ERDOGAN E I GENERALI

Guido
Olimpio

 


I generali turchi premono sul governo islamico e si
presentano alla UE come garanti contro l’integralismo islamico in un momento in
cui la violenza integralista ha una recrudescenza.


Lo strano dirottamento aereo di Brindisi sarebbe stato
archiviato rapidamente se non avesse coinvolto la Turchia. Specie in questa
fase. A parte le ovvie preoccupazioni per la visita del Pontefice, l’episodio
si inserisce in un momento politico delicato e riporta alla memoria vecchi
intrighi.
La Turchia ha vissuto anni di manovre torbide con misteriosi rapporti tra 007,
integralisti, estremisti di destra, narcotrafficanti. Un contropotere capace di
organizzare manovre destabilizzanti o di creare diversivi.
La realtà ora è cambiata, ma la Turchia, con frequenza ciclica, soffre di
sbalzi di tensione, dovuti a problemi cronici e nuove realtà. L’ultimo scontro
è di appena tre giorni fa. Con un pronunciamento che ha destato grande emozione
il capo di Stato maggiore turco, generale Yashar Buyukanit, ha affermato: «Il
fondamentalismo islamico sta minacciando sempre di più il secolarismo in
Turchia e bisogna prendere urgentemente qualsiasi provvedimento atto a
fermarlo»
.

Un monito subito sottoscritto da altri generali e soprattutto dal presidente
della Repubblica Ahmed Sezer pronto a denunciare «la minaccia reazionaria».
Due i destinatari del messaggio. Il primo è l’Unione Europea, alla quale gli
ufficiali si presentano come custodi del laicismo e come formidabile baluardo
contro gli estremisti. Al tempo stesso i generali tradiscono il timore che l’Ue
possa alla lunga limitare il loro potere
. Infatti il pronunciamento è
coinciso con la visita del Commissario europeo che segue il dossier
dell’allargamento, Olli Rehn, che ha ribadito: «Le forze armate devono essere
sottomesse al potere civile». Affermazione che può sembrare scontata, ma non lo
è in Turchia, dove i militari hanno una lunga tradizione di coinvolgimento
negli affari politici con ben tre colpi di Stato tra il 1960 e il 1980.
Il secondo messaggio è rivolto al premier Recep Tayyip Erdogan, esponente
del partito islamico Akp, accusato di favorire la deriva integralista. Un
attacco — aggiungono gli osservatori — motivato anche dalle prossime elezioni
presidenziali
.
I generali da un lato appoggiano l’ingresso nell’Ue, ma dall’altro pretendono
di continuare ad avere un ruolo di perno. La sferzata degli ufficiali ha colto
il premier in missione negli Stati Uniti. Dunque su una scena diplomatica
delicata. Ed Erdogan ha reagito negando l’esistenza di qualsiasi minaccia da
parte dei fondamentalisti. Quando un giornalista gli ha chiesto se la
Turchia si può svegliare un mattino sotto il rombo dei tank —ossia un golpe —il
premier ha ostentato sicurezza. «Sono cose del passato, stiamo negoziando
l’ingresso nell’Unione»
.
Dichiarazioni che non possono però nascondere la gravità del confronto. Anche
perché la situazione dell’ordine pubblico è peggiorata negli ultimi mesi. Un
paio di complotti qaedisti sventati, l’assassinio di un sacerdote italiano per
mano di un integralista, la stagione delle bombe dei separatisti curdi con un
pesante bilancio di vittime. Violenza individuale e di gruppo che ha riproposto
la necessità di sicurezza, rafforzata dal lento avvicinamento all’Europa. Ed è
in questo quadro che i generali vogliono rigiocare la solita carta dei
difensori dello Stato nel solco tracciato da Kemal Atatürk, il padre della
Turchia moderna
.

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