Afghanistan-Einsatz. Merkel müsse den Menschen klar sagen, dass sich die Bundeswehr in einem Krieg gegen den Terrorismus und die Taliban befinde und dass dabei deutsche Soldaten und Aufständische getötet werden könnten.

–   Auch der er Wehrbeauftragte Reinhold Robbe sagte, er könne nachvollziehen, wenn die Soldaten von einem „kriegsähnlichen Zustand“ sprächen. Ebenso äußerte sich der Vorsitzende des Deutschen Bundeswehrverbandes, Ulrich Kirsch: „Unsere Soldatinnen und Soldaten befinden sich nach ihrem Empfinden und dem Gefühl vor Ort im Krieg.“ Er forderte Konsequenzen des Bundestages: „Unser Einsatz in Afghanistan ist in der deutschen Gesellschaft nicht angekommen.“ Es sei daher „Aufgabe des Auftraggebers, also des Parlamentes, keine wahrnehmungsfreien Zonen in Deutschland zuzulassen“.

Der gefährliche Auftrag der Bundeswehr

–   Auch Isaf-Sprecher Richard Blanchette sprach von einem „kriegsähnlichen Kontext“. „Als ein Soldat, der beschossen wird, der seinen Kameraden Deckung geben muss, für den ist es natürlich, das als Krieg zu bezeichnen“, sagte Blanchette WELT ONLINE. „Wir sagen, dass wir ‚einen Krieg gegen Aufständische führen‘.“ Der Begriff „Krieg“ in einem politischen Kontext sei aber etwas anderes. „Wir hoffen sehr, dass Deutschland weiter in Afghanistan engagiert bleibt“, sagte Blanchette weiter. Der Norden sei ein Beispiel dafür, wie viel Entwicklung einer besseren Sicherheitslage folgen könne.

–   Gestern waren drei Bundeswehrsoldaten bei einem Feuergefecht mit Aufständischen ums Leben gekommen. Sie starben, nachdem ihr Transportpanzer angegriffen und bei einem Ausweichmanöver in einen Wassergraben gefallen war. Bei den Toten handelt es sich um drei Männer aus Brandenburg, Sachsen-Anhalt und Thüringen, die zwischen 21 und 23 Jahren alt waren.

–   Der evangelische Militärbischof Martin Dutzmann forderte ein Ausstiegsszenario für die Bundeswehr. „Die Bundesregierung muss deutlicher als bisher sagen, was in Afghanistan erfüllt sein muss, damit die Soldaten wieder nach Hause kommen“, sagte Dutzmann dem EPD. Auch müsse ein zeitlicher Rahmen festgelegt werden, erklärte der Militärbischof der Evangelischen Kirche in Deutschland (EKD). Nach Auffassung von Dutzmann ist zudem eine öffentliche Diskussion über den Auftrag der Bundeswehr bei Auslandseinsätzen notwendig.

–   Die Bundeswehr befinde sich zwar nach dem Völkerrecht nicht im Krieg, sagte Dutzmann weiter. „Was die Soldaten aber erleben, ist Krieg“, betonte der Militärbischof.

–   Der Staatsminister im Auswärtigen Amt, Gernot Erler (SPD), wies Überlegungen für eine veränderte Afghanistan-Strategie ebenfalls zurück. „Der Einsatz ist richtig.“ Fälle wie der der drei deutschen Soldaten seien „tragisch. Aber sie gehören leider derzeit zur Realität in Afghanistan“, sagte Erler.

–   Dagegen forderte der Grünen-Fraktionsvize Hans-Christian Ströbele im Sender n-tv eine „Exit-Strategie“ für die Bundeswehr: Der „sinn- und endlose Krieg“ dort müsse beendet werden. Ströbele fügte hinzu: „Wir können doch jetzt nicht fünf oder zehn Jahre so weitermachen und uns dann noch mal hinsetzen und feststellen, dass wir den Krieg nicht gewonnen haben und man ihn ja auch gar nicht gewinnen kann, wie die Militärs mittlerweile selbst einräumen.“

–   Die deutsche Bevölkerung lehnt in Umfragen den Einsatz in Afghanistan immer wieder mehrheitlich ab. So sprachen sich in einer im März veröffentlichten Forsa-Umfrage 58 Prozent der Befragten für einen Rückzug der Bundeswehr aus; 36 Prozent votierten für einen Verbleib am Hindukusch.

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Die Welt          090716

Getötete Soldaten – Afghanistan für Isaf-Truppen so gefährlich wie nie

16. Juli 2009, 12:20 Uhr

–   Der Juli ist schon jetzt der Monat mit den größten Verlusten für die internationalen Truppen in Afghanistan seit Kriegsbeginn. Die radikalislamischen Taliban sind brutaler geworden und haben sich gleichzeitig besser organisiert. Der Generalstabschef der US-Armee erwartet "sehr schwierige Kämpfe".

Der gefährliche Auftrag der Bundeswehr

–   Bis Mitte des Monats wurden in Afghanistan mindestens 46 Soldaten getötet, das sind so viele wie in den jeweils gesamten bisher tödlichsten Monaten Juni und August 2008. Unter den Todesopfern sind 24 US-Soldaten. Im Schnitt starben drei Soldaten pro Tag.

–   Das Verteidigungsministerium in Washington räumte ein, die USA hätten „in besorgniserregendem Tempo“ Soldaten in Afghanistan verloren. Zurzeit sind rund 57.000 US-Soldaten am Hindukusch stationiert. Das Weiße Haus will ihre Zahl bis Ende des Jahres auf mindestens 68.000 aufstocken.

–   Für den Generalstabschef der US-Armee, Michael Mullen, stehen den ausländischen Truppen in Afghanistan „sehr schwierige Kämpfe“ bevor. Die radikalislamischen Taliban seien in den vergangenen Jahren brutaler geworden und hätten sich gleichzeitig besser organisiert, sagte Mullen im arabischen Programm des britischen Fernsehsenders BBC. In den kommenden zwölf bis 18 Monaten müssten die ausländischen Truppen daher damit beginnen, „das Blatt zu wenden“, sagte der Admiral. Dabei spiele auch die Ausbildung der afghanischen Armee und Polizei eine große Rolle. Denn letztlich müssten die Afghanen die Taliban selbst „hinauswerfen“, sagte Mullen.

–   Anfang Juli starteten die US-Streitkräfte und britische Truppen eine Großoffensive in der südlichen Unruheprovinz Helmand, um Hochburgen der Taliban unter ihre Kontrolle zu bringen. Mit 4000 Soldaten stünden dort genug Truppen zur Verfügung, um eroberte Regionen zu halten, sagte Mullen. Grundsätzlich habe die Operation in Helmand aber gerade erst begonnen.

–   Vor allem die Region Kundus im Norden sowie Baghdis und Farah im Westen böten Anlass zur Sorge, meint US-General Stanley McChrystal, der Mitte Juni das Kommando über die Isaf übernommen hat. In Kundus sind die meisten der 3700 in Afghanistan eingesetzten deutschen Soldaten stationiert. Sie wurden in jüngster Zeit verstärkt Ziel von Anschlägen und Angriffen. Erst Ende Juni waren drei deutsche Soldaten nahe Kundus getötet worden.

Reuters

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